Thyssen, 16 anni all'ad: fu omicidio volontario
La Corte d’Assise di Torino ha condannato a 16 anni e mezzo per omicidio volontario con dolo eventuale l'amministratore delegato della Thyssen Krupp Harald Espenhahn, ritenuto colpevole in primo grado per la morte di sette operai avvenuta la notte del 6 dicembre 2007 in un rogo nello stabilimento torinese delle acciaierie tedesche. Sono state tutte accolte le richieste dell'accusa per gli altri cinque imputati, accusati di omicidio colposo con colpa cosciente, incendio, rimozione delle misure di sicurezza: 13 anni e 6 mesi per Marco Pucci e Gerald Priegnitz, entrambi membri del board, 10 anni e 10 mesi per Daniele Moroni, dirigente, 13 anni e 6 mesi per Raffaele Salerno, responsabile della sicurezza, 13 anni e 6 mesi per Cosimo Cafueri, capo dello stabilimento di Torino. La società Thyssen è stata sanzionata a pagare un milione di euro, a una confisca di 800mila euro, all'esclusione di agevolazioni e finanziamenti pubblici per 6 mesi, al divieto di pubblicità per mesi. GRANDE ATTESA - La maxiaula uno del Tribunale di Torino era gremita in attesa della sentenza. La sentenza, attesa per le 21, è arrivata intorno alle 21.15. Il procuratore della Repubblica di Torino, Giancarlo Caselli, era seduto in prima fila accanto ai rappresentanti della pubblica accusa, Raffaele Guariniello, Francesca Traverso e Laura Longo. Assenti i sei imputati, tra cui Espenhahn. "E' da due giorni che non mangiamo e dormiamo - commenta Grazia, mamma di Rosario Rodinò, una delle vittime - speriamo che diano a tutti almeno le pene richieste". LE PENE RICHIESTE DAI PM- Nella notte del 6 dicembre 2007, sulla linea 5 delle acciaierie torinesi, divampò un rogo: i dispositivi antincendio non funzionarono, inclusi gli estintori, e sette lavoratori morirono. "Espenhahn non è un cinico assassino", con queste parole l'avvocato Ezio Audisio ha concluso le sue controdeduzioni. I pm Raffaele Guariniello, Francesca Traverso e Laura Longo hanno chiesto per l'amministratore delegato 16 anni e mezzo, tredici anni e mezzo per Gerald Priegnitz, Marco Pucci e Raffaele Salerno, e nove anni per Daniele Moroni. Il presidente della Corte, Maria Iannibelli, prima di riunire la Corte in camera di consiglio, ha chiesto che inaula venga rispettato un "rigoroso silenzio" durante la pronuncia della sentenza. FIOM: "MANCAVANO I DISPOSITIVI DI SICUREZZA: C'E' DOLO" - Dal fronte opposto, la Fiom difende le vittime: "In qualche modo è vero che Harald Espenhahn non è un cinico assassino: c'è un meccanismo che porta a queste stragi, un dolo dovuto al fatto che le aziende non investono in sicurezza". Questo il commento di Giorgio Cremaschi, sindacalista della Fiom Cgil, "Ci siamo costituiti parte civile dall'inizio. Oggi è un momento decisivo per la giustizia sul lavoro in Italia per una delle più drammatiche stragi della Repubblica. Ci auguriamo che la sentenza serva da monito per il futuro. Non c'è solo una colpa, ma un dolo dovuto alla logica aberrante di guadagnare sulla pella delle persone. Queste stragi sono fondate sul fatto che la sicurezza in molte aziende non è tenuta in minimo conti".