Obama minaccia il Raìs: "Nato studia intervento"

domenico d'alessandro

Il segretario generale della Nato Fogh Rasmussen lancia quello che sembra essere un ultimatum a Gheddafi: "Se le sue forze continueranno ad attaccare sistematicamente la popolazione - dice - la comunità internazionale non può continuare a stare a guardare. E' probabile che in questo momento, in Libia, si stiano commettendo crimini contro l'umanità", ha aggiunto Rasmussen. La possibilità è stata per giunta confermata dal presidente Usa Barack Obama: in una nota ufficiale, la Casa Bianca ha detto di non escludere l'invio di truppe di terra (e questa sarebbe l'ipotesi piu' probabile, mentre viene al momento escluso l'uso di mezzi aerei o da mare). "Per un eventuale intervento in Libia occorre che ci sia un sostegno internazionale", ha in ogni caso ricordato il capo del Pentagono Robert Gates, oggi in visita in Afghanistan. Gates ha parlato anche di Iran: "La reazione del regime degli ayatollah dopo le proteste nel Paese ne ha dimostrato la brutalità", ha detto. Opinione negativa su un ipotetico intervento militare giunge da Mosca: il ministro degli Esteri russo Lavrov ha infatti dichiarato che "i libici devono risolvere da soli i propri problemi interni". Nella serata di lunedì, l'ambasciatore Usa alla Nato, Ivo Daalder, ha annunciato di aver già lanciato l'attività di sorveglianza dei cieli libici 24 ore su 24, con l'ausilio dei radar Awacs. Inoltre, ha annunciato, l'Alleanza si prepara ad eventuali ulteriori passi, quali l'istituzione di una no-fly zone. USA: "ARMI AI RIBELLI" - Tra le numerose opzioni al vaglio dell’amministrazione Usa per reagire alla crisi in Libia ci sono anche forniture dirette di armi agli insorti: lo ha reso noto Jay Carney, portavoce della Casa Bianca. "L'opzione di fornire loro assistenza militare è sul tappeto, perchè nessuna delle opzioni possibili ne è stata rimossa", ha quindi tagliato corto Carney, pur puntualizzando che, se si sta agendo rapidamente nelle varie valutazioni, gli Stati Uniti vogliono tuttavia evitare di anticipare gli eventi sul campo. L'ammissione del portavoce della Presidenza americana in qualche modo avalla le indiscrezioni riferite lunedì dal quotidiano britannico The Independent, secondo il qualeWashington avrebbe chiesto all’Arabia Saudita di provvedere di armamenti i nemici del regime di Muammar Gheddafi, così da evitare un proprio coinvogimento diretto, senza peraltro aver ricevuto risposte di sorta da Riad. RAIS IN FUGA? - Muammar Gheddafi starebbe nel frattempo trattando in segreto con gli insorti. La notizia, che se venisse confermata rappresenterebbe un vero colpo di scena nella rivolta libica, viene rilanciata dall'autorevole quotidiano internazionale in lingua araba al-Sharq al-Awsat. Stando al giornale, pubblicato a Londra, il Rais si sarebbe anche mostrato disposto a rinunciate al potere in cambio dell'immunità per sé, per la propria famiglia e anche per i beni suoi e dei congiunti più stretti. Gheddafi starebbe trattando con il Consiglio Nazionale attraverso un suo emissario che si troverebbe in questi giorni a Bengasi: il rais vorrebbe poter lasciare la Libia in piena sicurezza, raggiungendo un Paese a sua scelta. Avrebbe anche richiesto di non essere processato all'estero. Il giornale, che cita fonti riservate, scrive anche che Gheddafi vorrebbe che fosse convocato il Congresso generale del popolo - cioè il Parlamento - davanti al quale si dimetterebbe, "cedendo le prerogative al Consiglio nazionale". Da parte di quest'ultimo, però, sarebbe giunta una risposta negativa e la conferma che ogni trattativa è, al momento, impossibile. Secondo il quotidiano, inoltre, Gheddafi si starebbe convincendo a lasciare il potere a causa di un improvviso peggioramento delle sue condizioni di salute: avrebbe un nuovo trombo cerebrale, simile a quello da cui fu colpito già diversi anni fa. RAPPORTI ESTERI - Intanto il Colonnello continua a rilasciare interviste. Questa volta parla all'emittente France 24, e accusa i media stranieri di aver dato un'immagine esagerata di quanto sta accadendo in Libia. "Ai miei amici e al mondo dico che è stata data un'immagine distorta delle manifestazioni pacifiche. Molte tv hanno manipolato la realtà - ha affermato Gheddafi - Non bisogna ingigantire i fatti come si ci fosse un grosso problema. Abbiamo aperto le porte ai giornalisti stranieri, invitiamo il mondo ad aprire gli occhi". Il Colonnello ha parlato anche dello strano rapporto che lega la Libia con l'Occidente: "È strano, le nostre relazioni erano buone. La Libia", ha proseguito, "aveva relazioni molto buone con gli Stati Uniti, l'Unione europea e con i paesi africani. Svolgiamo un ruolo cruciale per la pace nel mondo e nella regione" ha sostenuto il rais. "Da noi ci sono anche importanti gruppi petroliferi spagnoli e francesi, e all'improvviso questi paesi hanno dimenticato i loro interessi". Lunga tunica e copricapo marrone, nell'intervista video di France 24 il leder libico ha negato infine qualsiasi ruolo del presidente venezuelano Hugo Chavez nella risoluzione della crisi. "Questa mediazione per ora non esiste. Qui non ci sono problemi: quello di cui abbiamo bisogno è sbarazzarci da queste gang armate". Nel Paese nordafricano, intanto, è stato nuovamente bloccato l'accesso a Internet. COMBATTIMENTI - Nel frattempo, continuano le violenze in Libia. Almeno sette morti e una cinquantina di feriti: è il bilancio dei combattimenti delle ultime ore nella località costiera libica di Ben Jawad, dove si sono scontrate forze pro-Gheddafi e ribelli. A Misurata, negli scontri delle ultime ore, si contano almeno 21 morti e 91 feriti. Ad Agedabia, una delle principali località della Cirenaica in mano ai ribelli, sono ancora in corso bombardamenti: le immagini della repressione messa in atto dal regime vengono mandate in onda in diretta da Al Jazeera. Ras Lanuf è ancora sotto attacco, così come Zawiyah che al momento sarebbe anche isolata. La morsa del Colonnello non si allenta. Per far fronte all'emergenza, torna in ballo l'opzione della no-fly zone. La Francia ha infatti reso noto che la Lega Araba starebbe appoggiando l’ipotesi di imporre una zona di esclusione di volo sulla Libia, così da impedire alle forze di Muammar Gheddafi di colpire i ribelli. MARONI: "NO A INTERVENTO MILITARE" - Ma contro un intervento militare in Libia si schiera il ministro dell'Interno italiano Roberto Maroni: "Sarebbe un errore molto grave. Io credo, e lo ha detto anche la Clinton, che se si interviene nel modo sbagliato la Libia può trasformarsi nel nuovo Afghanistan e nella nuova Somalia, tutto cioè nelle mani dei terroristi. Tutto vogliamo tranne che questo. Per questo ho detto - ha concluso - che è necessario che l'Europa vari un piano di aiuti, il piano Marshall di cui ha parlato anche Berlusconi". AIUTI ITALIANI - Nel frattempo l'Italia prosegue le operazioni umanitarie. La nave 'Libra', che porta 25 tonnellate di aiuti della cooperazione, è entrata questa mattina nel porto di Bengasi. Il pattugliatore della Marina Militare, partita dal porto di Catania, porta 25 tonnellate di aiuti e materiale della cooperazione allo sviluppo del ministero degli Esteri. A bordo, oltre a quattro generatori elettrici, sono state imbarcate tende familiari, 4.000 coperte, unità di purificazione dell'acqua e 40 kit medici per patologie generali. Il pattugliatore trasporta anche acqua, con due serbatoi, rispettivamente da 3.500 e 7.500 litri, e cibo donato dalla cooperazione: 5 tonnellate di riso e 5 tonnellate di latte. All'arrivo nel porto di Bengasi, il rappresentante del Consiglio nazionale libico Ahmad Gehani, parlando con i giornalisti italiani, ha affermato che una delegazione italiana "incontrerà il consiglio nazionale libico. Forse si potrebbe parlare anche di un riconoscimento" da parte dell'Italia, ha proseguito Gehani. Il comandante della 'Libra', tenente di vascello Luca Di Giovanni, ha però tenuto a precisare che la missione italiana ha un carattere "puramente umanitario" FRATTINI - Per quanto riguarda gli aiuti militari, il ministro degli Esteri Franco Frattini è stato più titubante. E' "assai difficile" pensare all'ipotesi di aerei militari italiani coinvolti sul terreno libico, ma "la nostra lealtà euroatlantica ci fa dire che non potremmo negare l'uso delle basi militari. La prima cosa da fare - ha proseguito Frattini - è essere consapevoli che questa tragedia davanti a noi non può essere fermata domani, se non facendo la guerra. E la guerra non è un videogioco, la guerra è una cosa seria". Frattini ha inoltre ricordato che l’Italia ha già dato il via libera al cosiddetto 'contingency plan', un piano della Nato che esamina tutte le opzioni per una no-fly zone. L’Italia conosce "meglio di chiunque altro" la situazione libica, ha poi affermato il ministro Frattini ai microfoni del Tg2, ma il governo italiano ritiene che bisogna portare avanti i contatti con l’opposizione libica "con discrezione altrimenti si rischiano superficialità e confusione". La Farnesina, intanto, conferma che sono in corso colloqui tra Roma e alcuni alleati strategici, come il segretario generale della Lega araba Amr Moussa, il ministro degli esteri degli Emirati Arabi Uniti Abdallah Bin Zaied, i suoi colleghi maltese Borg e bulgaro Mladenov. In serata, poi, Frattini avra' un colloquio col segretario di Stato americano Hillary Clinton.