Gheddafi sfida la realtà: "Rivolte colpa dei media"

Giulio Bucchi

La ribellione in Libia? Tutta colpa dei media occidentali. A dirlo è il dittatore libico Muammar Gheddafi.  Dopo aver sottolineato ieri alle democrazie il suo ruolo chiave contro il fondamentalismo islamico, oggi in un'intervista all'emittente France 24 non risparmia critiche alla stampa. "Ai miei amici e al mondo dico che è stata data un'immagine distorta delle manifestazioni pacifiche. Molte tv hanno manipolato la realtà", ha attaccato. "Non bisogna ingigantire i fatti come si ci fosse un grosso problema. Abbiamo aperto le porte ai giornalisti stranieri, invitiamo il mondo ad aprire gli occhi". RAPPORTI ESTERI - Il Colonnello ha parlato anche dello strano rapporto che lega la Libia con l'Occidente: "È strano, le nostre relazioni erano buone. La Libia", ha proseguito, "aveva relazioni molto buone con gli Stati Uniti, l'Unione europea e con i paesi africani. Svolgiamo un ruolo cruciale per la pace nel mondo e nella regione" ha sostenuto il rais. "Da noi ci sono anche importanti gruppi petroliferi spagnoli e francesi, e all'improvviso questi paesi hanno dimenticato i loro interessi". Lunga tunica e copricapo marrone, nell'intervista video di France 24 il leder libico ha negato infine qualsiasi ruolo del presidente venezuelano Hugo Chavez nella risoluzione della crisi. "Questa mediazione per ora non esiste. Qui non ci sono problemi: quello di cui abbiamo bisogno è sbarazzarci da queste gang armate". COMBATTIMENTI - Nel frattempo, continuano le violenze in Libia. Almeno sette morti e una cinquantina di feriti: è il bilancio dei combattimenti delle ultime ore nella località costiera libica di Ben Jawad, dove si sono scontrate forze pro-Gheddafi e ribelli. La morsa del Colonnello non si allenta. Per far fronte all'emergenza, torna in ballo l'opzione della no-fly zone. La Francia ha infatti reso noto che la Lega Araba starebbe appoggiando l’ipotesi di imporre una zona di esclusione di volo sulla Libia, così da impedire alle forze di Muammar Gheddafi di colpire i ribelli. AIUTI ITALIANI - Nel frattempo l'Italia prosegue le operazioni umanitarie. La nave 'Libra', che porta 25 tonnellate di aiuti della cooperazione, è entrata questa mattina nel porto di Bengasi. Il pattugliatore della Marina Militare, partita dal porto di Catania, porta 25 tonnellate di aiuti e materiale della cooperazione allo sviluppo del ministero degli Esteri. A bordo, oltre a quattro generatori elettrici, sono state imbarcate tende familiari, 4.000 coperte, unità di purificazione dell'acqua e 40 kit medici per patologie generali. Il pattugliatore trasporta anche acqua, con due serbatoi, rispettivamente da 3.500 e 7.500 litri, e cibo donato dalla cooperazione: 5 tonnellate di riso e 5 tonnellate di latte. All'arrivo nel porto di Bengasi, il rappresentante del Consiglio nazionale libico Ahmad Gehani, parlando con i giornalisti italiani, ha affermato che una delegazione italiana "incontrerà il consiglio nazionale libico. Forse si potrebbe parlare anche di un riconoscimento" da parte dell'Italia, ha proseguito Gehani. Il comandante della 'Libra', tenente di vascello Luca Di Giovanni, ha però tenuto a precisare che la missione italiana ha un carattere "puramente umanitario" FRATTINI - Per quanto riguarda gli aiuti militari, il ministro degli Esteri Franco Frattini è stato più titubante. E' "assai difficile" pensare all'ipotesi di aerei militari italiani coinvolti sul terreno libico, ma "la nostra lealtà euroatlantica ci fa dire che non potremmo negare l'uso delle basi militari. La prima cosa da fare - ha proseguito Frattini - è essere consapevoli che questa tragedia davanti a noi non può essere fermata domani, se non facendo la guerra. E la guerra non è un videogioco, la guerra è una cosa seria". Frattini ha inoltre ricordato che l’Italia ha già dato il via libera al cosiddetto 'contingency plan', un piano della Nato che esamina tutte le opzioni per una no-fly zone. L’Italia conosce "meglio di chiunque altro" la situazione libica, ha poi affermato il ministro Frattini ai microfoni del Tg2, ma il governo italiano ritiene che bisogna portare avanti i contatti con l’opposizione libica "con discrezione altrimenti si rischiano superficialità e confusione".