Omicidio, la cella può attendere: "Sì ai domiciliari"
La Corte Costituzionale smantella un altro caposaldo del 'pacchetto sicurezza' varato nel 2009. La Consulta ha dichiarato illegittimo l'obbligo per il giudice di disporre solo la custodia cautelare in carcere per il reato di omicidio volontario. In pratica, anche in presenza di gravi indizi di colpevolezza (come previsto dalla legge 38 del 2009), il giudice potrà disporre misure alternative come gli arresti domiciliari. Medesima sentenza era stata emessa dalla Corte Costituzionale nel 2010 riguardo ai procedimenti per violenza sessuale, atti sessuali con minorenni e prostituzione minorile, per cui la legge del 2009 prevedeva solo la custodia cautelare in carcere in presenza di gravi indizi. Una misura, quella, giudicata allo stesso modo illegittima dalla Consulta. LE MOTIVAZIONI - L'articolo bocciato dalla Corte è il numero 2 del decreto-legge del 23 febbraio 2009, poi convertito in legge il 23 aprile 2009, che modificava il 3° comma dell'articolo 275 del codice di procedura penale. Il comma in questione regola le "misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla violenza sessuale, nonchè in tema di atti persecutori". La Consulta, accogliendo i giudizi di legittimità costituzionale promossi dal gip del tribunale di Milano e dal tribunale di Lecce, ha ritenutp illegittimo l'articolo di legge nella parte in cui, prevedendo che "quando sussistono gravi indizi di colpevolezza in ordine al delitto di cui all'articolo 575 del codice penale (cioè l'omicidio, ndr), è applicata la custodia cautelare in carcere, salvo che siano acquisiti elementi dai quali risulti che non sussistono esigenze cautelari". La motivazione della Corte è la "ingiustificata parificazione" (violazione dell'art. 3 della Costituizione) dell'omicidio volontario ai delitti di mafia, gli unici per cui Consulta e Corte europea dei diritti dell'uomo ritengono giustificabile la "presunzione assoluta" di adeguatezza della sola custodia cautelare in carcere. MARONI: "SONO ALLIBITO" - Il ministro dell'Interno, Roberto maroni, ha reagito duramente alla prouncia della Consulta. "Sono francamente allibito da questa decisione - ha dichiarato -. La norma era che chi commette un omicidio deve rimanere in carcere e non avere la possibilità di misure alternative, e questa ci sembrava e mi sembra una misura efficace perché chi commette un reato così grave non merita beneifici", ha spiegato Maroni a margine del Consiglio Ue affari interni a Bruxelles. Quello che ha deciso la Corte, ha proseguito, "mi sembra gravissimo perché ha dichiarato che anche ci commette un omicidio volontario può tornarsene libero a casa sua e magari commettere un altro omicidio. Io - ha concluso - sono allibito da questa decisione che non condivido".