Referendum, la Lega non vota. Le urne per abrogare il Cav
Dalla Lega "libertà di coscienza" sul voto al referendum del 12 e 13 giugno, anche se "Bossi non adrà a votare". E' l'annuncio di Marco Reguzzoni, capogruppo del Carroccio alla Camera. Parole 'pesanti' che si aggiungono ai vari annunci a ridosso della consultazione popolare di domenica e lunedì. La corsa, soprattutto nella maggioranza, è alla sconfitta del quorum anche perché, come ha scritto Fausto Carioti su Libero di mercoledì, il senso del voto è uno solo: abrogare il Cavaliere. "Sappiano i cittadini che non vi è alcun obbligo di legge di votare i referendum", scrive il governatore della Lombardia Roberto Formigoni in una lettera inviata al Corriere della Sera. Diritto di voto sì, dunque, e non dovere civico come nel caso delle elezioni politiche o amministrative. Anche il governo si schiera per l'astensione. Il ministro per gli Affari regionali Raffaele Fitto spiega: "Non andare a votare, in questo caso, è una modalità legittima, forse l'unica, per far prevalere un risultato piuttosto che un altro". In particolare il ministro si concentra sui due quesiti sull'acqua: "Rifletterò fino alla fine su come comportarmi - continua - ma poi credo che non andrò a votare". "Ma quale privatizzazione - si scalda Fitto -. Non privatizziamo nulla ma liberalizziamo i servizi pubblici locali. Abbiamo messo regole che consentono una corretta concorrenza in settori fondamentali per la qualità di vita dei cittadini". Per il ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani il referendum è "inutile o quasi", almeno per il quesito sulle centrali nucleari: "Io pensavo, e sono convinto di averlo fatto, di aver abrogato la legge che consentiva al nostro Paese il ritorno al nucleare, quindi andiamo a fare un referendum su un argomento che il governo ha già risolto, per quanto mi riguarda il quesito referendario sul nucleare è dall'esito inutile.