Siria: 500 vittime, 230 dimissioni dal partito di Assad
Scricchiola il regime di Bashar Assad in Siria. Secondo la Bbc, almeno 230 esponenti del partito Baath, al potere dal 1954, si sarebbero dimessi in polemica con la violenta repressione delle proteste che da alcune settimane hanno investito il Paese. In pochi giorni i morti ammonterebbero a oltre 500. Nel frattempo la popolazione fugge a piedi attraverso in deserto, per raggiungere il confine del Libano e la salvezza. Sotto il profilo internazionale, all’isolamento crescente di Damasco non corrisponde un atto formale da parte delle Nazioni Unite. Se il segretario generale Ban Ki-moon ha espresso "profonda preoccupazione" e chiesto alla Siria di proteggere i propri cittadini, il Consiglio di Sicurezza si è diviso fra i Paesi favorevoli a una condanna di Damasco (Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Germania e Portogallo) e quelli contrari, guidati da Russia e Cina. Radio Free Europe riporta il pensiero del vice ambasciatore russo al Palazzo di vetro, Alexander Pankin, secondo cui la repressione in Siria "non rappresenta una minaccia alla sicurezza internazionale". Roma, Parigi, Londra e Madrid, hanno dal canto loro, convocato i rispettivi ambasciatori siriani in un gesto coconrdato teso a esercitare nuove pressioni sul regime di Assad.