Yara è riuscita a ferire il suo assassino. Spunta il video del furgone bianco
Yara, la povera Yara si è difesa con tutte le forze. Ha cercato di scappare dai mostri, dalla violenza, dalla morte in quel maledetto campo buio e abbandonato alla periferia di Chignolo d’Isola, a soli 9 km da casa. La ribellione e gli ultimi estremi - disperati - tentativi di salvarsi, resistendo così anche a un brutale abuso sessuale (ma gli inquirenti non escludono ancora con certezza che ci sia stato), avrebbero causato - nella lotta - una ferita all’assassino. Già, Yara potrebbe essere riuscita a procurare una lesione - probabilmente a livello di genitali - a chi l’aveva appena sequestrata all’uscita della palestra di Brembate Sopra. Proprio per questa ipotesi, dunque, gli inquirenti stanno cercando informazioni utili nel Pronto Soccorso di tutti gli ospedali di Bergamo, della provincia e di altre zone lombarde, per capire se tra il 26 e il 27 novembre scorso sia stato medicato qualche uomo con lacerazione di questo genere. Se Yara fosse entrata in contatto con il sangue del suo assassino risulterebbero ancora più determinanti le analisi sul dna (maschile; quello femminili è stato trovato sugli indumenti) rilevato sotto le unghie della ragazzina. LA FERITA ALLA TESTA - Yara, la povera Yara si è difesa con tutte le forze. Ma alla fine non ce l’ha fatta. Le cause del decesso però non sono ancora chiare. La 13enne, secondo gli ultimi accertamenti medico legali, non sarebbe morta accoltellata, dissanguata o per asfissia come ipotizzato finora. A ucciderla, invece, sarebbe stata una ferita mortale alla testa e questo nuovo elemento è stato confermato (così come i ritrovamenti del dna: «Se gli esperti ci dicono che c’è un profilo maschile e femminile non ho motivo di dubitare») dalle parole del pm Letizia Ruggeri, che ieri - giorno in cui in Procura a Bergamo è arrivata la relazione preliminare sugli esiti medico-legali dell’autopsia - ha parlato di «una vasta lesività sul cranio» causata con un corpo contundente usato, insieme a un coltello, per ammazzare la vittima. «Non siamo ancora in grado di dire - ha spiegato poi il magistrato - se si tratta di una pietra o altro. I dati acquisiti non ci permettono di trarre conclusioni certe. Io per il risultato definitivo ho dato 90 giorni agli esperti». A proposito di autopsia ed esami sul cadavere di Yara, c’è chi ipotizza un rito satanico, partendo dal ritrovamento di segni esoterici, riconducibili a una setta runica, sul corpo della ragazzina. Sulla schiena della 13enne, infatti, sarebbero state inferte due linee intersecate (quasi un “x”) a livello lombare e altri due segni paralleli, ma verticali, ai due lati della “x”. Gli inquirenti non sono sorpresi (questa indiscrezione girava già appena ritrovato il corpo ed è stata presa in considerazione), ma pensano che sia solo una casualità. Tanto che Letizia Ruggeri, sorridendo, ha commentato che «Possiamo solo dire che si tratta di segni di difficile interpretazione. Su questa indagine sono al lavoro i migliori esperti d’Italia». Nel frattempo, invece, i primi accertamenti hanno chiarito che il corpo di Yara è sempre stato in via Bedeschi a Chignolo d’Isola e che è rimasto coperto dalla neve per 25 giorni in differenti periodi dei tre mesi (dal 26 novembre 2010 al 26 febbraio 2011): il freddo e le intemperie, quindi, hanno contribuito a cancellare alcune tracce, ma hanno anche rallentato la decomposizione. IL FURGONE BIANCO - E il famoso furgone bianco di cui tanto si è parlato negli scorsi mesi e di cui ha raccontato anche una testimone del vicino paese di Ambivere («L’ho visto sfrecciare, si sentivano urla di una donna»)? Che sia proprio quello immortalato nel fermo-immagine di una banca a Brembate Sopra alle 18.28 del 26 novembre scorso, giorno e ora in cui Yara è scomparsa? Gli investigatori stanno lavorando anche a questa pista (l’immagine è stata pubblicata ieri dal sito Tgcom): il mezzo proviene da via Rampinelli in direzione opposta rispetto all’abitazione della ragazzina e rispetto alla palestra. Pochi minuti più tardi però, alle 18 e 32, lo stesso furgone percorre di nuovo le strade del quartiere. E la telecamera lo filma di nuovo. «Il documento video - viene affermato in un comunicato di Tgcom - è in possesso degli inquirenti ha già portato all’identificazione di alcune persone che fra le 18 e le 19 di quel 26 novembre transitarono fra via Rampinelli e via Gotti». di Alessandro Dell'Orto