De Michelis: "Raìs come Saddam, deve cadere"
Gianni De Michelis non ha dubbi: "Gheddafi è come Saddam Hussein. Non c'è alternativa alla sua rimozione". Intervistato da Libero-news.it, l'ex ministro degli Esteri, che aveva affrontato il dittatore iracheno nella prima guerra del Golfo, vede molte similitudini tra gli eventi di oggi e quelli del 1991. "Come allora, Occidente e mondo arabo si sono coalizzati contro un nemico comune". E sulle possibilità del regime: "Il Raìs è finito ormai da 15 giorni". La decisione dell'Onu sulla no-fly zone è arrivata troppo tardi? "Sono convinto che sarebbe dovuta arrivare comunque, in un modo o nell'altro. D'altronde il regime di Gheddafi è finito 15 giorni fa, con la prima risoluzione delle Nazioni unite: nelle ultime due settimane il Colonnello e i suoi figli hanno dimostrato, con le loro dichiarazioni incoerenti, di aver perso la testa. Sono destinati ad essere abbandonati da tutti. Non ho mai creduto a chi, come molti giornalisti italiani, diceva che i cosiddetti ribelli sarebbero stati sconfitti". Dopo un decennio turbolento si prospetta quindi una nuova era di cooperazione tra paesi arabi e Occidente? "Il risveglio del mondo arabo è un evento che non ha riguardato l'Occidente e che non è stato nemmeno stimolato dall'Occidente. A questo punto si possono venire a creare le possibilità di una vera convergenza tra Paesi diversi tra loro. Stiamo però ancora vivendo una fase delicata: stiamo a vedere cosa succederà nei prossimi anni". Dopo un lungo dominio di Stati Uniti e Nato, le Nazioni unite tornano a far sentire la propria voce nella gestione dei conflitti internazionali... "Esiste un solo precedente a quello di oggi: la prima Guerra del Golfo. Non a caso, come nel 1991, è stata messa in piedi una coalizione tra Occidente e Paesi arabi per contrastare una situazione intollerabile per entrambi. Gheddafi è come Saddam Hussein o Milosevic: non esiste alternativa alla sua rimozione dal potere. Ovviamente, se si troverà un modo per rimuoverlo senza spargimenti sangue bisognerà perseguirlo". Quali saranno le prossime mosse di Gheddafi? "Il Raìs ha perso il suo momento favorevole. Il regime contava nella lentezza di decisione della comunità internazionale e ha usato la sua superiorità militare contro i giovani guerriglieri. Ma dopo stanotte gli equilibri in campo si sono ribaltati". L'Italia ha aderito alla decisione della comunità internazionale. E' un bene o un male? "Dovremmo pensare ai nostri interessi in Libia per quanto riguarda le fonti energetiche e i fondi sovrani. In ogni caso, non dovremmo dimenticare le nostre responsabilità geopolitiche. Per entrambi questi motivi bisognerà evitare uno scenario somalo: vogliamo una Libia stabile". Riuscirà l'Italia a conciliare una possibile azione militare con una stabilità nei rapporti finanziari? "Sì, se l'intervento armato verrà visto in aiuto della popolazione insorta". Quello di oggi è un Gheddafi diverso da quello degli Anni 80? "No. è il contesto che è cambiato". di Andrea Privitera