Lega spinge il Cav sul Quriniale. Per far spazio a Bobo o Giulio?

Giulio Bucchi

La Lega spinge il Cavaliere al Colle e rovina la  Pasquetta agli alleati. È il capogruppo Marco Reguzzoni, ospite di Lucia Annunziata, a innescare il dibattito: il premier «può essere tranquillamente eletto presidente della Repubblica». L’interessato non commenta pubblicamente ma s’indigna con l’opposizione, pronta a toccare ferro parlando di ipotesi da brividi. «Sono la persona più liberale del mondo!» si sfoga il capo del governo. Fatto sta che per Reguzzoni «è tra le pochissime personalità di questo paese che possono essere elette al Quirinale». D’altronde, continua il padano, «è normale» che il presidente della Repubblica sia «un ex presidente del Consiglio o un personaggio che è stato al vertice delle istituzioni». È da un bel po’ che in via Bellerio accarezzano l’idea. Basta pensare che, quasi un anno fa, Umberto Bossi aveva risposto al quotidiano spagnolo El Pais, rivelando che l’alleato vuol salire al Quirinale. Il Senatur aveva osservato: «Il presidente della Repubblica oggi viene eletto in Parlamento con mille pastrocchi». Un altro pezzo da novanta della Lega come Roberto Calderoli era stato ancora più chiaro: «Nel 2013 vedrei bene al Quirinale Silvio Berlusconi». Ai microfoni di Sky Tg24 il titolare della Semplificazione promuoveva Tremonti primo ministro, «ma evidentemente, non escluderei un uomo della Lega». Tanto da fare un nome, al Sole 24 Ore: Roberto Maroni. È proprio questo scenario che, con l’uscita di Reguzzoni, torna a galla e agita i sonni del Cavaliere. Anche perché è dell’altro giorno il piano per rilanciare l’economia che proprio Calderoli ha anticipato su la Padania, sottolineando in prima pagina la piena intesa con Giulio Tremonti. Il tutto mentre il professore di Sondrio non aveva ancora sbollito la rabbia per l’attacco sferratogli da Giancarlo Galan dalle pagine de il Giornale della famiglia Berlusconi, e a cui i big leghisti non avevano replicato. Tanto era bastato per sospettare qualche crepa tra via XX Settembre e Bossi: malignità spazzate via dal quotidiano leghista anche se - dice Calderoli - il premier «è stato sempre informato». Quindi nessuno strappo per il progetto «a costo zero» e «basato su edilizia, ricerca, banche, mutui e turismo» sparato da la Padania. Insomma, il feeling tra Umberto e Giulio non è in discussione, anche se il Cavaliere sospetta che il secondo voglia fargli le scarpe. Non è un caso che i suoi fedelissimi smontino lo scenario di Reguzzoni. «Al momento la partita ruota attorno al rafforzamento della maggioranza e alla realizzazione del programma del governo, il Quirinale non è obiettivo di Berlusconi» sbotta il capogruppo alla Camera del Pdl, Fabrizio Cicchitto. Che aggiunge: «È fantapolitica» immaginare un trasloco del Cavaliere. No, «è da brividi» reagisce Pier Luigi Bersani. Di più, «è una sua ambizione per avere l’immunità» ringhia Antonio Di Pietro. Gli spifferi di palazzo raccontano altri dettagli. Per esempio che Silvio sarebbe felice di salire al Colle, se non altro per togliersi lo sfizio di presiedere il Consiglio superiore della magistratura, ma al momento conferma il suo candidato ufficiale: Gianni Letta. La Lega, pur di piazzare a Palazzo Chigi l’amico Giulio Tremonti o Roberto Maroni, sarebbe disponibile a scendere a patti e discutere pure un possibile ingresso nel Pdl. Anche perché Bossi è convinto che per Berlusconi il Colle sia una soluzione ideale. Da ambienti padani, però, smentiscono con forza l’ipotesi di sciogliersi nel partito unitario. Se non altro perché Umberto sogna di diventare prima forza del Nord, mettendo le mani anche sulla Lombardia dopo aver incassato Piemonte e Veneto. Anche Roberto Formigoni, si spingono in là alcuni leghisti, potrebbe essere coinvolto nel trasloco di Silvio. Con un posto succulento a Roma, il governatore non avrebbe difficoltà a lasciare il Pirellone al Carroccio. Al momento sono scenari prematuri. Fantapolitica, per dirla come Cicchitto. Di sicuro, però, Berlusconi non può dare nulla per scontato quando tratta con i padani. Ieri Calderoli, dopo aver proposto di cambiare l’articolo 1 della Costituzione (inserendo un riferimento alla libertà), ha fatto sapere che non darà il via libera ai bombardamenti in Libia. Dagli amici mi guardi Iddio... di Matteo Pandini