Yara, pm: "Indagini saranno lunghe" Genitori in procura per dichiarazioni
Sul caso di Yara Gambirasio, polizia ed esperti della scientifica, lavorano da mesi. Ma per dare un nome all'assassino della 13enne bergamasca, nel migliore dei casi, ci vorrà ancora tanto tempo. "Ci vorranno settimane. I risultati non sono definitivi. Gli accertamenti sono ancora in corso e gli esami non sono ancora completati", ha spiegato il pm di Bergamo, Letizia Ruggeri, titolare dell'inchiesta sull'omicidio di Yara Gambirasio, che nel momento cruciale dell'inchiesta (a due settimane della scomparsa) è andata in ferie. IL DNA - Questa è una delle poche dichiarazioni rilasciate dal pm, che cerca di sfuggire ai cronisti e che più volte si è appellata al segreto istruttorio. Sull'eventualità trapelata nei giorni scorsi che sotto le unghie della vittima sia stato trovato il Dna dell'assassino, non si è sbilanciata, come nulla ha voluto aggiungere sulla possibile data dei funerali di Yara, che come spiegato martedì sembrano destinati a slittare alla prossima settimana. GENITORI IN PROCURA - Intanto i genitori della piccola hanno affrontato un nuovo incontro in Procura, entrando negli uffici di Bergamo intorno alle 10 di mercoledì mattina. Secondo le indiscrezioni potrebbe l'incontro potrebbe servire per informarli delle prime risultanze dell'autopsia effettuata sul corpo della figlia. Successivamente si è appreso che i genitori si sono recati in Procura per delle "dichiarazioni spontanee". L’incontro è durato un’ora e mezza, e nè il magistrato nè i coniugi Gambirasio hanno voluto scendere nei dettagli. La pm ha solo specificato di essere stata lei a convocare Fulvio e Maura Gambirasio, ma che sono stati loro a volerle parlare. Intanto continuano i rilievi sul materiale rinvenuto sul posto del ritrovamento del corpo. Secondo alcune informazioni circa l'esito dei rilievi del Ris di Parma e della polizia scientifica, pare che sulla batteria e sulla sim card del cellulare della ragazzina - che l'assassino ha tolto dal telefonino e poi lasciato nelle tasche di Yara - non ci siano impronte digitali o tracce diverse da quelle della tredicenne.