Jobs porta la musica sulle nuvole: o la salva o l'ammazza

Leonardo Filomeno

I nostalgici, alla fine, si sono abituati. O meglio, adeguati. Tant'è che del pratico iPod non riescono a fare più a meno. Idem per i veloci e competitivi iTunes e Beatport, nuove mecche del pop e dell'elettronica. E chissà, forse un giorno s'innamoreranno anche dell'ultimo arrivato: iCloud. Assieme all'attesissimo Mac OS X Lion, questo set di prodotti gratuiti è stato presentato al WWDC '11, tenutosi lunedì al Moscone Center West di San Francisco. Un mega-evento, al quale Steve Jobs, nonostante il tumore al pancreas gli stia rendendo la vita tutt'altro che agevole, ha voluto partecipare. Ancora più magro del solito e con una voce che si ascoltava a stento, il boss di Apple ha parlato di un sistema in grado di tenere "le informazioni e i contenuti più importanti sempre aggiornati su tutti i dispositivi". "Avviene tutto in automatico e in wireless - ha poi aggiunto - e dato che è un servizio integrato nelle app, non c'è bisogno nemmeno di pensarci. Funziona da solo, semplicemente". In altre parole: 5 gigabyte sempre a disposizione, tramite iCloud Storage, per tener salvati sulle "nuvole", ossia sui capienti server di Apple, i nostri documenti, e averli sempre a disposizione su iPad, iPhone etc. Il pacchetto, disponibile per ora in versione beta, verrà rilasciato in autunno, e include, oltre al citato Storage, altri servizi "cloud" come iCloud Back Up, Photo Stream, le versioni di App Store e iBookstore con nuove funzioni e le applicazioni del poco fortunato MobileMe riprogettate. Ma il piatto forte è la musica. MUSICA SULLE NUVOLE - Si è parlato a lungo di un accordo milionario tra Jobs e le major del globo: Sony, Emi, Warner e, dopo vari tentennamenti, Vivendi Universal. Accordo che è servito a far nascere iTunes in the Cloud e iTunes Match, che rappresentano il cuore pulsante di iCloud. Il primo, già disponibile in versione beta negli Usa, consente di scaricare gratis sui dispositivi la musica precedentemente acquistata da iTunes e, in automatico, anche i nuovi acquisti. Il secondo costerà 24,99 dollari l'anno e arriverà in autunno (solo negli Stati Uniti); la sua particolarità sarà quella di sostituire la musica non acquistata dal succitato digital store con files AAC DRM-free a 256kbps, laddove sia possibile scovarli tra i 18 milioni e passa di brani riposti sugli scaffali virtuali con sopra il simbolo della mela morsicata. In conclusione: è fuori di dubbio che iCloud rappresenti la miglior soluzione per chi lavora in mobilità e ha bisogno di avere sottomano e sempre aggiornati i propri documenti. Quindi, tanto di cappello a Jobs. Che qualche tempo fa è stato accusato di aver ucciso la musica. Ovviamente non si può essere d'accordo con un'affermazione del genere, perché iTunes ha dato nuova linfa al mercato discografico, l'ha sradicato dall'interno, e ha riportato al top alcuni generi dati per defunti. D'altro canto, però, è innegabile che iTunes In The Cloud & Match renderanno questa risorsa ancora più evanescente del già sterile mp3, visto che ascolteremo tutto on line e tratteremo la musica come se non esistesse, come fosse aria. Relegandola lì, su una nuvola.