Lauree taroccate: il vizietto che piace tanto ai padani
La Lega ha problemi con la scuola. Due suoi autorevoli esponenti, il sottosegretario alla Semplificazione Francesco Belsito e l’assessore lombardo Monica Rizzi, hanno giurato di avere titoli di studio di cui in Italia non possono fregiarsi. Il primo ha diffuso curricula in cui si definisce dottore in Scienze Politiche o in Scienze della Comunicazione, titoli strappati all’estero, e ha avuto difficoltà a terminare le superiori. La seconda è addirittura indagata dalla procura di Brescia per abuso di professione: s’è spacciata per psicologa scrivendolo sui volantini elettorali nel 2005, partecipando a convegni e incassando consulenze dalla Provincia. Peccato sia solo diplomata. Il caso Rizzi, sollevato da Libero, sta imbarazzando la Lega: dopo essere stata convocata in via Bellerio pochi giorni fa, il leader del Carroccio lombardo Giancarlo Giorgetti le ha dato due giorni di tempo per buttare giù un memoriale difensivo. L’assessore è vicina alla famiglia Bossi: non s’è candidata a Brescia alle ultime regionali per far posto a Renzo, che poi ha seguito passo passo in campagna elettorale. È stata ricompensata con l’ingresso in giunta con le deleghe allo Sport e Giovani. L’affaire Belsito è più intricato. Dice di essere addirittura bi-laureato, ma è buio pesto pure sul diploma. Lui stesso ha spiegato che, per «un disguido sui timbri», la sua esperienza alle superiori finì con qualche grattacapo. Ha aggiunto di aver frequentato il Palazzi di Genova, ormai chiuso: invece era iscritto all’istituto Abba. Evidentemente non fu ammesso agli esami, perché nel 1991 si buttò proprio sul Palazzi. Da lì, un altro trasferimento. Al Vittorio Emanuele II di Genova, che il 29 gennaio 1992 scriveva alla scuola precedente per avere conferma che lo studente Belsito Francesco avesse frequentato la classe quinta. A questo punto, i certificati sembrano inghiottiti dagli archivi. Quello che è certo è che il girovagare tra istituti - che avrebbe sfiancato un toro – non ha fiaccato il tesoriere leghista. Che oggi proclama di avere addirittura due lauree. Effettivamente, uscito dal tunnel delle superiori strappando un diploma da ragioniere (non si sa dove), nel 1994/95 s’è tuffato nell’università. Prima a Genova, dove la sua carriera risulta annullata. Poi - a sentire la versione dell’interessato, fornita al quotidiano Il Secolo XIX - un altro girovagare, questa volta per gli atenei di mezza Europa. Malta. Poi Inghilterra, a Londra, anche se ha messo nero su bianco di conoscere solo il francese. Un vagabondare che spiega - afferma lui - perché quando è stato nominato sottosegretario, nel febbraio 2010, ha annunciato di essere laureato in Scienze Politiche. Mentre nel 2008, quando finì nel cda della Finanziaria ligure (Filse spa), si era qualificato come dottore in Scienze della Comunicazione: all’epoca aveva solo quel titolo. Stranezze che hanno fatto scattare un’interrogazione in regione Liguria dell’Udc. Il sottosegretario s’è limitato a dire - anche a Libero - di aver querelato per calunnia i cronisti che avevano scritto della sua presunta “laurea fantasma”. Solo pochi mesi fa, pur ribadendo di non avere tempo da perdere («devo occuparmi di come far uscire l’Italia dalla crisi» ha sibilato al Secolo XIX) ha spiegato di malavoglia alcune cosucce. Per esempio che s’è laureato davvero in Scienze della Comunicazione, però in un’università privata di Malta. Che non è riconosciuta dall’Italia. Da lì, ecco il curriculum per la Filse dove ha dimenticato di aggiungere che è sì “dottore”, ma solo per La Valletta. Poi, il grande salto a Londra. Questa volta «in un ateneo riconosciuto» - giura - dove avrebbe fatto Scienze Politiche. Scriviamo avrebbe perché, subito dopo le dichiarazioni del sottosegretario, Libero ha verificato che in Gran Bretagna non risulta nessuna laurea a suo nome fatta riconoscere anche da Roma, così come dispone la legge italiana. Dottore o no, oggi è il potente tesoriere federale del Carroccio: ne conosce tutti i segreti finanziari e gestisce in prima persona anche il forziere ligure (e quindi, a Genova, è tecnicamente il controllato e il controllore dei quattrini padani). Ha ereditato l’incarico da Maurizio Balocchi, quando quest’ultimo è passato a miglior vita, e sta creando qualche malumore tra chi collaborava con la vecchia gestione e oggi si sente emarginato. Belsito è protetto sia da Rosi Mauro (nonostante qualche recente bisticcio) che dalla moglie di Bossi, Manuela Marrone. Non a caso fa parte del cosiddetto “cerchio magico”, il gruppo di fedelissimi che segue come un’ombra il Senatur. Ne ha fatta di strada, il sottosegretario. Classe 1971, da animatore delle discoteche genovesi è diventato autista e portaborse di Alfredo Biondi, in Forza Italia. Poi s’è avvicinato alla Lega. In via Bellerio era solito presentarsi tutte le settimane con focacce liguri e vino bianco. Da lì è iniziata la scalata, irresistibile, che l’ha fatto diventare uno dei fedelissimi del ministro per il Federalismo. È così sicuro di sé da mollare la Porsche Cayenne davanti alla questura di Genova, nei posti riservati alla polizia, scatenando le ire del sindacato. E ha fatto spallucce, quando s’è scritto del suo biglietto da visita trovato a casa di Ruby Rubacuori. Di Matteo Pandini