Bossi stronca il suo disco: "Quanto sono brutte le mie canzoni"
C’è un signore, Mirko Dettori - di professione musicista e intrattenitore - che ha messo in vendita un 45 giri in vinile alla modica cifra di 250 mila euro. Si tratta, ha spiegato al Corriere della Sera, dell’unico esemplare del disco registrato intorno al 1964 da tale Donato. Dove sta la notizia, dunque? Nel fatto che Donato è in realtà Umberto Bossi. La storia circolava da un po’ sottoforma di leggenda, assieme a una fotografia del leader del Carroccio in versione Bruce Springsteen (scontata la similitudine fra il Boss e Bossi) con tanto di dolcevita scuro e chitarra elettrica in braccio. A parte la cifra proibitiva, c’è almeno un altro motivo a sconsigliare l’acquisto del cimelio. Anzi due. Il primo è che non si tratterebbe dell’unica copia in circolazione. Sul web i fanatici del vinile sostengono che l’etichetta discografica, la Caruso, avrebbe dovuto stamparne almeno 200 esemplari. Uno di questi dovrebbe essere in possesso di Giancarlo Giorgetti, che ne è attento custode, almeno così dice lui. La seconda e più importante ragione è che la fatica discografica di Donato è stata stroncata da un recensore d’eccezione: l’autore stesso. Parlando con Michele Bisceglia, cronista della rivista Rolling Stone, Bossi ha liquidato il suo esperimento in campo musicale come una ciofeca. «Non è bello», ha detto, dunque non va ascoltato. LA VICENDA Ma andiamo con ordine e raccontiamo la vicenda dall’inizio. La passione dell’Umberto per la musica non è sconosciuta. L’abbiamo visto intonare “Italia, Italia” assieme a Mino Reitano nello studio di Porta a Porta, per dirne una. Comunque, da tempo circola la voce secondo cui il Senatur avrebbe partecipato, nel 1961, al Festival delle voci nuove di Castrocaro, con il nome d’arte di Donato. Si dice che fu eliminato, ma non si sa altro. Lo scrisse, nel 1993, proprio il Corrierone, alla voce “curiosità”. Nel 2009 l’Unità, a scopo di dileggio, cercò di appurare se qualcuno si ricordasse di quello strampalato esordiente: niente da fare. Nessuno ricordava, nelle foto non c’era traccia del futuro inventore della Lega. Quell’anno la competizione musicale fu vinta da Anna Maria Ramenghi, presentava Anna Maria Gambineri, famosa annunciatrice Rai. Il 45 giri di Donato risale, sembra, a qualche anno dopo. Riporta anche Wikipedia che Bossi «accompagnato dall’orchestra di D.U. Mazzucchelli incide un disco 45 giri (edizioni Caruso) con le canzoni “Ebbro” (boogie woogie) e “Sconforto” (rock-slow), dei cui testi è autore». Questa versione dei fatti circola da oltre dieci anni, ma non si era mai trovato un collezionista che possedesse il famigerato dischetto. Ed ecco che in pochi giorni ne spuntano due. L'ANNUNCIO Mirko Dettori ha pubblicato un annuncio su internet e pure un video su Youtube in cui si sentono alcune, minuscole, parti dei brani, interrotte da rumori di fondo e fastidiosi effetti sonori. Tanto che qualcuno dubita che possieda davvero la registrazione originale: qualche secondo di musica in più non avrebbe certo dissuaso potenziali acquirenti. Il signore, però, ha citato al Corriere anche qualche passaggio della canzone “Ebbro”: «Ebbro di vita, ho chiesto al sole un po’ di luce sul nostro amor. Ebbro, felice, è il mio destino: un inno al sole voglio cantar». Diciamo che si è sentito di meglio. Anche quel minimo che si evince dal file su Youtube non è esattamente entusiasmante. Voce rauca, strimpellamenti da dilettante. E il nostro giudizio è condiviso da Bossi stesso, il quale probabilmente avrebbe volentieri evitato di rimembrare le velleità artistiche del tempo che fu (tra cui anche la tentazione del verso: due poesie in dialetto, “Doman vo cà” e “Duu fioo” uscirono nel ’93 in un libretto allegato a Panorama). Il giornalista di Rolling Stone però l’ha costretto. L'INTERVISTA Questa la scena: a Lonate Pozzolo (Varese), a tarda sera, vanno a cena i fedelissimi dell’Umberto. Il cronista Bisceglia è presente e parte in quarta. Chiede: è vero che da giovane ha registrato un disco rock? Bossi non risponde. Salta su il Trota: «È vero, ce l’ha Giorgetti!». A questo punto, forse, si capisce l’ascesa di Giancarlo nel Carroccio: possiede un’arma terribile di ricatto. Bisceglia chiede di ascoltare il disco o almeno di vederlo. Giorgetti, timido: «Ce l’ho a casa, se il capo vuole…». A quel punto il Senatur sbotta: «No!». E perché mai? «Perché è brutto». Il prodotto fa schifo, bisogna dimenticarlo. Fine della discussione. Al cantante Donato, è meglio non guardar nell’ugola. di Francesco Borgonovo