Pisapia e Moratti: c'è chi aggiunge e chi toglie (tasse)

Andrea Tempestini

C'è chi si ravvede e chi insiste imperterrito. La corsa verso il ballottaggio a Milano prosegue mettendo sul piatto le politiche, mai così differenti, di Letizia Moratti e Giuliano Pisapia. Da una parte, il sindaco uscente del Pdl ha dato il via all'operazione rimonta annunciando l'intenzione di togliere l'Ecopass, la 'tassa' (sulla viabilità in centro) più odiata dai milanesi. Il secondo, invece, secondo la tradizione della sinistra, pensa già all'aumento della pressione fiscale. Leggi le "strategie fiscali" di Pisapia nell'articolo di Franco Bechis. Una super banca dati fiscale per incrociare redditi, tenori di vita, proprietà immobiliari e imposte versate. Aumento- in alcuni casi anche il raddoppio- della tassa di circolazione nel centro città per residenti, pendolari e turisti. Ritocco delle imposte ecologiche, e revisione della tassa di smaltimento dei rifiuti. Aumento del debito pro capite della popolazione attraverso l’emissione di Boc. Sembrerebbe l’agenda di governo di Romano Prodi quando era in gran spolvero il tassatore numero uno della sinistra, Vincenzo Visco. E invece è la griglia programmatica di Giuliano Pisapia per governare la città di Milano. Un po’ sintetica nel programma ufficiale di coalizione, quelle 33 pagine distribuite in campagna elettorale. Ma assai più chiara nei documenti serviti a quella sintesi, elaborati dalla squadra di Pisapia fra fine gennaio e i primi di febbraio nei gruppi e sottogruppi dell’officina del programma, assai simile a quella Fabbrica ideata da Prodi che poi si rivelò essere la vera griglia programmatica del suo sfortunato governo 2006-2008. Così mentre proprio ieri la sua rivale diretta, Letizia Moratti, ha annunciato l’abolizione del contestato Ecopass (la tassa di circolazione nel centro città) per tutti i residenti -e votanti- a Milano. Pisapia invece lo vuole aumentare in media del 50% e in alcuni casi anche raddoppiare. Anche qui lo dice in modo poco diretto come tenta di fare in tutto il programma. Spiega che oggi ci sono 3 classi 3,4 e 5 che pagano rispettivamente 2,5 e 10 euro. E propone: “la rimodulazione dell’ecopass/congestion charge dovrebbe avvenire in base al Co2 emesso e in base alla frequenza di utilizzo (un  abbonamento dovrebbe costare meno di un utilizzo saltuario)”. Si chiarisce ancora di più nel passaggio successivo: “le entrate di 11 milioni di euro annui potrebbero aumentare a 15-16 milioni di euro”. Cioè la tassa di ingresso verrebbe aumentata in media del 50 per cento. Il riferimento al CO2 sembra una preoccupazione squisitamente ecologica: facciamo pagare di più le auto più inquinanti. E’ detta così perché gli elettori un po’ confusi penseranno a Suv e macchinone dei ricconi. E invece è l’esatto contrario le macchine più inquinanti non sono quelle, dotate di tutti i filtri e dispositivi ecologici possibili e immaginabili. Sono invece le auto più vecchie, guidate dai più poveri, che non hanno i soldi per cambiare veicolo. Quasi tutti gli altri comuni di Italia- sapendolo- preferiscono vietare l’ingresso alle auto più inquinanti in certe aeree cittadine, ponendo barriere in stazioni della metropolitana e convogliando i cittadini su servizi pubblici potenziati. Pisapia invece usa la ricetta più semplice del mondo: tassare i più poveri. Poi arriveranno altre tasse, quelle sulla casa. Ci fosse stato ancora Visco al governo, con Pisapia a Milano sarebbe stata a rischio anche la prima casa. Per fortuna dei meneghini a palazzo Chigi c’è Silvio Berlusconi che appena arrivato a tolto agli italiani la tassa sulla prima casa di abitazione, spesso gravata da mutui decennali. Così le mire del tassatore cortese, del Visco milanese saranno rivolte su tutti gli altri immobili: seconde case (che a Milano spesso sono una piccola fonte di reddito lasciata in eredità dalla famiglia) e uffici, tanto per contrastare il declino e rilanciare l’economia. La ricetta Pisapia è un pizzico più ipocrita di quella Visco. Non aumenterà le aliquote Ici. Ma otterrà lo stesso risultato “rivisitando” gli estimi catastali per “aggiornare” l’accatastamento delle proprietà immobiliari. Il candidato della sinistra milanese ha una sola certezza: “arriverà maggiore gettito grazie a una più corretta rappresentazione del valore della proprietà”. I milanesi sanno come tutti gli italiani tradurre facilmente dal politichese: più entrate per Pisapia significa più tasse su seconde case e uffici da pagare per loro. Terza offensiva sul fronte fiscale è presa tale quale dal programma di Visco, solo in parte realizzato a livello nazionale. Vi ricordate il Grande fratello fiscale di cui si parlava nel 2006? Quella superbanca dati in cui incrociare proprietà immobiliari, dichiarazioni dei redditi, indicatori dei tenori di vita, imposte pagate? Quella che provocò un pandemonio e in parte naufragò dopo le polemiche seguite dalla decisione di Visco di mettere on line una notte i redditi di tutti gli italiani per provocare invidia e spingere alla delazione fiscale? Bene, in piccolo quello è il progetto elaborato da Pisapia per Milano. In un documento si propone di incrociare “i dati catastali con quelli dei proprietari degli immobili e quelli di chi paga la Tarsu”, in un altro si aggiungono anche gli elenchi di chi paga addizionali locali, raggiungendo una “mappatura per rilevare potenziali evasioni fiscali” e intervenire di conseguenza. La direzione opposta a quella che sta prendendo il governo nazionale. Proprio ieri il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ha riconosciuto che l’Agenzia delle Entrate ha esagerato un po’ nei controlli fiscali, annunciando una riforma delle ganasce fiscali che scattano oggi con troppa facilità. di Franco Bechis