Bocchino vive sotto i riflettori. Eppure ci denuncia per stalking
Dice che gli facciamo venire gli incubi. Che lo perseguitiamo intrufolandoci nella sua intimità. Afferma di aver paura persino a rispondere al telefono. E ci denuncia per stalking. Eppure la vita privata di Italo Bocchino viene squadernata sui giornali soprattutto per un motivo: è lui a desiderarlo. Il finiano di ferro ha così tanta smania di apparire e di essere protagonista che a 44 anni ancora da compiere (è nato il 6 luglio 1967) pubblica un’autobiografia. Si intitola Una storia di destra e la manderà in libreria il prossimo 24 marzo (al prezzo di 16,5 euro) l’editore Longanesi, costola di Gems, il gruppo editoriale Mauri Spagnol, cioè l’editore più antiberlusconiano sul mercato. Di questo volume si parla da un po’, lo voleva pubblicare Paolo Mieli per Rizzoli (che ha anticipato l’uscita del libro di Matteo Renzi per non sovrapporre i due “casi editoriali”), ma Longanesi ha fatto un’offerta migliore. Ne verranno stampate circa diecimila copie ma sul contenuto, per ora, ufficialmente c’è il silenzio assoluto. Di certo c’è che la prefazione sarà affidata a Pietrangelo Buttafuoco, amico di vecchia data che con Bocchino condivise un appartamento romano. Sullo stesso pianerottolo dei due camerati abitava un transessuale, il quale nemmeno li salutava, sapendoli fascisti. Pietrangelo ha preso le distanze da Fini (scrivendo le sue motivazioni anche su Libero) ma ha la bocca cucita per via del «patto d’onore», dice, siglato con il fratello di passate militanze. Dall’ambiente editoriale, tuttavia, arrivano un bel po’ di rumors su ciò che le pagine bocchiniane raccontano. Nulla di straordinario, per la verità. Anche perché il finiano non si è distinto negli anni per meriti particolari. Si parla del legame con Pinuccio Tatarella, ma anche dell’amicizia con Francesco Cossiga, col quale - leggenda vuole - faceva colazione ogni mattina. Bocchino scrive, con rispetto, di Maurizio Gasparri e Ignazio La Russa. Ampio spazio è concesso a Silvio Berlusconi. Sulle prime, Italo era vicino al Cavaliere. Ora l’accusa di pensare più a sé che al Paese, danneggiando entrambi. A Silvio imputa la colpa - piuttosto scontata, per la verità - di non aver portato a termine la “rivoluzione liberale”. Interessanti le parti su Gianfranco Fini. Inizialmente, scrive Bocchino, il leader di Alleanza Nazionale lo detestava. Anzi, lo osteggiava proprio. Lo spedì lontano da Roma, cercò in ogni modo di farlo fuori affibiandogli un difficile posto in lista in Campania. Poi, spiega ancora Bocchino, è scoppiato l’amore. Fini ha accettato di incontrarlo e di parlargli. Si sono chiariti. Che il matrimonio sia d’amore o di interesse sta ai lettori stabilirlo. Ci sono passaggi sulla corsa di Fini per la poltrona di sindaco a Roma, quando sembrò che potesse battere Francesco Rutelli. Si narra di quando il centrodestra voleva Antonio Di Pietro come ministro degli Interni e di come fu il pool di Mani Pulite a bloccare l’operazione. Nel complesso, non ci sono grandi slanci politici: né manifesti ideali né proclami. Solo vita privata, con la pretesa che la sua biografia rappresenti i mutamenti dell’Italia di questi anni. L’opera di Bocchino non è esplosiva, anzi pare che sia fin troppo morbida, lavori di cesello alla maniera democristiana. Del resto, quel che importa a Italo è apparire. Il tomo sulla sua vita è solo l’ultima tappa di uno scintillante cammino di autopromozione che ha intrapreso da quando è diventato il più fedele sodale di Fini. Non si capisce come mai lamenti una persecuzione mediatica, perché si strappi i capelli per le malefatte di una “macchina del fango” al servizio di Silvio quando è lui per primo a bramare i riflettori. Rendendosi disponibile pure ai compromessi. Capitò quando si recò in tv da Alfonso Signorini a Kalispera. Munito di cappello da cuoco, cucinava ridendo con uno dei giornalisti più contigui al premier (in teoria, un nemico). Non contento, Italo si è fatto ritrarre anche su Chi, diretto dal medesimo Signorini. Le foto mentre affetta salumi assieme alla moglie gliele sventolò davanti Maurizio Belpietro a Otto e mezzo. E Bocchino si imbestialì. Però si era messo in posa per l’odiato settimanale di gossip berlusconiano. Non solo: si fece ritrarre felice mentre spadellava assieme allo chef Vissani. Tutti episodi che hanno pochissimo a che fare con la politica e rivelano una volontà sfrenata di mettersi in mostra. Fosse coerente, Bocchino ora dovrebbe approntare un’altra denuncia per stalking. Contro se stesso. di Francesco Borgonovo