Lassini fa tutti contenti: "Scusate, non mi candido"
"Rinuncerò alla candidatura". Roberto Lassini, candidato del Pdl al consiglio comunale di Milano e autore del contestato manifesto "Via le Br dalle Procure", fa marcia indietro. L'ex Dc e alleato "scomodo" del sindaco uscente Letizia Moratti risponde alla pioggia di critiche piovutegli sulla testa e accontenta tutti, a cominciare dal Pdl. "Sono deluso e amareggiato", ha scritto Lassini nella lettera inviata oggi a Giorgio Napolitano, che ieri aveva pesantemente ripreso la sua iniziativa elettorale definendola una "vergognosa provocazione". "Sono rimasto colpito dalle Sue parole - ha scritto Lassini rivolgendosi direttamente a Napolitano". E nella conferenza stampa organizzata a Milano nel tardo pomeriggio di mercoledì ha annunciato ufficialmente le proprie "dimissioni irrevocabili dalla lista del Pdl". Ad Antonio Di Pietro però non basta: "Quello di Lassini è stato un abile e criminale spot per accreditarsi. Ormai è scaduto il termine per rinunciare quindi resterà candidato del Pdl alle amministrative di Milano. È inutile che dica che non farà la campagna elettorale, la faranno gli altri per lui". In effetti, Lassini assomiglia sempre più a un fantasma: nelle liste c'è, ma non farà campagna elettorale. E se prendesse 8.000 preferenze? "Non è una domanda sensata", ha dribblato in conferenza stampa. La risposta più logica? Si dimetterà dal ruolo di consigliere e accetterà qualche altro incarico. Tutto perché, a liste ormai chiuse, non c'è modo tecnicamente di sottrarsi al giudizio delle urne, con tutti i pro e i contro del caso. PDL IN PRESSING - Il Colle, però, non era stato il solo a prendersela con Lassini. Dal sindaco di Milano Letizia Moratti al presidente del Senato Renato Schifani, nelle ultime ore si sono sprecati gli inviti più o meno duri al politico ex Dc a ritirare la propria candidatura. Renato Schifani ha ammonito: "Mi aspetto dal Pdl che prenda ufficialmente le distanze da questo candidato. Occorre far gesti concreti perché si abbassino i toni e vengano condannate senza se e senza ma queste iniziative". Categorica Letizia Moratti, imbarazzata dalla presenza nelle proprie liste di Lassini: "La mia candidatura è incompatibile con la sua". Per il presidente della Regione Roberto Formigoni "sarebbe opportuno che Lassini si autosospendesse", non esprime la linea del partito. Tuttavia - spiega Formigoni - si è rivelato solo dopo che la sua candidatura era stata accettata da indipendente, credo quindi che non sia facile procedere all'esclusione". NIENTE RETROMARCIA - Per molgi giorni, però, Lassini non ha avuto voglia di trattare. E siccome i panni sporchi si lavano sui giornali, meglio se dell'altra sponda, il candidato della discordia ha rivelato a Repubblica: "Mantovani (il responsabile del Pdl Lombardia, ndr) è un vecchio democristiano come me. Mi ha solo chiesto di fare un passo indietro e può significare molte cose. Sono pronto a resistere e se mi arrabbio ho tanto da raccontare, non voglio fare da capro espiatorio". Nessun passo indietro perché, semplicemente, non c'era nessun pentimento da esibire: "Rivendico il mio diritto di opinione, quella del manifesto è una frase forte, è vero ma riprende quanto detto da Berlusconi sui 'brigatismo giudiziario' di certi magistrati". E mentre lo stesso Mario Mantovani, al Corriere della Sera, ha incalzato ("Scriverò una lettera a Lassini, invitandolo a rinunciare alla candidatura, la linea di quei manifesti, per quanto provocatoria, è lontana dal nostro sentire e non può avere il nostro appoggio") e chiamato in causa Berlusconi ("Anche lui mi ha detto che la provocazione andava respinta. Comunque, non c'è nessun coinvolgimento del partito"), la Procura di Milano si è già mossa: il pm Spataro ha aperto un fascicolo contro Lassini e i due responsabili fisici dei manifesti per vilipendio all'autorità giudiziaria. Per procedere, però, servirà il nullaosta del Guardasigilli Angelino Alfano. In ogni caso, saranno polemiche.