Caso Ruby, è 'Full Metal Ilda': "Ci fu un attacco militare"
Spazzato via dai referendum quel che restava del legittimo impedimento, riprende la crociata giudiziaria contro Silvio Berlusconi. Nel giorno delle repliche del pm Ilda Boccassini alle 16 eccezioni priliminari poste nelle scorse udienze della difesa del Cavaliere nell'ambito del caso Ruby, il pool meneghino non esita a parlare di "un attacco militare". Orchestrato da chi? Dal premier, ovviamente. Secondo la Boccassini, la notte tra il 27 e il 28 maggio 2010, quando Ruby, secondo l'accusa, fu rilasciata dopo le telefonate di Berlusconi, in Questura si è verificato "come un attacco militare". Full Metal Ilda - Quali le poderose truppe di terra? Chi gli intrepidi marines che, un po' come al fronte di Hué nel celebre Full Metal Jacket di Stanley Kubrick, hanno provato ad assediare il palazzo meneghino? La consigliera regionale Nicole Minetti e la brasiliana Michelle Conceicao, spiega la Boccassini, senza che le sfugga nemmeno un sorriso. La pm non ha esistato a utilizzare l'improbabile immagine militare, tradendo, ammesso che ce ne fosse ancora bisogno, lo spirito che anima il pool di Milano. Ilda ha aggiunto che le indagini hanno ricostruito attraverso le celle telefoniche "tutto il tragitto" che ha portato la Minetti in Questura quella notte. "Poco dopo la consigliera regionale - ha aggiunto la Boccassini -, anche la Conceicao aveva saputo che la minore era in Questura". Dunque, per il procuratore aggiunto, la notte in cui Ruby venne rilasciata e poi affidata alla consigliera regionale "abbiamo avuto un accerchiamento militare e si è diretto in Questura". La competenza - Dopo i deliri militari, Ilda trova spazio anche per gli aspetti tecnici del processo, e ribadisce che la competenza a indagare sul Caso Ruby spetta alla Procura di Milano: per questo gli atti non deveono essere trasferiti al Tribunale dei Ministri, come invocato dalla difesa del premier in una delle 16 eccezioni preliminari. Il pm ha spiegato che il reato di concussione attribuito a Berlusconi sarebbe stato effettuato nella qualità di presidente del Consiglio e non con l'abuso della funzione di leader dell'esecutivo. La Boccassini si è riferita alla decisione del gip, Crisitina Di Censo, la quale, nel disporre il giudizio immediato per il Cavaliere, aveva insistito su come il premier avessa abusato della sua qualità di Presidente del Consiglio, ma al di fuori di prerogative istituzionali. Le indagini - La Boccassini è poi tornata a sostenere che le indagini meneghine sono state fatte nel rispetto delle regole e della Costituzione. "La Procura ha rispettato le regole anche nella scelta del rito immediato, chiesto nei tempi dei 90 giorni dall'iscrizione dell'indagato e con l'evidenza della prova", ha spiegato, aggiungendo che è stato seguito l'indirizzo costituzionale secondo il quale "i processi devono durare poco. Il rito immediato - ha sottolineato - ha proprio questa funzione: fare presto, nel rispetto del diritto della difesa". Secondo la Boccassini, inoltre, la prova che non ci sia stata nessuna violazione del diritto nell'inchiesta è che già nell'ottobre del 2010, prima ancora che il premier venisse iscritto nel registro degli indagati, i legali hanno raccolto la testimonianza di quanti partecipavano alle serate di Arcore e, "come se avessero avuto la palla magica, "facevano domande proprio sulle ipotesi accusatorie sulle quali si stava lavorando".