Il Carroccio detta la linea: "Giù le tasse e 4 ministeri"

Andrea Tempestini

Quattro ministeri al nord e la riforma fiscale. Tassello dopo tassello, sono sempre più chiare le richieste che la Lega Nord avanzerà nell'adunata dal sapore epico di Pontida. Ma i due provvedimenti, lascia intendere il grande capo, Umberto Bossi, potrebbero non bastare. Il Senatùr ha annunciato che dal 'sacro prato', domenica, "potrebbero arrivare altre sorprese". La tensione è alle stelle: il clima è quello della resa dei conti, o meglio dell'ultima spiaggia per il governo e per Silvio Berlusconi. La situazione viene fotografata da una risposta. Un cronista chiede a Bossi: "Il governo va avanti?". E dopo il mistero del 'pollice verso', un'altra frase tagliente: "La tua è una domanda cattiva", taglia corto il ministro delle Riforme. Ministeri al nord - L'ultima anticipazione sul 'programma-Pontida', comunque, è stata snocciolata proprio da Bossi, che esige lo spostamento di quattro dicasteri: quello del Lavoro a Milano, altri tre in Brianza. "Sapete che a Monza ci saranno tre ministri? Vi dico anche i nomi - ha spiegato il Senatùr -: Calderoli, Bossi e Tremonti". Queste le parole del leader leghista nel corso della conferenza stampa di presentazione della Scuola di Magistratura, a Bergamo. A chi chiedeva se con il decentramento dei ministeri si fosse arrivati alla pace all'interno della maggioranza, Bossi ha risposto: "Non è pace. E' solo portare fuori da Roma un po' di ministeri: servono altre cose, come quelle sull'economia". Quindi, sempre in tema di 'trasferimenti', le parole di Roberto Calderoli: "Alcuni ministeri devono rimanere a Roma, come la Giustizia, ma non vedo perché l'Economia non possa avere sede a Milano, o lo Sviluppo Economico a Torino, o l'Agricoltura a Mantova". Il ministro ha spiegato che la Lega mira a varare una "legge delega che dà mandato al governo di intervenire dopo una valutazione delle richieste giunte dal territorio. Voglio vedere come fanno a impedirlo". Il nodo riforma-fiscale - Sul piatto, però, la Lega Nord non mette soltanto i ministeri: l'altro tema scottante è quello della riforma fiscale, su cui si è formato l'insolito asse Carroccio-Cisl-Uil. Ad alzare il livello della tensione ci aveva pensato Roberto Calderoli. Il ministro aveva sposato in pieno l'ultimatum arrivato dal corteo di Cisl e Uil sulla riforma fiscale e aveva tuonato: "O si procede con la legge, o è meglio che se ne vada a casa". E a dover andare a casa sarebbero l'attuale maggioranza, Silvio Berlusconi e il governo. "Credo che domani gli arriverà qualche segnalino", aveva poi aggiunto Calderoli. Anche Bossi, da Bergamo, ha spiegato: "Anche io penso ai provvedimenti sul fisco". Della riforma ha parlato poi il ministro dell'Interno, Roberto Maroni: "Se la riforma fiscale la chiedono anche i sindacati, a maggior ragione, il governo deve essere impegnato a farla in tempi rapidi". Il titolare del Viminale, dopo le frasi sibilline nella conferenza stampa di palazzo Chigi, è tornato così a pungolare il governo, sottolineando come "la richiesta viene da due sindacati che non hanno un atteggiamento ideologico, né a favore né contro la maggioranza di governo". Quella Cisl e Uil, per Maroni, "è una dichiarazione impegnativa e importante di cui bisogna tenere contro. Non si tratta della Cgil, che ha sempre tenuto una posizione nettamente contraria" nei confronti dell'esecutivo. "Pronto a scendere in piazza" - Calderoli, nella nota affidata alle agenzie stampa in cui parlava della riforma, aveva rincarato la dose, e si era detto pronto a scendere in piazza con Cisl e Uil, facendo capire chiaramente che sfilerebbe solo dopo essere uscito dal governo. "Sono d'accordo con loro - aveva spiegato l'esponente del Carroccio riferendosi a Bonanni e Angeletti -, perché la riforma fiscale va fatta e va fatta subito. Diversamente dovrò partecipare anch'io al loro minacciato sciopero generale e dovrò essere in piazza con loro e non più come rappresentante di un governo". Il ministro per la Semplificazione Normativa aveva aggiunto che "pertanto, sottoscrivo completamente quanto affarmato da Bonanni, ovvero che non è più tempo di litigi, ma che bisogna mettersi tutti insieme per realizzare la riforma sul fisco. Così come sottoscrivo le parole di Angeletti quando dice che o il governo fa le riforme oppure è meglio che se ne va a casa". "Reale riforma fiscale" - Angeletti e Bonanni, ha ricordato Calderoli, "sollecitano quello che la Lega Nord chiede da tempo, ovvero che il federalismo fiscale venga completato con una reale riforma fiscale complessiva, che riduca il numero degli scaglioni, delle aliquote dell Irpef e porti ad una progressiva riduzione dell’Irap fino al suo azzeramento. Pertanto, sottoscrivo completamente quanto affermato da Bonanni, ovvero che non è più tempo di litigi, ma che bisogna mettersi tutti insieme per realizzare la riforma sul fisco. Così come sottoscrivo le parole di Angeletti quando dice che o il governo fa le riforme oppure è meglio che se ne va a casa". Tosi: "E' un ultimatum" - Moniti leghisti arrivano anche dal sindaco di Verona, Flavio Tosi, che pur sottolinenado che "non parlerei di una rottura dell'alleanza", crede che quello di Pontida sarà un vero e proprio "ultimatum". "I contenuti di cui si parlerà a Pontida - ha spiegato - sono chiari e già sentiti: bisogna che si dettino a Berlusconi e alla maggioranza le regole e i tempi certi delle cose da fare per andare avanti fino al 2013, perché non è possibile farlo come è avvenuto negli ultimi mesi". Le "cose da fare" sono quelle sulla bocca di tutti: "Federalismo fiscale, riforma fiscale e fine delle missioni in Libia".