Brunetta: "Emma, imprenditori: fate vostro dovere"
La scorsa domenica, la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ha criticato il governo per aver lasciato "troppo soli" gli imprenditori. Il direttore di Libero, Maurizio Belpietro, ne discute con il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta. Il colloquio è andato in onda ne La Telefonata di Mattino 5. Che risponde al presidente di Confindustria che sembra avercela con voi perché, dice, non aiutate le imprese? Sorrido, per una semplice questione. La mia amica Emma Marcegaglia prima accusa il governo di aver lasciato sole le imprese, poi dice, quando il governo interviene, perché magari qualche capitano coraggioso non si trova per salvare questa o quell'impresa, dice 'no, beh, meglio che facciamo da soli'. La solitudine non è un'opinione. Sto sorridendo, perché il concetto di solitudine non si configura con una logica economica. Emma Marcegaglia può e deve chiedere al governo che le imprese vengano aiutate nel senso della semplificazione burocratica, di avere buone norme per far funzionare il mercato, magari qualche aiuto per le esportazioni. Poi però le imprese devono fare da sole perché questo si chiama mercato. Cosa voleva, Emma, che si tornasse al passato, agli incentivi? Cosa voleva Marchionne, che è un bravissimo imprenditore, che si tornasse al passato, quando c'erano i profitti che si teneva Agnelli mentre le perdite le doveva pagare Pantalone? Vedo molta confusione in tutto questo. La Marcegaglia citava il caso Pomigliano, dicendo che forse lì è mancato il governo. Ma per che cosa? Doveva forse il governo metterci dei soldi direttamente oltre a quelli messi per la cassa integrazione? In questi anni abbiamo speso tra i 10 e i 15 miliardi di euro per la cassa integrazione e la cassa integrazione in deroga. Sono soldi di tutti noi per pagare gli stipendi a quegli operai che vedono le loro imprese in fase di ristrutturazione. Questa mi sembra una cosa seria, se le imprese ristrutturano e non tagliano la corda per andare in Cina. Il caso per esempio di Fiat è stato un caso utile, fondamentale, positivo, virutoso: si sono messi dei soldi per la cig, ma poi l'imprenditore ha messo capitale privato. Di più cosa vuole, tornare al panettone di Stato? Il presidente di COnfindustira la chiama direttamente in causa dicendo che lei aveva promesso una frustata per l'economia, a maggio dovrebbe arrivare, e dice: 'Spero che Brunetta tenga fede alla parola data'. In questo mondo tutti controllano tutti. La Marcegaglia fa bene a chiedere che il suo governo faccia il suo dovere, nel senso di migliori regole per far funzionare il Paese. Però noi tutti, il governo compreso, controllano che gli imprenditori facciano il loro mestiere, che facciano gli investimenti, che non delocalizzino, che reinvestano gli utili nella loro azienda e che non vadano in giro a giocare alla finanza creativa. Mi va benissimo il controllo degli amici imprenditori, e sono pronto a dare conto punto su punto delle norme di semplificazione, dell'innovazione e della frustata che arriverà, diciamo così, tra due settimane. E sarà una cosa seria. Ma d'altra parte, se le imprese controllano il governo, il governo dirà la sua su come si comportano le imprese, anche sul loro coraggio nel fare il mestiere da imprenditori. E' una minaccia? Vede, se non interveniva il governo per cambiare qualcosa nel caso di Parmalat, la società andava tranquillamente ai francesi. E magari non era nemmeno un male. Quindi lei difende l'intervento del governo contro Lactalis che era il gruppo francese che stava scalando Parmalat? Qualcuno sostiene che sia dirigismo questo. A me non piace, ma se i francesi lo fanno contro di noi, per simmetria e reciprocità è bene che lo facciamo anche noi nei confronti dei francesi. Ma il governo ne avrebbe fatto volentieri a meno se ci fosse stata una bella cordata di capitali coraggiosi, amici della Marcegaglia, a rilevare le quote di Parmalat. E' probabile che questa cordata ci sarà, ma se non ci fosse stato il governo a dare un aiutino, Parmalat sarebbe già di Lactalis. Ministro mi dà una risposta breve sulla vicenda, lei citava i francesi, sulla faccenda immigrazione? Parigi ha tenuto una linea che forse dimostra come l'Europa esista solo dal punto di vista economico, non politico. 23mila o 25mila migranti li possiamo gestire anche noi, dotarli di documenti e passaporto, rimetterli in contatto con le loro famiglie e fare in modo che abbiano le risorse necessarie per poter andare in Francia. Io sarei per un'ottica uno-a-uno. Ognuna di queste persone ha una storia che deve essere rispettata: se questi vogliono andare in Francia si costruisca una strada perché possano arrivarci. Naturalmente legandoci un po' al dito la questione perché gli amici francesi, che danno sempre lezioni su tutto, questa volta dovrebbero sentire il fiato della solidarietà italiana e del senso del futuro europeo dell'Italia. L'Italia è più europeista di quanto sembri: ha una grande capacità di accoglienza, cosa che spesso gli altri Paesi non hanno.