Sarkozy non molla il comando alla Nato
Dopo le aperture di martedì, la Francia fa una parziale retromarcia: la Nato avrà "un ruolo tecnico nelle operazioni in Libia", ha spiegato il portavoce del governo transalpino Francois Baroin (parole poi confermate dal ministro degli Esteri transalpino, Alain Juppè) al termine del Consiglio dei Ministri. Si allontanano così nuovamente le posizioni delle parti che partecipano alla coalizione anti-Gheddafi, in particolar modo tra Francia e Italia a cui, invece, andrà un ruolo di primo piano nelle operazioni marittime del Patto Atlantico. Nella riunione tra i 28 Stati membri di Bruxelles, secondo quanto riferito da una fonte diplomatica, non si è trovato un accordo sul comando delle azioni militari in Libia. Resta irrisolto il problema di come conciliare il rispetto della no-fly zone sui cieli libici con le operazioni militari finalizzate a proteggere i civili e l'ampezza della missione. NULLA DI FATTO - La voce è stata poi confermata: tra i 28 partner della Nato si è registrato nuovamente un nulla di fatto. I Paesi restano divisi sul ruolo che deve avere la Nato nella coalizione internazionale. La riunione del Patto Atlantico è terminata senza esito ed è stata aggiornata, probabilmente, al giorno successivo, giovedì. "Non ci sono novità", ha riferito una fonte diplomatica, riferendo con poche parole dell'esito negativo dei colloqui. FRATTINI CONTRO LA FRANCIA - Al ministro transalpino Juppè ha successivamente replicato l'omologo italiano, Franco Frattini, durante il suo intervento in Senato. Secondo Frattini era "necessario partire con un'azione urgente che scongiurasse il massacro dei civili", mentre ora "dobbiamo tornare alle regole con un unica catena di comando unificato alla Nato". L'Italia non arretra dalle posizioni espresse sin da lunedì dall'esecutivo. "Bisogna arrivare ad un comando unificato Nato", ha aggiunto il titolare della Farnesina, "perché l'Italia non vuole e deve evitare il rischio di essere corresponsabile di azioni non volute" in Libia da parte di altri Paesi (macroscopico il riferimento alla Francia). "L'unica precondizione posta dalla comunità internazionale è l'abbandono del potere da parte di Gheddafi", ha concluso Frattini: "Non si tratta di fare la guerra, ma di impedire la guerra". POSIZIONE TRANSALPINA - La Nato, aveva in precedenza precisato il portavoce francese, interverrà in Libia come "strumento di pianificazione e di condotta operativa" nell'applicazione di una no-fly zone. Francois Baroin ha indicato che il ruolo del Patto Atlantico sarà prevalentemente un opeartivo e circoscritto alla pianificazioni e alla logistica, ma non decisionale. Quindi, ancor più esplicito, il ministro degli Esteri Alian Juppé, che sottolinea: "La Nato non eserciterà il pilotaggio politico delle operazioni in Libia. Ma interverrà come strumento di pianificazione e di condotta operativa della no-fly zone". PATTO ATLANTICO: "SIAMO PRONTI" - La portavoce dell'Organizzazione Atlantica, Oana Lungescu, circa l'accordo raggiunto tra Usa, Gran Bretagna e Francia per l'ingresso in azione dell'Organizzazione nelle opearazioni militari in Libia, ha fatto sapere che "la Nato è pronta ad agire se e quando sarà richiesto. I piano sono pronti - ha aggiunto - ma perché siano lanciati serve il consenso di tutti i 28 partner e le discussioni sono ancora in corso". La Lungescu ha poi aggiunto: "Noi speriamo e confidiamo che anche i Paesi vicini della Libia diano il loro contributo per far rispettare la risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza dell'Onu" ITALIA, COMANDO OPERAZIONI MARITTIME - Per Roma, come accennato, ci sarà un ruolo di rilievo nella missione Nato per quel che concerne il rispetto dell'embargo delle armi imposto a Tripoli. L'Italia avrà il comando della componente marittima della missione in Libia. Lo ha riferito il colonnello Massimo Panizzi, poravoce del presidente del comitato militare della Nato. L'Italia parteciperà alle operazioni per la realizzazione dell'embargo con tre navi e un sottomarino, ha spiegato in una conferenza stampa a Bruxelles il generale della Nato, Pierre St-Amand. SVOLTA TEDESCA - Il governo di Berlino, dopo il passo indietro di martedì sera ("ci ritiriamo dalle operazioni Nato nel Mediterraneo", ha acconsenstito a impegnare fino a 300 unità del personale delle forze aeree in Afghanistan, sempre nel quadro delle forze Nato. La decisione dovrà però essere avallata dal parlamento il prossimo venerdì. Nel caso fosse approvata la decisione di Frau Merkel, quello della Germania si configurerebbe come un appoggio, seppur indiretto, all'attuazione della no-fly zone sulla Libia. DISSIDI NELLA COALIZIONE - A Bruxelles i 28 rappresentati degli stati membri dell'Alleanza Atlantica erano impegnati a cercare un nuovo schema operativo di comando che mettesse a tacere i dissidi. per ora, però, le posizioni restano molto distanti. Martedì sera, Barack Obama aveva annunciato di aver raggiunto un accordo con Parigi sul comando della missione: la Nato avrebbe dovuto avere una parte di assoluto rilievo nelle operazioni. Successivamente l'Eliseo aveva specificato che non si era parlato di un "ruolo chiave" del Patto Atlantico, ma di un accordo "sulle modalità di utilizzo delle strutture di comando della Nato in sostegno alla Coalizione". I francesi, quindi, non vogliono perdere il ruolo di protagonisti principali delle operazioni in Libia e insistono sull'idea di un "pilotaggio politico" delle operazioni, condotto dai ministri degli Esteri della coalizione. Nel pomeriggio di mercoledì potrebbe esserci un annuncio relativo a una nuova intesa.