Di Pietro il quorum vale oro: col 50+1 all'Idv 400mila euro
«“Dar da bere agli assetati”, ha detto Gesù Cristo. Non ha mica aggiunto: “soltanto se hanno i soldi per pagarsela”». Così recita il Vangelo secondo Di Pietro. Così ha parlato l’ex pm più che mai in campo per i referendum. Che ha proseguito: «Non è stato Marx a insegnarci che l’acqua è il primo bene comune e che farla diventare una fonte di profitto è una bestemmia. È il Vangelo che ce lo ha insegnato». La rivisitazione manettara dei sacri testi serve naturalmente all’uomo forte del Pool per trascinare quanta più gente possibile e raggiungere il quorum ai quattro quesiti di domenica 12 e lunedì 13 giugno. Anche l’affanno col quale, negli ultimi giorni, si è battuto per «sberlusconizzare» (neologismo di notevole efficacia, tra l’altro) l’ormai prossima chiamata alle urne è un mezzo efficace con cui sfruttare le crepe apertesi nel centrodestra, portando a votare anche tanti elettori non di sinistra, ovviamente scoraggiati da un tono anti-governativo del voto. I mezzi “sì” detti o fatti trapelare da governatori o leader di partito nella maggioranza e non, uniti alla sostanziale libertà di coscienza che il Pdl ha lasciato ai suoi elettori, rendono effettivamente trasversali gli argomenti interessati. Insomma, davvero stavolta una quantità relativamente piccola di elettori, magari convinta con offerte, concerti e sulla scia della famosa “riscossa civile”, potrebbe far scavalcare la soglia del 50% + 1. Il che per Di Pietro avrebbe un risvolto interessante anche al di là della battaglia di idee e delle sue conseguenze pratiche sulle politiche energetiche. «Noi dell’Italia dei valori», ha detto Tonino con la consueta prosa, «abbiamo raccolto le firme contro il nucleare, il Forum dei movimenti per l’acqua pubblica per i primi due, ma la battaglia è la stessa. Perché gratta gratta anche dietro alla decisione assurda di riportare il nucleare in Italia ci sono soldi. Tanti, tantissimi soldi». Ecco, i soldi. Con il forum da lui citato, il leader Idv ha avuto anche una mezza questione, perché - in estrema sintesi - l’hanno accusato di esser zompato su una loro iniziativa. In autonomia, invece, Di Pietro si è fatto promotore del referendum sulle centrali poi oggetto di una lite istituzionale tra Palazzo Chigi e la Consulta. Con cinque burbanzosi furgoni «scortati da Di Pietro» le firme vennero comunque consegnate insieme: circa due milioni e trecentomila, in ben 350 scatoloni. In realtà, secondo il comitato per l’acqua quelle sulla gestione idrica erano 1.401.492. «Abbiamo ritenuto un nostro preciso dovere», diceva sempre Tonino, «impegnarci per contrastare alcune nefandezze di questo governo: privatizzazione dell’acqua, legittimo impedimento, ritorno al nucleare. Abbiamo posto fiducia nella capacità del partito di rispondere positivamente a questo impegno. Abbiamo creduto nella risposta dei cittadini italiani». Le firme sul nucleare sarebbero circa 740mila, almeno secondo l’Idv. La cifra non è irrilevante, al di là della statistica: è interessante perché al numero di firme è legato il rimborso elettorale previsto dalla legge sul finanziamento ai partiti varata nel 1999. Il quarto comma dell’articolo 1 recita infatti: «(...)È attribuito ai comitati promotori un rimborso pari alla somma risultante dalla moltiplicazione di lire mille per ogni firma valida (...) fino ad un limite massimo pari complessivamente a lire 5 miliardi annue, a condizione che la consultazione referendaria abbia raggiunto il quorum di validità di partecipazione al voto». La conversione in euro non è operazione particolarmente difficile: diciamo che, a prendere per buone le cifre della stessa Idv, il tesoretto di un eventuale quorum per il partito è di poco sotto ai 400mila euro. Nel complesso, balla un rimborso di un milione e trecentomila euro. Ed è ovvio che non ci sia niente di scandaloso: sono fondi previsti dalla legge, in fondo allo scopo di incentivare una pratica democratica. Si tratta probabilmente di un’altra delle grandi interpretazioni evangeliche di Di Pietro, abituato a tuonare contro i finanziamenti pubblici salvo poi - giustamente e legittimamente - usufruirne: «Non sappia la tua sinistra quello che fa la destra». di Martino Cervo«“Dar da bere agli assetati”, ha detto Gesù Cristo. Non ha mica aggiunto: “soltanto se hanno i soldi per pagarsela”». Così recita il Vangelo secondo Di Pietro. Così ha parlato l’ex pm più che mai in campo per i referendum. Che ha proseguito: «Non è stato Marx a insegnarci che l’acqua è il primo bene comune e che farla diventare una fonte di profitto è una bestemmia. È il Vangelo che ce lo ha insegnato». La rivisitazione manettara dei sacri testi serve naturalmente all’uomo forte del Pool per trascinare quanta più gente possibile e raggiungere il quorum ai quattro quesiti di domenica 12 e lunedì 13 giugno. Anche l’affanno col quale, negli ultimi giorni, si è battuto per «sberlusconizzare» (neologismo di notevole efficacia, tra l’altro) l’ormai prossima chiamata alle urne è un mezzo efficace con cui sfruttare le crepe apertesi nel centrodestra, portando a votare anche tanti elettori non di sinistra, ovviamente scoraggiati da un tono anti-governativo del voto. I mezzi “sì” detti o fatti trapelare da governatori o leader di partito nella maggioranza e non, uniti alla sostanziale libertà di coscienza che il Pdl ha lasciato ai suoi elettori, rendono effettivamente trasversali gli argomenti interessati. Insomma, davvero stavolta una quantità relativamente piccola di elettori, magari convinta con offerte, concerti e sulla scia della famosa “riscossa civile”, potrebbe far scavalcare la soglia del 50% + 1. Il che per Di Pietro avrebbe un risvolto interessante anche al di là della battaglia di idee e delle sue conseguenze pratiche sulle politiche energetiche. «Noi dell’Italia dei valori», ha detto Tonino con la consueta prosa, «abbiamo raccolto le firme contro il nucleare, il Forum dei movimenti per l’acqua pubblica per i primi due, ma la battaglia è la stessa. Perché gratta gratta anche dietro alla decisione assurda di riportare il nucleare in Italia ci sono soldi. Tanti, tantissimi soldi». Ecco, i soldi. Con il forum da lui citato, il leader Idv ha avuto anche una mezza questione, perché - in estrema sintesi - l’hanno accusato di esser zompato su una loro iniziativa. In autonomia, invece, Di Pietro si è fatto promotore del referendum sulle centrali poi oggetto di una lite istituzionale tra Palazzo Chigi e la Consulta. Con cinque burbanzosi furgoni «scortati da Di Pietro» le firme vennero comunque consegnate insieme: circa due milioni e trecentomila, in ben 350 scatoloni. In realtà, secondo il comitato per l’acqua quelle sulla gestione idrica erano 1.401.492. «Abbiamo ritenuto un nostro preciso dovere», diceva sempre Tonino, «impegnarci per contrastare alcune nefandezze di questo governo: privatizzazione dell’acqua, legittimo impedimento, ritorno al nucleare. Abbiamo posto fiducia nella capacità del partito di rispondere positivamente a questo impegno. Abbiamo creduto nella risposta dei cittadini italiani». Le firme sul nucleare sarebbero circa 740mila, almeno secondo l’Idv. La cifra non è irrilevante, al di là della statistica: è interessante perché al numero di firme è legato il rimborso elettorale previsto dalla legge sul finanziamento ai partiti varata nel 1999. Il quarto comma dell’articolo 1 recita infatti: «(...)È attribuito ai comitati promotori un rimborso pari alla somma risultante dalla moltiplicazione di lire mille per ogni firma valida (...) fino ad un limite massimo pari complessivamente a lire 5 miliardi annue, a condizione che la consultazione referendaria abbia raggiunto il quorum di validità di partecipazione al voto». La conversione in euro non è operazione particolarmente difficile: diciamo che, a prendere per buone le cifre della stessa Idv, il tesoretto di un eventuale quorum per il partito è di poco sotto ai 400mila euro. Nel complesso, balla un rimborso di un milione e trecentomila euro. Ed è ovvio che non ci sia niente di scandaloso: sono fondi previsti dalla legge, in fondo allo scopo di incentivare una pratica democratica. Si tratta probabilmente di un’altra delle grandi interpretazioni evangeliche di Di Pietro, abituato a tuonare contro i finanziamenti pubblici salvo poi - giustamente e legittimamente - usufruirne: «Non sappia la tua sinistra quello che fa la destra». di Martino Cervo