I servizi meno cari d'Italia valgono la fiducia a Letizia

Giulio Bucchi

Ci sarà una ragione se nel capoluogo lombardo la vita risulta meno cara che nelle altre città metropolitane. Messi a confronto i prezzi delle rette degli asili nido, delle tasse comunali, dei servizi ospedalieri a carico dei cittadini, dei trasporti urbani, di acqua, elettricità e gas, i milanesi pagano 3.165 euro l’anno mentre la media italiana viaggia sui 3.620. Nelle rosse Genova, Venezia, Torino e Bologna se ne sborsano rispettivamente  3.864, 3.274, 3.721 e 3.652, sempre per gli stessi servizi che però, in molti casi, si rivelano peggiori. Non è impossibile scoprire perché mai a Napoli, fino alla settimana scorsa in quota al centrosinistra, il costo di cittadinanza standard, rilevato dall’Osservatorio Prezzi e Tariffe-Mse sui dati del 2009, sale a 3.592 euro. Si spiega così: nelle tasche dei partenopei la tassa sui rifiuti, calcolata su un’abitazione di 80 mq, raggiunge la cifra record di 331 euro, la più alta della Penisola, sebbene sia notorio in tutto il mondo il grado di efficienza del servizio di raccolta e smaltimento della spazzatura dimostrato negli anni dalla giunta Iervolino. E hanno avuto pure il coraggio di chiedere altro denaro e aiuti allo Stato. Certo, ci sono amministrazioni almeno sulla carta, virtuose. Bari, sotto la gestione del sindaco Michele Emiliano, può vantare costi netti appena superiori a quelli di Milano: 2.782 contro 2.754. Ci si potrebbe rallegrare, se a sballare tutti i conti dell’economia domestica non arrivasse la tegola dell’addizionale Irpef, che pesa per ben 682 euro sui baresi e per solo 411 euro sui milanesi. Bolognesi e genovesi sono ancora più sfortunati, essendo assoggettati a un’imposta aggiuntiva di 756 euro. Con poche, isolate eccezioni, è proprio la pressione fiscale a fare la differenza fra centrodestra e centrosinistra. Poi, nelle statistiche nazionali, tutto il carico viene ripartito equamente fino a dare la falsa impressione che “sotto Berlusconi”, siano aumentate le tasse. Sono stati i progressisti ad alzarle, tanto poi basta attribuire la responsabilità al governo. Se si è informati adeguatamente si paga più volentieri. Almeno dove si vedono spesi bene i tributi versati. Così, mentre Letizia Moratti sedeva sulla poltrona di sindaco, sono diminuiti del 48% i reati commessi in città, grazie agli investimenti sulla videosorveglianza con l’introduzione di 1.300 telecamere collegate con la polizia, sulle pattuglie, nel controllo sui mezzi pubblici e sull’illuminazione pubblica. Qualcosa deve aver convinto il mondo civile a scegliere Milano e non Smirne per ospitare l’Expo 2015: l’avviamento di due linee di metropolitana, una che collega lo stadio Meazza, l’altra che raggiunge l’aeroporto di Linate. Senza alzare il prezzo del biglietto dei mezzi pubblici, per giunta. È vero che costano un po’ di più i taxi, ma non certo per decisione di Palazzo Marino, la cui gestione delle risorse ha permesso semmai di introdurre il bonus cicogna e il bonus maternità per sostenere le famiglie meno abbienti e di fornire libri di testo gratuiti per le scuole primarie e secondarie. Certo, non sono benefici estensibili alle coppie gay, ma a loro ci pensa Pisapia. di Andrea Morigi