Don Giorgio: "Signore, fai venire l'ictus a Berlusconi"

Giulio Bucchi

Exit è un programma de La7, con una conduttrice che strilla più di Gad Lerner e addirittura gareggia con lui in faziosità. Mercoledì sera dunque Exit - fra migliaia e migliaia di sacerdoti che ci sono in Italia, che danno una grande testimonianza di carità, che per Cristo sudano da mane a sera - ha scovato un prete che parla, parla, parla. Anzi straparla. E ovviamente la tv ha dato il palcoscenico a lui e alle sue chiacchiere (come vedremo chiacchiere che attizzano l’odio), non a tutti gli altri preti che insegnano la carità e la misericordia. Questo don Giorgio De Capitani, parroco di Monte di Rovagnate, è - a dire il vero - un prete sconosciuto (e dai teoremi confusi), ma smanioso di mettersi in mostra (chissà se lo vedremo all’Isola dei famosi). Forse è per far parlare di sé che ha pensato di spararle così grosse. "FALSI CATTOLICI" - Prima - in segno di umiltà - si è impancato a giudice di tutti i cattolici definendoli «falsi cattolici» in quanto «sono legati alla struttura della Chiesa». Ovviamente «vescovi e gerarchia» per primi sarebbero «falsi cattolici». L’intervistatore non gli ha chiesto perché lui continua a fare il parroco di quella Chiesa e perché da quella Chiesa e da quei «falsi cattolici» prende la congrua mensile. E lui non ha annunciato che rinuncia all’abito e al suo lavoro. No. Ha emesso la sua sprezzante sentenza di condanna generale (che esempio di carità e di umiltà), ma in quella Chiesa di «falsi cattolici» rimane comodamente. Immemore dell’ammonimento di Gesù «non giudicate e non sarete giudicati», ha poi trinciato giudizi così: «Oggi se dovessi dire se il cristianesimo esiste nella Chiesa Cattolica per me non esiste». Don Giorgio, che deve ritenersi l’unico vero cattolico (o forse neanche cattolico perché se la prende pure col «cattolicesimo») è passato poi ad attaccare lo «stato vaticano». Ma soprattutto ha imputato alla Chiesa di non aver fermato Berlusconi che egli sembra considerare una sorta di Anticristo. Infatti, dopo due battute misogine e offensive sulle donne ministro (con qualche volgarità), è andato a cercare il botto con queste parole finali: «Io ho scritto un articolo nell’88 intitolato “Cristo liberaci da Berlusconi”». Secondo questo parroco con Berlusconi in Italia non si vive più: «E allora come facciamo? Non lo so. Forse io sono prete, prego il Padreterno che gli mandi un bell’ictus e rimanga lì secco». AUTOCELEBRAZIONI - Lì secchi sono rimasti in realtà i telespettatori. Il parroco invece tutto compiaciuto, nel suo sito autocelebrativo, invita trionfalmente a guardare la puntata di Exit con la sua performance. A occhio e croce - dando un’occhiata al suo sito, dove è messo in mostra il ritratto di Marx e un articolo sul “manifesto del partito comunista” - questo prete dai capelli bianchi sembra un sopravvissuto degli anni Settanta, quell’angoscioso periodo in cui nelle sacrestie tirava il vento delle ideologie. Un incubo da cui ci liberò il grande pontificato di Giovanni Paolo II. Ascoltando la surreale intervista di questo parroco forse qualcuno dirà: «Signore perdonalo, perché non sa quello che dice». Ma il fatto che un prete in televisione arrivi a evocare il male di qualcuno ha ferito e scandalizzato molti. Non è questione di Berlusconi o non Berlusconi. Ovviamente varrebbe la stessa cosa anche se avesse parlato di Bersani o Di Pietro o Vendola.  È questo un tempo in cui l’odio e il disprezzo tracimano da ogni parte. Almeno agli uomini di Chiesa chiediamo che continuino a insegnare la carità e la misericordia. Come fanno. Con qualche triste e penosa eccezione che conferma la regola. di Antonio Socci