Quinzano, vigilantes eroe per la gente. Per i pm "un assassino"

Andrea Tempestini

Mentre gli scattano le manette ai polsi per duplice omicidio volontario, ieri, diventa padre di una bimba. La piccola Carmela nasce all’ospedale; il padre, appunto la guardia giurata dipendente della Fidelitas che lunedì a Quinzano D’Oglio, Bassa bresciana, ha ucciso due banditi dopo una rapina in banca, in contemporanea è trasferito dalla caserma dei carabinieri al carcere di Canton Mombello a Brescia. È una storia di destino beffardo quella di Mauro Pelella, 34 anni. L’uomo che si è trovato al momento sbagliato nel posto sbagliato (o forse no?) e che in paese ormai è un eroe. Raccoglie consensi a raffica, dal web alla politica. «Gli offriremo assistenza legale gratuita» puntualizza il coordinatore regionale PdL, Viviana Beccalossi, «questo è un mondo alla rovescia in cui sono garantiti i malviventi e non chi fa rispettare la legge, a suo rischio e pericolo e non per lauti stipendi». «Quell’uomo ha sventato una rapina, meriterebbe un premio» gli fa eco il capodelegazione della Lega al Pirellone, Davide Boni. Un caricatore esploso (15 colpi) all’indirizzo della gang, vista con 10.300 euro in spalle, sorda di fronte al ripetuto ordine di fermarsi, che per giunta - ecco la versione della guardia - avrebbe tentato di investirlo con l’auto retromarcia. Insomma, un incastro di circostanze fatali: lui, Pelella, a bordo del portavalori uscito dall’Ubibanca di via Cavour 29; loro, taglierino in pugno, maschere di gomma sul volto, in corsa in strada dalla vicina Cassa rurale e artigiana di via Cavour 23. Finisce che Otello Astolfi, 62 anni, ravvennate con residenza a Torino - esperienza quarantennale in materia di raid predatori con travestimento - e Ivan Alpignano, 38enne di Caselle torinese, vengono raggiunti dai proiettili alle spalle. Un terzo malvivente, Dario Delle Grottaglie, trentenne di Cirie’ (Torino) si dilegua con una bici rubata, illeso, e viene catturato alcune ore dopo nelle campagne. A carico del vigilante la magistratura ieri ha emesso un provvedimento di fermo per duplice omicidio volontario. Secondo il pm Nicola Maria Pace la dinamica dell’azione e la scena del delitto tradiscono una “reazione spoporzionata, che rende impossibile ravvisare le circostanze di legittima difesa o dell’uso legittimo dell’arma”. Una decisione che potrebbe tuttavia essere sconfessata dal gip. La memoria va subito a Giovanni Petrali, il tabaccaio milanese che il 17 maggio 2003 aveva sparato, uccidendolo, a un rapinatore in fuga dal suo negozio. In primo grado fu condannato a un anno e 8 mesi di carcere, in secondo - il 21 marzo 2011 - assolto per “legittima difesa putativa”. Il vigilante del resto è convinto di essere nel giusto: «Sento di aver fatto solo il mio dovere» ha ribadito ieri agli inquirenti. A sentire Roberto Mestrelli della Uil (cui il vigilante è iscritto, ndr) siamo di fronte a una persona «tranquilla ed irreprensibile». A Quinzano, intanto, si moltiplicano le voci a suo favore: «Dispiace per i morti» dice il sindaco, Maurizio Franzini, «ma anche per l’arresto della guardia. La gente è con lui. L’esasperazione per la microcriminalità porta ad azzerare la compassione». Quando si diffonde la notizia del fermo, sul web è rivolta. Nei forum i commenti risentiti si moltiplicano: «Una domanda al pm: se la rapina fosse avvenuta in casa sua? Avrebbe voluto che la guardia sparasse o chiedesse gentilmente ai soggetti se fossero armati?» scrive Gianmarco_bs. «Sono basito, d’ora in poi mi girerò dall’altra parte quando vedrò una rapina» gli fa eco Spark70, «i cittadini non si lamentino, sono più tutelati i delinquenti...». di Beatrice Raspa