Obama: "Israele torni ai confini del 1967"
Barack Obama è sicuro: Muammar Gheddafi abdicherà e lascerà il potere, così come altri leader in Nord Africa e Medio Oriente. Avverrà nei porssimi mesi, spiega il presidente degli Stati Uniti parlando ai diplomatici americani. Poi la battuta su Osama Bin Laden, un "assassino di massa che ripudiava la democrazia, non un martire". Quindi il presidente degli Stati Uniti toglie il velo sul piano di rilancio per il Medio Oriente ("da cui dipende il futuro") e del Nord Africa: "Verranno azzerati i debiti di Egitto e Tunisia", il passaggio più significativo. Ma soprattutto Obama afferma: "Israele deve tornare ai confini del 1967". MANO TESA ALLA SIRIA - Gheddafi, ha spiegato Barack Obama, "lascerà sicuramente il potere e la Libia, così, potrà passare a un sistema democratico. Anche in Siria il ricorso alla violenza è all'ordine del giorno. Abbiamo deciso nuove sanzioni contro Assad - ha ricordato -. Il nostro messaggio ai leader del Medio Oriente è questo: se favorirete il cambiamento avrete l'appoggio degli Stati Uniti". "ISRAELE TORNI A CONFINI '67" - Il presidente ha poi parlato del conflitto arabo-israeliano. "Il popolo palestinese non ha ancora uno stato - ha esordito -. Per molti è impossibile un passo avanti, ma io non sono d'accordo. Siamo arrivati a un momento in cui si stanno demolendo delle barriere, ed è ora che avvenga anche per palestinesi ed israeliani". L'assunto base: "Israele ha diritto di esistere, e il nostro impegno per la loro sicurezza è inossidabile. Ma lo status quo è insostenibile. Sempre più palestinesi vivono nella parte ovest della Cisgiordania, dunque c'è il preicolo di un crescente populismo". Dunque "il sogno di uno stato ebraico non può essere conseguito con l'occupazione. Non possiamo però imporre la pace - aggiunge -: israeliani e palestinesi devono prendersi le proprie responsabilità. Una pace duratura è sinonimo di due Stati separati. Bisogna dunque negoziare sulle questioni chiave perché serve una Palestina aperta e un Israele sicuro". Quindi la 'bomba': "La linea di confine di Israele deve essere quella del 1967. I palestinesi devono avere uno stato sovrano". "Dobbiamo iniziare i negoziati su sicurezza di Israele e sulla formazione di uno Stato palestinese. Gli Usa faranno tutto quello che è necessario". CHIUSURA DI HAMAS - Le parole di Obama, però, sono state subito respinte dagli integralisti palestinesi di Hamas, che governano la Striscia di Gaza. L'organizzazione ha bollato come "un discorso schierato dalla parte israeliana" quello di Obama, bocciando ogni ipotesi di riconoscimento dello stato di Israele. Il portavoce di Hamas, Ismail Radwan, ha ucciso subito le speranze di una mediazione: "Quello del presidente degli Stati Uniti è un discorso schierato dalla parte di Israele e concentrato sulla sola sicurezzadell'entità sionista. Noi non accettiamo la politica di Obama e nemmeno la sua richiesta di riconoscere quello che lui ha definito Stato ebraico". Da par suo, il leader palestinese Abu Mazen, ha convocato d'urgenza il direttivo palestinese per fare il punto sul discorso di Obama sul Medio Oriente. 'NO' ANCHE DI ISRAELE - Ma una bocciatura è arrivata anche da Israele. Il premier Benyamin Netanyahu ha infatti dichiarato di apprezzare l'impegno espresso da Obama, ma ha anche ribadito che è "impensabile" un ritiro di Israele sui confini del 1967. A sostegno del secco 'no', Netanyah ha citato una lettera di rassicurazioni in tal senso che George W. Bush inviò a Israele nel 2004. "CAMBIAMENTI ENORMI" - Nel suo discorso Obama ha poi parlato dei cambiamenti a cui si è assistito negli ultimi mesi. "Sono stati cambiamenti enormi - ha sottolineato Obama -. Il popolo si è sollevato per difendere i diritti fondamentali. Due leader sono stati sollevati dall'incarico, e forse altri li seguiranno". E' un presidente convinto e carismatico quello che parla dopo essersi liberato dallo spettro di Osama bin Laden. "Voglio dirvi come possiamo reagire a questa situazione. Abbiamo spezzato lo slancio dei talebani - incalza-: in Afghanistan a luglio cominceremo il ritiro e inizieremo il processo di transzione". "FUTURO DIPENDE DA MEDIO ORIENTE" - "Abbiamo anche ucciso bin Laden, un assassino di massa che ripudiava deomcrazia e diritti individuali", torna sul successo archiviato dall'intelligence americana. "Ora la maggioranza della gente si è resa conto che le stragi non sono una risposta per ottenere una vita migliore. I popoli del Medio Oreinte e del Nord Africa stanno prendendo in mano il loro futuro". Prima il potere "era nelle mani di pochi, non c'erano partiti ed elezioni democratiche. L'unica valvola di sfogo in passato era l'odio contro Israele. Le strategie di repressione - spiega - ora però non funzionano più. Internet e le tv satellitari sono una porta per il mondo per quei popoli". Le nuove generazioni, secondo il presidente a stelle e strisce, grazie ai nuovi media "possono organizzarsi. I giovani di Damasco sentono ora la dignità della libertà". Ma, avverte, "ci vorranno anni per permettere alla storia di raggiungere i propri obiettivi". IL PIANO DI SVILUPPO - E per raggiungere queste obiettivi, sottolinea il presidente degli Usa, serve un piano per lo sviluppo delle nazioni. "La politica da sola non ha portato la gente per strada. La gente vuole portare sostentamento alle proprie famiglie. Molti giovani sono istruiti - ha proseguito - ma non riescono a trovare il lavoro. L'obiettivo deve essere un modello in cui il protezionismo faccia un passo indietro a favore delle opportunità per i giovani mediorientali". Il progetto comincerà da "Egitto e Tunisia". Quindi i dettagli. "Abbiamo chiesto un piano al Fondo Monetario Internazionale, che sarà presentato al G8, per la loro ripresa economica. Chiederemo anche ad altri Paesi di far fronte al loro rilancio". Poi Obama svela uno dei dettagli più significativi: "Cancelleremo i debiti dell'Egitto e della Tunisia, e forniremo loro dei prestiti per dar vita alle infrastrutture. Le banche - assicura - lavoreranno per la loro ripresa. E anche l'Opec (l'Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio, ndr) lo farà. Lavoreremo con la Ue perché i nostri mercati siano aperti ai due Paesi. Verranno demoliti - ha concluso - anche i muri della corruzione, della burocrazia e delle raccomandazioni".