Minzolini - Santoro, due multe e due misure

Andrea Tempestini

La manovra a tenaglia è indubbiamente astuta: prima faccio di tutto per multarti, anche se la sanzione è per lo meno controversa. Poi ti aizzo contro le folle, sostenendo che spenderanno soldi inutilmente per pagare la penale che io stesso ti ho comminato. Una giravolta strabiliante, come di chi con un gesto repentino riuscisse girandosi a metterselo in quel posto da solo.   L’Agcom ha inflitto il massimo della pena al Tg1 di Augusto Minzolini e al Tg4 di Emilio Fede:  258.230 euro di sanzione poiché - recidivi - si sono ostinati a mandare in onda un’intervista a Silvio Berlusconi.   Tg2, Tg5 e Studio Aperto se la cavano con 100mila euro perché hanno la fedina penale pulita. Il trucco c’è e si vede, secondo il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto: «È stato un durissimo attacco alla libertà d’informazione ricorrendo alla gherminella di conteggiare in un solo giorno i tempi degli interventi di Berlusconi». Cioè sono state considerate soltanto le interviste rilasciate dal premier il 20 maggio, senza fare caso al fatto che il Cavaliere non parlava da quattro giorni e che nel frattempo i suoi avversari avevano fatto il bello e il cattivo tempo. Non solo, si è sorvolato anche sul fatto che nei giorni successivi al Tg1 la par condicio è stata ripristinata tramite conversazioni con Nichi Vendola e Antonio Di Pietro. Lasciamo stare, inoltre, la riflessione non secondaria per cui Annozero o Vieni via con me avrebbero dovuto essere punite a ogni puntata, vista la propaganda antigovernativa messa in onda con regolarità.   Detto che la recente sanzione puzza di assalto politico, è partita ieri  una campagna subdola, che recita: facciamo pagare il conto ad Augusto Minzolini. Il consigliere d’amministrazione di centrosinistra Nino Rizzo Nervo (col supporto di Carlo Verna dell’Usigrai) ha sostenuto che ci sia responsabilità personale da parte del direttorissimo, dunque toccherebbe a lui sborsare. La stessa tesi la sbandierava ieri il Fatto quotidiano in prima pagina: «Tg1, multa di 258mila euro. Adesso paghi Minzolini». E l’ha ribadita pure Maurizio Crozza  a Ballarò.    Teoria interessante. Gli amici progressisti prima contano sull’aiutino dell’Agcom per colpire chi consente a Silvio di parlare. Poi sobillano i telespettatori sventolando la «Tassa Minzolini». Il problema è che la «responsabilità personale» vale soltanto per i giornalisti vicini al centrodestra. Se sono i programmi della Dandini, di Fazio, Saviano e compagnia manettara a essere colpiti da multe, nessuno allunga la manina per infilarla nel portafogli dei conduttori.  Nel 2009, per esempio, arrivò una multa di  51mila euro ad Annozero e un’altra di 10mila euro a Che tempo che fa.  I dobloni da sborsare erano meno di quelli richiesti oggi al Tg1, ma il principio di responsabilità è indipendente dalla cifra: o vale o non vale. E non ci risulta che giornalisti e commentatori abbiano abbaiato verso Michele e Fabio pretendendo che scontassero la condanna aprendo la propria cassaforte.     Funziona sempre così: se viene zittito il Cavaliere, il bavaglio è sacrosanto. Anzi, va pure comprato con i denari del centrodestra. di Malabarba