Par condicio, Zavoli: "No emendamenti"
Zavoli boccia gli emendamenti della maggioranza in Commissione vigilanza Rai: i talk show non sono equiparabili a ai programmi di informazione politica. Il relatore del regolamento per la par condicio per le prossime le amministrative, Sergio Zavoli, ha definito "inammissibili" i quattro emendamenti presentati dal Pdl che equiparavano i programmi di informazione e approfondimento a quelli di comunicazione politica, e che riporterebbero la Rai, in vista della prossima tornata elettorale, a sospendere i talk show così come è avvenuto lo scorso anno con le elezioni regionali. E in una giornata densa di polemiche in Rai (le indiscrezioni sulle prossime nomine del dg Mauro Masi hanno fatto insorgere Usigrai e Tg2) si è fatta viva anche l'Agcom, l'autorità garante per le comunicazioni, che ha disposto il "riequilibrio immediato" del tempo dedicato ad opposizione e maggioranza, ravvisando uno squilibrio a favore del governo, nel Tg1, Tg4 e Studio Aperto. LA SEDUTA IN COMMISSIONE RAI - Zavoli ha sottolineato come l’assimilazione dei talk ai programmi di comunicazione politica "comporterebbe, in primo luogo, una forte limitazione di libertà di espressione e di automomia professionale dei giornalisti;in secondo luogo, la sottrazione di spazi agli adempimenti del servizio pubblico a vantaggio di consultazioni elettorali che interessano poco più della percentuale di elettori richiesti per l’applicazione della par condicio (il 27% dell’elettorato) e che riguadano tematiche di interesse eminentemente locale: e altre che suscitano difficoltà tali, a livello organizzativo, a rendere praticamente impossibile effettuare in tempo utile i vari adempimenti necessari (individuazione certa dei soggetti da invitare, sorteggi, difficoltà logistiche per le stesse forze politiche), anche in considerazione dell’alto numero di soggetti da coinvolgere". L'inizio della seduta in commissione era stata preceduta da una manifestazione di qualche decina di persone (esponenti dell’associzione Articolo 21 e del popolo viola) che chiedevano proprio al presidente Zavoli di "resistere". Poi, a inizio seduta, Zavoli ha preso parola per replicare agli interventi ascoltati nelle due sedute di martedì ed ha subito chiarito: "Non posso che condividere i timori di quanti paventano il rischio di ripetere l'esperienza verificatasi lo scorso anno". Ha ribadito poi che, "come presidente e relatore non posso non condividere le richiamate considerazioni di molte delle pronunce della Corte Costituzionale e del Tar del Lazio, nonchè dall’Agcom nella delibera appena approvata in tema di distinzione tra la disciplina dei programmi informativi e quella della comunicaizone politica". REAZIONI - Soddisfazione per il segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Franco Siddi, secondo cui "gli appelli estremi al buon senso, alla ragionevolezza hanno trovato nel Presidente Zavoli, anche dopo le valutazioni di ieri dell’AgCom, la considerazione più giusta e saggia". Sulla stessa linea anche Giorgio Merlo, vice presidente della Commissione Parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, secondo cui "l'inammissibilità degli emendamenti presentati dalla destra in Vigilanza che puntano deliberatamente alla soppressione dei programmi di approfondimento giornalistico è l’unica risposta credibile che si poteva dare di fronte alla censura invocata dalla maggioranza". Dichiara Merlo: "La risposta del presidente Zavoli, in qualità di relatore, è ineccepibile, corretta e coerente con i recenti pronunciamenti giuridici e regolamentari". AGCOM: "TG FILOGOVERNATIVI, RIEQUILIBRARE" - Il Consiglio dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha adottato un ordine per il Tg1, Tg4 e a Studio Aperto, in cui intima di riequilibrare immediatamente il tempo dedicato alla maggioranza e all'opposizione, evitando la sproporzione della presenza del Governo, specie in relazione alla campagna elettorale per le prossime elezioni amministrative. Sempre a maggioranza, il Consiglio, a conclusione dell'istruttoria avviata nei confronti della trasmissione Report del 24 ottobre 2010 e a seguito di un esposto del ministro Giulio Tremonti, ha ribadito che deve essere assicurato il diritto di replica, già sollecitato in relazione a una precedente puntata. Infine l'Agcom ha deciso di regolamentare i 'videomessaggi' al di fuori del periodo elettorale, nel quale sono vietati.