Il viagra di Osama? Lo sciroppo d'avena
Viagra jihad. Ad appena cinquantaquattro anni di età, ma con almeno tre decenni di guerra santa sulle spalle, Osama Bin Laden perdeva già colpi. Aveva sparato parecchie cartucce del resto, oltre che nel corso della sua guerra santa anche insieme alle quattro mogli con le quali pare abbia generato una discendenza che ammonta ad almeno 25 figli. Benché ad Abbottabad gli fossero rimaste soltanto due consorti, le signore dovevano apparire esigenti al punto tale da indurre una certa ansia da prestazione al capo della rete di Al Qaeda. Per far fronte agli obblighi si sentiva costretto a far ricorso a un particolare afrodisiaco alle erbe. All’apparenza, non era nulla di più di un flacone di sciroppo d’avena che gli erboristi solitamente prescrivono come cura per l’acidità di stomaco. Tra gli effetti collaterali, però, è noto che la pozione conferisce maggiore desiderio sessuale, stimolando a dovere le energie corrispondenti. E si sa che l’utilizzo inappropriato dei medicinali, per scopi diversi dalle indicazioni riportate sul “bugiardino”, è una pratica molto comune. anche fra i fondamentalisti, evidentemente. Al terrorista numero uno della lista dei ricercati della Cia, del resto, qualche svago era necessario e doveva essere concesso, pur nel rispetto della legge coranica. Siamo uomini o jihadisti? E si è visto, dai filmati resi pubblici sabato dal Pentagono, come si era ridotto a starsene tutto il giorno chiuso in una stanza a fare zapping e a preparare proclami di minaccia contro il mondo intero. In più, dando per scontato che non avesse remore morali per i crimini che aveva commesso, su di lui pesava anche l’enorme responsabilità di tenere serrati i ranghi dell’organizzazione di assassini più importante della storia recente. Ingrigito, curvo e stanco, lo si sarebbe facilmente scambiato per un barbone qualsiasi. E comunque in qualche modo il rimedio pareva funzionare poiché Osama «non era affatto debole né fragile», ha spiegato la moglie più giovane, la ventinovenne yemenita Amal Ahmed Abdel Fatteh, riferisce la stampa pakistana. Se lo dice lei, bisogna crederle. E infatti all’ospedale militare di Rawalpindi i servizi segreti di Islamabad la stanno interrogando su tutti i dettagli della sua vita con il terrorista, comprese le abitudini sessuali. Non si può nemmeno escludere che, all’arrivo dei Navy Seals nella villa, i due sposini fossero impegnati in pratiche amorose. Dalla foto dell’alcova a soqquadro, una delle poche immagini diffuse in seguito al raid delle forze speciali americane, sembrano esserci pochi dubbi. Sulla scena dell’omicidio, proprio ai piedi del letto, si trova un’enorme chiazza di sangue. Le lenzuola e i cuscini sembrano buttati a casaccio sul materasso. Potrebbe trattarsi del risultato di un rastrellamento alla ricerca di armi e documenti. Come invece potrebbero averli beccati sul più bello, insomma, con una tempistica che finirà per immortalare Osama più come un personaggio uscito dalle pagine più piccanti delle Mille e una notte che come il “guerriero santo” di cui i jihadisti vorrebbero perpetuare la memoria. Di certo, la privacy del fondatore della rete terroristica islamica, a questo punto, è irrimediabilmente violata. Sezionarne il cervello - come sarebbe piaciuto a più di qualche anatomopatologo - alla caccia di chissà quali sorprese, non si può. All’autopsia non si procede (ci hanno già pensato le creature dei fondali marini). Quindi, per aver un quadro clinico il più preciso possibile del soggetto, ci si accontenta di scandagliare almeno il suo armadietto dei farmaci alla ricerca di conferme sulle sue infermità. Per quanto riguarda la famosa patologia renale da cui sarebbe stato affetto e che secondo la leggenda lo avrebbe costretto a sottoporsi alla dialisi, si accontentava di un diuretico classico, l’anguria. Nello scaffale, gli unici farmaci degni di tal nome erano prodotti per l’alta pressione, l’ulcera, l’herpes e le nevralgie. Non è nemmeno detto che appartenessero a Bin Laden. La convivenza con un personaggio di quel genere, posseduto dal demone della violenza, non poteva non causare qualche conseguenza psicosomatica. di Andrea Morigi