Per Silvio c'è un patto Gianfry-toghe Così Di Pietro ringhia: "Lo denuncio"
La miccia è sempre la giustizia. Berlusconi attacca, Fini risponde, Di Pietro querela. Il premier, intervenuto ieri a Milano per aprire la campagna elettorale di Letizia Moratti per le Comunali di maggio, affonda ancora sulle toghe e il loro "pactum sceleris" con il presidente della Camera. Il Cav avrebbe saputo direttamente da "un magistrato" dell'accordo tra Fini e i pm: protezione per il leader Fli in cambio di uno stop ad ogni tentativo di riforma del sistema giudiziario. Dall'altra parte, ricorda Berlusconi, c'è l'assalto della Procura di Milano, "eversiva", al presidente del Consiglio: "Le accuse su cui si basano i miei processi e sostenute dalla cellula rossa dei pm sono assolutamente infondate, l'ho giurato sulla testa dei miei cinque figli e sui miei nipoti", anche grazie alle intercettazioni ("una cosa immonda e non degna di uno Stato libero", contro cui sarebbe un dovere reagire per non fare la fine di Angelo Rizzoli ("espropriato dei suoi beni e condannato ad un anno di carcere e dopo 26 anni è stato assolto da tutte le accuse ed è ancora incensurato"). Il premier ne ha anche per la Corte Costituzionale che "da organo di garanzia è diventato un organo politico la cui maggioranza è composta da giudici di sinistra". Il risultato è un'opposizione costante ad ogni tipo di "scudo" per le alte cariche dello Stato, vista la bocciatura di "lodo Schifani, lodo Alfano e legittimo impedimento". Fini, che oggi riceverà a Roma la giunta dell'Anm, risponde per le rime: "L'escalation di quotidiane menzogne di Berlusconi non è più tollerabile", attacca il leader futurista. "Lo sfido a dimostrare quel che dice - conclude l'ex cofondatore del Pdl -, faccia il nome del magistrato che glielo avrebbe detto, e fornisca le prove a sostegno delle sue parole: se non risponderà, cosa di cui sono certo, gli italiani avranno la prova che non sa cosa significhi la parola vergogna". Si scrive giustizia, si legge Di Pietro. Anche il capo di Italia dei Valori scende in pista per difendere la magistratura contro attacchi di cui "il presidente della Repubblica deve farsi carico". Secondo Di Pietro, Giorgio Napolitano "deve prendere atto che il capo dell'esecutivo definisce un potere dello Stato come un organo eversivo, qualcuno i magistrati li deve tutelare. Il mio appello, forte, è al capo dello Stato affinchè faccia sentire la sua voce". In ogni caso, Tonino non starà con le mani in mano. A In mezz'ora, intervistato da Lucia Annunziata, annuncia: "Andrà a denunciarlo. Su Fini, Berlusconi ha detto cose gravissime. Io non credo che sia avvenuto un fatto del genere ma la magistratura deve indagare perchè o è una calunnia o è un fatto vero. Bisogna accertare la verità".