Silvio e Giulio: il patto c'è gia. Ecco come tagliare le tasse

Andrea Tempestini

Al telefono si sono già sentiti, ma il faccia a faccia decisivo fra Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti ci sarà lunedì. Martedì o al massimo mercoledì sera l’ufficio di presidenza del Pdl metterà il suo timbro sulla finanziaria 2012-2014 e soprattutto sull’avvio della riforma fiscale. Ed è qui la notizia: arriva finalmente la riduzione delle tasse, sia per le famiglie (Ire) che per le imprese (Irap). Il premier questa volta tiene duro, e anche Tremonti ha aperto qualcosa più di una porta. Il primo modulo di riduzione delle tasse sarà già contenuto in un decreto legge di accompagnamento della finanziaria, il resto sarà comunque inserito in un disegno di legge delega che stabilirà il percorso per il 2012 e gli anni successivi. Per il primissimo modulo si otterrà la copertura della riduzione fiscale dalla rimodulazione di alcune aliquote Iva, secondo la filosofia di Tremonti che punta a passare dalla tassazione delle persone a quella delle cose: paga solo chi consuma. L’obiettivo finale è quello della cancellazione totale dell’Irap sulle imprese (circa 23,4 miliardi di euro che oggi pesano sulle imprese private, altri 10 miliardi che pesano sull’economia pubblica) e della riduzione di almeno 3 punti delle aliquote Ire sui redditi fino a 28 mila euro, misura questa che riguarderebbe la stragrande maggioranza dei contribuenti italiani (circa 35 milioni di persone). Per arrivare a questa vera e propria rivoluzione fiscale non basteranno naturalmente le aliquote Iva alzate sui beni non di prima necessità. Nel colloquio telefonico avuto con il presidente del Consiglio, Tremonti ha spiegato il lavoro fatto dall’autunno scorso ad oggi da quattro tavoli istituiti al ministero dell’Economia sulla riforma del fisco. Rilevanti in particolare i lavori di due, quello guidato dal professore Piero Giarda sugli sprechi della spesa pubblica e quello guidato da Vieri Ceriani, dirigente di Banca di Italia sulle cosiddette “tax expenditures”, le agevolazioni e le esenzioni fiscali oggi in vigore. Secondo il censimento effettuato in collaborazione con il dipartimento delle politiche fiscali, gli sconti fiscali settoriali oggi in vigore sono ben 476, e valgono tutti insieme 191,835 miliardi di euro: poco meno della metà delle attuali entrate tributarie dello Stato. Di questa somma la gran parte (139,4 miliardi) è relativa ad agevolazioni concesse a vario titolo alle persone fisiche. Gli altri 52,4 miliardi sono invece diretti ad imprese ed enti commerciali di varia natura. Nel calderone c’è davvero di tutto: detrazioni e deduzioni Ire classiche per i carichi familiari, per settori non profit, per particolari categorie economiche o professionali (solo le accise agevolate valgono 3,5 miliardi di euro, e gli sconti Iva 37,4 miliardi di euro), agevolazioni su imposte di registro e catastali (4,4 miliardi di euro), agevolazioni a vario titolo relativi al reddito di impresa (4,4 miliardi di euro). Nell’elenco anche mille curiosità: dagli sconti fiscali agli ambasciatori stranieri in Italia a quelli per l’alimentazione dei cani per ciechi, agli incentivi energetici (c’è un caso, che vale 60 milioni di euro, riservato a un solo contribuente), alla marea di facilitazioni esistenti per le cooperative. A questi 191 miliardi di euro di soli sconti fiscali si aggiunge una cifra ancora in censimenti di aiuti diretti settoriali o locali destinati a particolari settori produttivi. Fin dall’inizio la proposta di Tremonti è stata alle varie parti sociali: scambiamo questi rivoli di agevolazioni la cui regolarità è difficilmente controllabile, con un taglio secco delle aliquote fiscali di cui beneficerebbero tutti. Ai tavoli la risposta di sindacati e Confindustria è stata negativa. Preferiscono i regalini qua e là del taglio fiscale per tutti. E si capisce perché: anche se spesso agevolazioni e contributi finiscono per distorcere il mercato (un caso tipico è quello delle energie rinnovabili: molte imprese hanno abbandonato la propria attività per trasferirsi ad esempio sul fotovoltaico solo perché lì pagava lo Stato), ingrassano le macchine organizzative e di consulenza delle associazioni imprenditoriali e sindacali. Confindustria così preferisce vendere i suoi servizi alle imprese per suggerire come cogliere al volo quella leggina agevolativa piuttosto che avere un semplice taglio dell’Irap di cui beneficerebbero gratis i suoi iscritti. Quando Tremonti ha spiegato a Berlusconi le resistenze a fare quello scambio fra regalini e taglio delle tasse, il Cavaliere non ha voluto sentire ragioni: «Se quella è l’unica strada rapida, usa quei fondi per trovare la copertura della riforma». E questo avverrà già la prossima settimana. di Franco Bechis