Milano, 1° maggio: negozi aperti. Isolata la Cgil

Andrea Tempestini

A Milano, il 1° maggio, commercianti e artigiani potranno tenere aperti i loro esercizi. Giovanni Terzi, assessore alle Attività Produttive del Comune meneghino, ha firmato la richiesta di deroga dall'obbligo di chiusura, accogliendo le richieste di Confcommercio e Unione Artigiani e respingendo le solite critiche giunte da Susanna Camusso e Cgil. "La mia vuole essere una decisione che consente la libertà ad oguno di scegliere se aprire o meno il proprio pubblico esercizio - ha dichiarato Terzi -. Si tratta di un provvedimento non solo utile ma necessario per la vita della nostra città. Non è un atto contro qualcuno - ha sottolineato - ma a favore del lavoro, per non perdere occasioni utili di crescita per un settore che ha troppo pagato il peso della difficile congiuntura economica". Nel dettaglio, la deroga è concessa a tutti gli esercizi pubblici, mentre i negozi fuori dal centro dovranno decidere se restare aperti il 1° maggio o domenica 2 ottobre. TUONI CAMUSSO - La numero uno della Cgil, Susanna Camusso, dopo che a Bologna e a Firenze si era discusso della possibilità di tenere i negozi aperti il 1° maggio, si era scagliata contro la proposta, affermando che nel giorno della Festa del lavoro, a parte i servizi indispensabili, "il resto lo si può lasciare da parte". Alla Camusso ha risposto l'assessore Terzi, secondo il quale "la Cgil ancora una volta ha perso l'occasione, il treno per dimostrare di essere una forza autenticamente riformista e vicina alle reali esigenze del mondo del lavoro". ROMA E FIRENZE - Il dilemma sui negozi aperti, o meno, a pochi giorni dallo sbarco nella Capitale di milioni di pellegrini per la beatificazione di PapaWojtyla, continua a tenere banco tra gli amministratori della Capitale, tra le associazioni datoriali e quelle sindacali. Per il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, "è giusto che decidano i territori insieme ai sindacati e alle imprese". La posizione di Bonanni è ben lontana da quella della Camusso: i sindacati, tanto per cambiare, sono divisi. Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, da parte sua ha previsto la possibilità di apertura per i negozi del centro storico e delle zone adiacianti. Nessuna marcia indietro - nonostante gli attacchi, tanto per cambiare, della Cgil - è arrivata da parte del sindaco di Firenze, Matteo Renzi, che ha autorizzato l'apertura degli esercizi nel centro storico del capoluogo toscano: "Non mi sembra uno scandalo tenere i negozi aperti in una città strapiena di turisti". BRAMBILLA: "LIBERALIZZARE" - Proprio la parola turismo potrebbe essere la chiave per uscire dall’annoso rebus. Delegare quindi agli amministratori delle grandi città - sempre, o almeno in concomitanza con occasioni eccezionali - la possibilità di lasciare ai negozianti "la libertà di saracinesca". Un’idea che l'esecutivo per la verità sembra accarezzare da tempo. "Liberalizzare l’apertura dei negozi nei giorni festivi può dare alla nostra economia la 'frustata' di cui ha bisogno" ha sottolineato il ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla, ricordando di avere da tempo allo studio un disegno di legge per liberalizzare gli orari degli esercizi commerciali nei Comuni a vocazione turistica. "Molte esperienze straniere mostrano quanto un’eccessiva regolamentazione delle attività commerciali rappresenti un forte freno per la crescita e quindi per le entrate dello Stato".