Attentato Libano, fuori pericolo i sei feriti italiani
I sei militari italiani feriti venerdì 27 maggio in Libano sono tutti fuori pericolo. Senza vittime, dunque, l'esplosione di Sidone cvhe aveva coinvolto un convoglio dell'Unifil. Un ordigno aveva fatto saltare in aria il veicolo sul quale viaggiavano gli italiani, in viaggio su una superstrada verso il centro del paese. Il bilancio, dopo le molteplci contraddizioni iniziali, è stato confermato anche da Massimo Fogari, portavoce dello Stato maggiore della Difesa, che ha raccontato di come due dei feriti si trovino in gravi condizioni, ma non in pericolo di vita. Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ha specificato che "uno rischia di perdere un occhio, mentre l'altro ha una lacerazione alla carotide ed è già stato operato". Secondo quanto riferito da una tv libanese vicina al movimento sciita Hezbollah, anche due civili libanesi sarebbero rimasti feriti nell'esplosione. REAZIONI DI NAPOLITANO E BERLUSCONI - "Sgomento e preoccupazione" per l'attentato in Libano che ha coinvolto i soldati italiani . Lo ha espresso il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Il Capo dello Stato, ha spiegato ai cronisti, di non avere "tutti gli elementi necessari per poter valutare: siamo in attesa di saperne di più". "Apprendo la notizia dell’attentato contro i mezzi delle Nazioni Unite in Libano, che ha causato il ferimento di caschi blu italiani". E’ quanto ha affermato, in una nota, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. "Siamo vicini ai familiari dei feriti e ai nostri ragazzi impegnati nella missione di pace e auguriamo loro una pronta guarigione". CORDOGLIO DI FRATTINI -"Mi giungono dal Libano notizie drammatiche, che suscitano grande dolore e sentimenti di profondo cordoglio. Mi rivolgo ai familiari delle vittime, ai quali esprimo la mia vicinanza più sincera e la commossa ammirazione verso chi ha dato la vita per onorare il proprio Paese in una missione di pace, ed auguro pronta guarigione ai feriti". E’ il commento a caldo del titolare della Farnesina, Franco Frattini, all’attentato che ha colpito militari italiani della missione Unifil. "Dobbiamo alla missione Unifil un contributo decisivo alla stabilità in una delle aree più sensibili della regione mediorientale" - prosegue Frattini - "ed è per questo motivo che l’Italia è vicina ai suoi militari che danno prova di straordinaria professionalità e senso del dovere". PD: "LA RUSSA RIFERISCA" - Emanuele Fiano, responsabile Sicurezza del Pd, punta il dito contro il governo, e chiede che "il ministro La Russa riferisca quanto prima al Parlamento sull'incidente e sulla situazione dell'area dove operano le forze internazionali, comprese quelle italiane". In precedenza anche Fiano ha espresso il "grandissimo cordoglio per il grave lutto che ha colpito l'Italia con la perdita di due dei nostri militari. La nostra vicinanza - ha proseguito - va alle loro famiglie e a quelle degli altri militari feriti dall'esplosione del loro mezzo nel sud del Libano". I PRECEDENTI - Era il 6 agosto del 1997 quando quattro soldati italiani morirono nel corso della missione Unifil-Italair, quando durante un volo di addestramento notturno per un incidente cadde un elicottero nei pressi di Tibnin. Il 15 marzo del 1982, a Beirut, nei pressi del campo profughi palestinese di Sabra, venne colpito Filippo Montesi, che morì una settimana dopo. nel corso della missione, in totale, i feriti italiani furono 75. Nell'ambito dell'attuale missione Unifil, iniziata a fine 2006, non si era ancora registrata nessuna vittima. LA MISSIONE - L’Italia partecipa alla missione Unifil con un contingente militare che, compresa la componente navale, conta 1.780 militari. In ambito nazionale, la missione italiana in Libano viene chiamata Operazione "Leonte". Sul campo, la Brigata Meccanizzata "Aosta", comandata dal Generale di Brigata Gualtiero Mario De Cicco è subentrata il 9 maggio alla brigata Pozzuolo del Friuli. Aò qiartoer generale del contingente italiano, la base Millevoi, si era svolto l'avvicendamento tra i comandanti delle due brigate, i generali Guglielmo Miglietta della Pozzuolo, e Gualtiero Mario De Cicco. Per la brigata Aosta, stanziata in Sicilia, si tratta della prima missione in Libano dopo varie missioni svolte negli anni passati nei balcani. Il compito principale del nostro contingente è quello di garantire stabilità e sicurezza nell’area di responsabilità compresa tra il fiume Litani e la "Blue Line" e di prevenire ogni possibilità di ripresa delle ostilità tra le parti coinvolte nel conflitto dell’agosto del 2006.