Maroni insiste: "Più bombe significa più immigrati"

Giulio Bucchi

Il giorno dopo, "nessun dietrofront". Sulla Libia la Lega tiene duro e dopo le accuse di Umberto Bossi sull'edizione di mercoledì 27 aprile anche giovedì il quotidiano del Carroccio non rinuncia alle critiche: "Bombe uguale più clandestini" è il titolo di prima pagina, una posizione confermata anche dal ministro degli Interni Roberto Maroni in un'intevista a Matteo Pandini su Libero in edicola giovedì 28 aprile. Berlusconi non ha consultato la Lega, ha scelto di bombardare la Libia da un giorno con l’altro e dà per scontato che Bossi gli dica sempre sì. Per questo il Carroccio è andato su tutte le furie. A spiegarlo è Roberto Maroni. Che parla con un pugno di giornalisti fuori da via Bellerio, al termine di un incontro col Senatur. Ministro, ci può spiegare cosa vuole la Lega e cosa sta succedendo? «No alla guerra, no al bombardamento. È una decisione sbagliata che avrà come conseguenza certa un’ondata di immigrati mandati da Gheddafi o che scappano dalla guerra, e come conseguenza incerta la fine del regime. Peraltro siamo sorpresi perché nell’ultimo consiglio dei ministri Berlusconi aveva tenuto proprio questa posizione». È vero che il premier ha deciso la svolta in Libia senza avvisarvi, e che quindi l’avete appreso dalle agenzie? «L’ho saputo dalle agenzie. Berlusconi mi ha telefonato verso le nove e mezza di lunedì 25, e poi ha chiamato Calderoli e Bossi. Quindi è veramente incomprensibile. Non riusciamo a capire il perché di una decisione così, già contrastata da Berlusconi stesso in consiglio dei ministri. Ha deciso senza consultare nessuno. Inopinatamente. Noi manteniamo la nostra posizione, non cambiamo idea da un giorno con l’altro». Eppure il ministro La Russa ha fatto capire che quelle italiane saranno bombe intelligenti... «Le bombe per definizione non sono intelligenti, perché una bomba non è intelligente. Una bomba devasta, uccide, distrugge. L’intelligenza è risolvere le questioni senza l’uso della forza, ma per via diplomatica. Questa è una posizione intelligente. Le bombe sono un tentativo di raddrizzare una cosa storta che però possono produrre più danno che altro». Non crede nella vittoria contro Gheddafi? «Gheddafi ha un arsenale in grado di resistere a cinque guerre mondiali e una disponibilità di risorse straordinaria. Noi troviamo che questa soluzione non porterà a risultati, se non alle conseguenze che ho detto». Come pensate di uscirne? «A noi interessa capire come si esce dalla Libia, non come si risolve questa situazione interna della maggioranza. Nel programma di governo non c’era scritto: “noi bombarderemo la Libia”. Teniamo una posizione coerente con la nostra impostazione, i nostri principii e la nostra visione». Avete programmato incontri con Berlusconi? «Non mi risulta, sono stato con Bossi tutto il pomeriggio». Il vostro capogruppo Reguzzoni ha detto che siete sulla linea di Napolitano... «La posizione della Lega non è stata smentita dalle dichiarazioni del nostro capogruppo, che poi ha rettificato. Dopo le dichiarazioni di Reguzzoni alcuni quotidiani on-line titolavano “retromarcia della Lega”. Non è così, naturalmente. La linea di Bossi è stata illustrata su la Padania. Siamo contro la guerra, siamo contro le bombe. Dopodiché ci sarà un dibattito in Parlamento e lì vedremo, sentiremo, valuteremo e decideremo cosa fare». Il governo è in pericolo? «Il governo è in pericolo se non fa, se si limita a fare cose contrarie al sentire comune e non fa quello che deve fare. Questo è l’unico pericolo che corre il governo». Quindi attendete il dibattito parlamentare. «Su questa questione ho capito ci sarà un dibattito in Parlamento. Per noi sarà l’occasione di dire la nostra posizione». Ci sarà il voto? «Pare di sì, l’opposizione pare che lo richieda. Fino ad allora non vedo la possibilità per noi di cambiare la nostra linea che è stata dettata da Bossi». Così non si rischia di andare incontro a una pericolosa conta? «Se c’è il passaggio parlamentare mi sembra inevitabile». Insomma, siete pronti ad andare contro il Pdl. «Spero di no, che non accada. Ma non si può dire alla Lega di dire sempre sì. La Lega non può accettare qualunque cosa, anche quelle su cui la Lega è contraria. Non siamo lì solo per portare voti e schiacciare il pulsantino. Siamo partner di governo, chiediamo di essere coinvolti e condividere le decisioni. In questo caso le alternative non sono state seguite. Vediamo cosa accadrà nel prossimo consiglio dei ministri». Non vi ammorbidirete? «La linea è quella di Bossi, il resto sono variazioni sul tema che non influiscono sulla linea. Nel prossimo consiglio dei ministri, quando ci sarà, ne discuteremo. Se ci sarà dibattito alla Camera avremo modo di esprimere le nostre ragioni e i nostri motivi per cui diciamo di no». La Russa ha affermato che Calderoli s’è detto contrario ai bombardamenti perché poco informato. E Berlusconi aveva assicurato che avrebbe convinto Bossi. Non vi ha dato fastidio questo atteggiamento? «Noi non ci innervosiamo mai, abbiamo la tranquillità delle nostre convinzioni. Bisogna sempre decidere lucidamente, noi non prendiamo decisioni emotive. Abbiamo detto “no” subito con Calderoli, poi è stato ribadito da Bossi e da tutti. Vuol dire che c’è una convinzione profonda maturata nel corso di questi mesi. Abbiamo discusso dentro la Lega di quello che era successo. Da sempre abbiamo sostenuto che l’Italia avrebbe dovuto mantenere la posizione della Germania, cioè di astensione. Non dovevamo neanche dare le basi, invece ora c’è una decisione ancora più offensiva. Noi siamo contrari perché coerenti con le nostre posizioni. Poi dovevamo essere informati di che cosa? Che la bomba è intelligente?». Da quello che sta dicendo, ministro Maroni, non si capisce il perché della svolta di Berlusconi. «Questa è la vera domanda. Nell’ultimo consiglio dei ministri aveva frenato La Russa che aveva proposto questa cosa. Berlusconi disse: “non se ne parla”. Poi salta fuori che è lui a proporla. Non so, glielo chiederà Bossi...». Ripetiamo: siete davvero pronti allo scontro col Pdl? «Pure nel Pdl ci sono voci diverse, non è granitico. Ho sentito molte voci contrarie. D’altronde è una decisione di governo, non politica del Pdl. È una decisione del presidente del consiglio e non siamo d’accordo. Non è la prima volta che accade, anche su altre proposte poi assunte a maggioranza dal governo». Su la Padania, col titolo “Berlusconi si inginocchia ai francesi”, ci siete andati pesanti. «Noi siamo gente genuina, per noi o è bianco o è nero. Non siamo troppo diplomatici. Siamo gente seria e responsabile». di Matteo Pandini