Delitto Olgiata, i servizi e le tangenti: vent'anni di frottole
E vediamo d’intenderci, ché di misteri veri in Italia ce n’è anche troppi. Solo si vuol dire che, nel tempo, questa cosa del “qui c’è sotto qualcosa di grosso”, in genere affiancata al “te lo dico io quel che è successo veramente”, ecco, è diventata una sorta d’insopportabile genere letterario, applicato a ogni caso di cronaca più o meno eclatante e poi amplificato dalla Rete che tutto diffonde, stupidaggini comprese - «oh, ma lo sai che la Franzoni è parente di Prodi?». E non li si sopporta più, questi sempre pronti a mostrarsi sicuri che sì, loro lo sanno com’è andata «anche se cercano di nascondercelo». Questi detective da mouse e tastiera, che navigano su Internet collezionando ricostruzioni le più deliranti e «noi sì che c’informiamo», convinti di essere sempre e comunque dalla parte della Verità in lotta contro la Menzogna. E invece si rivelano solo degli spacciatori di cazzate preconcette. SOSPETTI E COMPLOTTI E scusate lo sfogo anche eccessivo, ma l’insofferenza è riemersa dopo la soluzione del ventennale giallo dell’Olgiata, quello della contessa Alberica Filo della Torre uccisa nella sua villa alle porte di Roma. Vero è che quest’episodio risale ad anni in cui Internet era ancora strumento di nicchia, ma il meccanismo è lo stesso. Dunque, nel tempo si è andati ventilando coinvolgimenti dei servizi segreti e fondi neri e conti esteri miliardari e depistaggi. E trasmissioni televisive e libri e articoli hanno raccolto improbabili sussurri, diffuso sospetti e adombrato complotti. Tanto che su Internet si trovano pseudo-approfondimenti titolati Continuano i depistaggi sull’omicidio della contessa Alberica Filo della Torre: Sisde, oppure Misteri d’Italia, il delitto dell’Olgiata: affari, tangenti e servizi segreti. Poi viene fuori che il colpevole è il maggiordomo, e ha ammazzato la contessa con uno zoccolo perché aveva perso il lavoro. E attenzione, che non si vogliono sottovalutare le difficoltà degli investigatori, è ovvio che si indaghi sempre «in tutte le direzioni». Peraltro, è comprensibile che di fronte a un giallo si auto-alimentino leggende. Ma qui ci si riferisce piuttosto a quelli convinti di essere l’avanguardia dei ben informati. Quelli che se la prendono con i mezzi d’informazione che nascondono e non dicono, e quando però gli chiedi dov’è che si sono fatti un’idea se non sui mezzi d’informazione ti rispondono «io m’informo in Rete». E se gli fai notare che in Rete si trova tutto e il suo contrario, ti guardano come se fossi tu, il fesso. Poi è vero, è soprattutto attraverso la televisione che in Italia la stragrande maggioranza delle persone si forma la propria idea, e lì dentro la parzialità è la regola. Ma questo è argomento che si rinfacciano vicendevolmente entrambi gli eserciti del bene, «ma lo vedi che schifo fa Minzolini?», «ma lo vedi tu che schifo fa Santoro?». Quelli che invece, magari con un post sul blog o su Facebook, assicurano di svelare la Verità Nascosta, in genere rivelano invece una sequela di puttanate infondate. LEGGENDE VIRUTALI Ora, che il potere utilizzi anche la menzogna non è proprio una novità, se ne discute da secoli. Ma il paradosso è che questi che «noi sì che sappiamo come va il mondo», volendosi mostrare indipendenti rispetto alle bugie-costruite-ad-arte-dal-sistema-mediatico, si bevono le peggio sciocchezze messe in circolo dal meccanismo uguale e contrario. E, per dire, con sprezzo del ridicolo continuano a sostenere che l’11 settembre se lo sono organizzato gli americani e gli ebrei, e che le scorie nucleari italiane le stanno caricando nottetempo su navi che fanno affondare al largo della Liguria e via così. In ogni caso, a scanso d’equivoci: non si vuol certo esaltare il sistema informativo nostrano, che ce ne sarebbe da dirne i pacchi. Solo esprimere l’ormai insopprimibile insofferenza - perlomeno di chi scrive - verso quelli sempre pronti a tirar fuori dalla tasca la Verità, sempre e soltanto se rispecchia le convinzioni che già avevano prima: ecco, andate a quel paese. di Andrea Scaglia