Strauss-Kahn, doppia vittima: sia del sistema, sia del fango
La verità su Dominique Strauss Kahn? E' stato fatto fuori dalla casta. E' stato fatto fuori dal fango che, copiosamente, gli è stato gettato addoso da quando, lo scorso 14 maggio, la cameriera del Sofitel di Manhattan lo accusò di stupro. Peccato che l'ormai ex presidente del Fondo monetario internazionale sia stato liberato. Quelle della cameriera? Tutte balle, secondo la procura di New York che si appresta anche a restiturgli, intermente, la cauzione da un milione di dollari. Chiuso il cerchio - Intanto, maliziosamente, si può pensare che il cerchio - putacaso proprio in un hotel francese della Grande Mela - si sia chiuso: Nicolas Sarkozy si è sbarazzato dell'avversario socialista che - i sondaggi lo davano per sicuro - lo avrebbe sbaragliato alle presidenziali francesi del 2012. Chissà che non ci sia davvero dietro Sarkò. Possibile. Di sicuro, però, c'è il fatto che le autorevoli penne della stampa italiana non hanno perso un secondo per massacrare lo "stupratore", il "frequentatore di locali di scambisti", il "maniaco", il "porco". Le penne progressiste - Francesco Borgonovo, sulle pagine di Libero, nei giorni successivi all'arresto di Strauss-Kahn aveva redatto dei campionari in cui venivano raccolte le esternazioni di quei giornali, chi più e chi meno di sinistra, che non si tirarono indietro quando si trattò di fustigare il "porcellone". In nome della battaglia di genere, raffinate dame come Maria Laura Rodotà e Lidia Ravera sono disposte a cancellare lo Stato di diritto, la presunzione d’innocenza e qualsiasi forma di tutela giuridica dell’accusato pur di assistere a una punizione esemplare che colpisca - possibilmente in maniera fatale - l’economista sessantaduenne. Poco importa che non sia ancora stato giudicato colpevole: sacrosanto il linciaggio, auspicabile la castrazione, scriveva Borgonovo. Valanghe di insulti - Ma gli esempi non erano certo finiti e non potranno mai essere interamente raccolti. Per Ilda Dominijanni del manifesto - continuava la rassegna Borgonovo -, l'economista è un satiro alla stregua di Silvio Berlusconi: "I re sono nudi, e non solo perché nudi si avventano sulle cameriere". "I tentativi di contenere lo scandalo (...) suonano disperatamente falsi e ipocriti". Lo stesso giornale, tuttavia, per la penna di Mariuccia Ciotta, compativa Polanski (il regista travolto, alla stregua di Dsk, da uno scandalo sessuale, ndr), evocava la "caccia alla strega": "La sua condizione di star non lo protegge affatto", scrisse l'editorialista, "i cacciatori di teste celebri si sono scatenati". Strauss-Kahn, per Michela Marzano su Repubblica, è come un antico signore, di quelli che vivevano "amori ancillari con le schiave e con le serve". Un mostro assetato di gnocca, un Don Rodrigo che vuole possedere le inferiori. Sarà anche vero, ma perché nel 2009 Natalia Aspesi, sempre su Repubblica, descriveva il violentatore di minorenni Polanski come un uomo "dall'aria fragile e bisognosa di protezione"? Secondo lei, la ragazzetta che il regista sodomizzò era "un'adolescente forse non innocente", una "ambiziosa ragazzina". La cameriera che accusa Strauss-Kahn è invece una "povera femme de chambre", dice la Marzano. Doppiamente vittima - Come ha ricordato in un videoeditoriale il vicedirettore di Libero, Massimo De' Manzoni, saranno molte le persone - e le firme - che a Dsk, ora, dovranno delle scuse. Noi no, invece, perché la presunzione d'innocenza nei confronti del banchiere contro cui si è giocato al massacro l'abbiamo sempre rispettata. Ma questo, ormai, conta poco. Strauss-Kahn non sarà certo un poveraccio, ma si trova con un carriera frantumata, un sogno (quello dell'Eliseo) spezzato e una famiglia che non lo vuole più in casa. Che cos'è successo veramente? Lui non ha stuprato nessuno. Lui, al contrario, è la vittima: sia del sistema - che lo ha scientificamente eliminato, chi ci sia dietro lo si scoprirà -, sia del fango e delle menzogne che hanno distrutto un uomo e la sua vita. Questo, è successo.