Saviano saccheggia anche gli albanesi Roberto, non bastava Benedetto Croce?
Conoscendolo, dirà che è tutta colpa della macchina del fango, la quale ormai agisce a livello internazionale al solo scopo di screditarlo. Noi ci limitamo a riportare i fatti. Roberto Saviano, scrittore e stella della televisione, ha fatto parecchio arrabbiare il giornale albanese Investigim, che sul numero del 21 marzo gli ha dedicato un titolone di prima pagina: «Saviano, chi è costui?». All’interno, c’è un lungo editoriale in cui il direttore Alket Aliu accusa l’autore di Gomorra di «fare carriera sulle spalle degli altri». Qual è il motivo di tanto risentimento? Spieghiamo. Due anni fa Investigim ha pubblicato una serie di inchieste riguardanti i rapporti fra la camorra e Sigurimi, cioè la polizia segreta del regime comunista. Dello stesso argomento ha parlato Saviano durante un recente invito (fine febbraio) alla televisione albanese. Lo scrittore campano ha partecipato al popolare programma condotto da Rudina Xhunga su Top-Channel, la principale emittente dell’Albania. Non era la prima volta, lo avevano invitato anche due anni prima a presentare Gomorra. Questa volta, però, il romanziere guru ha voluto fare la predica ai giornalisti locali, invitandoli a indagare sui legami fra i boss italiani e quelli di casa loro. A mo’ di esempio, ha citato alcuni documenti che, secondo lui, dovrebbero essere presi in esame. Guarda caso, sono proprio gli stessi che aveva pubblicato Investigim. «Mi riferisco», dice Saviano nell’intervista a Top-Channel , «ai documenti dei servizi segreti albanesi (...). Di sicuro deve esserci qualche ricercatore che sta studiando i documenti di Sigurimi ma invito gli (...) albanesi a studiare quei documenti, perché provano ufficialmente i rapporti tra la camorra e lo Stato albanese, prima della caduta del regime comunista». Saviano poi indica alcuni esponenti della camorra che si sarebbero occupati di vendere le armi al regime comunista, tra i quali Michele Zaza. Come spiega il direttore Alket Aliu, queste informazioni sono uscite su Investigim. Roberto non solo non cita il giornale, ma parla come se dovesse spronare i colleghi di un Paese arretrato a darsi una mossa. «Che ci fossero legami fra la camorra e Sigurimi fino al 1990-’91», spiega a Libero Aliu, «lo abbiamo scritto noi. E Saviano non ci ha mai nominato. Poi viene in Albania e ci parla di queste cose come se avesse scoperto l’America. A me sembra che questa sia una specie di truffa. Non è che uno può venire qui a filosofare solo perché noi siamo un piccolo giornale e non abbiamo molta visibilità». VICENDA IRRILEVANTE? Dunque la storia finisce qui, con un piccolo giornale straniero in cerca di pubblicità che se la prende con un autore noto a livello internazionale? La domanda è più che legittima: come avrebbe fatto Saviano a venire a conoscenza delle carte ritrovate da Investigim? Una spiegazione c’è (l’ha rivelata ieri, per primo, il sito web del Giornale). Gli articoli della rivista albanese sono stati ripresi e tradotti dal sito internet Osservatorio Italiano, che si definisce «una tela di contatti e di corrispondenti presenti nella regione dei Balcani per dare vita ad un network di informazione indipendente». Da quel sito Saviano ha preso tutte le informazioni. Come? Lo dice il direttore di Osservatorio Italiano, Michele Altamura, che Libero ha contattato ieri mentre si trovava a Sarajevo. «Abbiamo tradotto e pubblicato quei pezzi. Saviano ci ha scritto alcune mail in cui ci chiedeva chi fosse l’autore delle inchieste». Vero. Gli articoli escono la prima volta il 21 gennaio 2009. Il giorno seguente arriva la letterina: «Cari sono Roberto Saviano, autore di Gomorra. Ho letto il bell’articolo su camorra e Albania. Mi piacerebbe incontrare il giornalista che ha redatto tale pezzo. Anche io lavoro su questa vicenda da anni e cerco esperti sulla questione criminale balcanica con cui confrontarmi. Un abbraccio e continuate così. rs». Il direttore risponde: «L’articolo di cui parla è stato redatto da una giornalista albanese che lavora presso l'ufficio di Rinascita Balcanica a Banja Luka, nella Republika Srpska (BH)». E Saviano: «Grazie. Potrei avere la email della giornalista albanese? Mi segnalate gli altri lavori sulle mafie balcaniche che avete fatto? Vi ringrazio». Che l’autore delle mail sia un omonimo dello scrittore? Sembra strano. «Da parte nostra», spiega Michele Altamura, «fornimmo tutte le informazioni e la disponibilità a cooperare, ma dopo aver dato il materiale, non vi è stata altra comunicazione». Dopodiché, Saviano si è fatto intervistare dalla tivù albanese e da alcuni giornali affermando di conoscere documenti dei servizi segreti che i giornalisti d’Albania dovrebbero studiare. A offendere Altamura e Aliu, più che la mancata citazione, è la superficialità dell’autore di Gomorra, che - affermano - quando parla di mafia in Albania non entra mai nei particolari. «Raccontare queste cose per sentito dire», continua Altamura, «è un’offesa per chi come noi lavora nei Balcani. L’intervista a Top-Channel è visibile sul web: sotto ci sono tanti commenti di albanesi arrabbiatissimi per il modo vago in cui parla del loro Paese». Il fatto in sé, dopo tutto, non è gravissimo. Può capitare a chiunque di dimenticare la citazione di una fonte, figuriamoci a una star. Più fastidioso è un altro aspetto della vicenda. Saviano è solito impartire lezioncine ai giornalisti, li divide in buoni (lui e i suoi amici progressisti) e cattivi (la macchina del fango al servizio di Berlusconi). E, a quanto pare, non si limita a predicare in Italia, ma è diventato un esportatore di moralismo. Si atteggia a maestrino del giornalismo duro e puro e poi dove va a pescare le fonti? Su Internet. Come i comuni mortali, con il rischio di sbagliare. IL POVERO BENEDETTO È accaduto poco tempo fa con Benedetto Croce. Saviano aveva citato - nel programma Vieni via con me e nel libro omonimo - un aneddoto sul celebre filosofo. Il cui padre, sepolto sotto le macerie dopo il terremoto di Casamicciola, gli avrebbe detto: «Offri centomila lire a chi ti salva». Nelle memorie di Croce dell’episodio non v’è traccia. Compariva invece in un sito internet che faceva riferimento a un articolo apparso su Oggi negli anni ’50. Articolo che per altro riportava soltanto voci e non dichiarazioni ufficiali. Marta Herling, nipote di Croce e figlia del grande scrittore Gustaw Herling, se l’è presa parecchio. Saviano, invece di scusarsi, ha detto in televisione che si era prestata al gioco della macchina del fango. Quel che Roberto non ha mai commentato è il caso Simone Di Meo, autore di vari libri inchiesta sulla Camorra (l’ultimo è Napoli in cronaca nera per Newton Compton). Come dimostrò Libero tramite accurato raffronto (nel 2008), Saviano utilizzò all’interno di Gomorra alcuni suoi articoli apparsi sul quotidiano Cronache di Napoli, senza mai citare la fonte. In questi giorni, è uscito in edicola il corso di scrittura del Corriere della Sera. Si chiama «io scrivo» e si apre con un dvd che contiene un’intervista a Saviano. Ecco, il problema di Roberto non è che «lui scrive»: è che gli altri scrivono prima. Basterebbe citarli. di Francesco Borgonovo