Walter, sconto di 70 mln per gli amichetti romani
«Dossieraggio», «macchina del fango berlusconiana», «bufala colossale». Di fronte allo scandalo della nuova Affittopoli romana, il Partito democratico cerca di parare il colpo accusando gli altri, il centrodestra. Sono loro i fabbricatori del fango: Tg1, Tg5, stampa nemica, è l’accusa. Peccato che la notizia delle case low cost della Capitale, ieri, fosse di dominio pubblico. Fa niente: è sempre colpa di Berlusconi. Conferenza stampa convocata in gran fretta nel quartier generale del Pd. Walter Veltroni, sindaco di Roma fino al 2008, cioè negli anni in cui è avvenuta la grande svendita, non c’è. Impegni inderogabili fuori città. Ma i suoi fedelissimi, il deputato ed ex capo segreteria Walter Verini, gli ex assessori al Bilancio, Marco Causi, all’Urbanistica, Roberto Morassut, alla Casa, Claudio Minelli, sono lì a spiegare che «abbiamo fatto tutto secondo le norme e sfidiamo chiunque a trovare irregolarità». Verini attacca: «È la solita campagna mediatica». Sedi di associazioni a sezioni del Pd e di Sel? «Sì, è vero», ammette il segretario romano Marco Miccoli, «però su 150 circoli, solo 7 sono ospitati negli spazi riservati alle associazioni». Affittati con lo scontone dell’80% assicurato alle strutture con finalità sociali. Ad esempio, Pd e Anpi convivono a via dei Giubbonari, pieno centro, e il canone è low. Sull’Affittopoli e la Svendopoli capitolina dal 2007 ad oggi, comunque, parlerà l’indagine della procura, oltre a una commissione d’inchiesta ordinata dal sindaco, con al vertice Claudio De Rose, ex procuratore generale presso la Corte dei Conti. «Dovrà verificare», spiega l’assessore al Patrimonio, Alfredo Antoniozzi, «tutte le procedure messe in atto nella cessione del patrimonio. Soprattutto se le locazioni dei 1346 beni disponibili siano corrispondenti al valore degli immobili, tenuto conto, però, delle fasce deboli». In tribunale, intanto, è già aperto un fascicolo per abuso d’ufficio, per ora a carico di ignoti. Si indaga per truffa alla pubblica amministrazione. Alle forze dell’ordine gli elenchi completi di Comune e Regione. Leggi tutte le carte di Affittopoli: L'elenco delle vendite del Pio Albergo Trivulzio. L'elenco degli affitti del Pio Albergo Trivulzio. L'elenco degli affitti del Policlinico Fondazione Ca' Granda. L'elenco degli affitti del Comune di Milano. L'elenco degli affitti del Golgi-Redaelli Tutto falso, insiste il Pd. E dà i numeri. «Abbiamo venduto agli inquilini che già abitavano in quegli alloggi», spiega Causi. «Invece Alemanno avrebbe potuto incassare 400 milioni dalla vendita degli immobili, ma non l’ha fatto». Avranno pure venduto, con Veltroni, ma a vedere le tabelle sul sito di Campidoglio Finance srl, spuntano le cifre vere, il portafoglio cartolarizzato. Circa 700 unità immobiliari (668 residenziali, 27 non residenziali) il cui valore di mercato è pari a 189.684.119 euro. Invece la cessione è stata pari a soli 119.485.309 euro. Tradotto: circa 70 milioni di euro buttati dopo l’approvazione, nel 2004, della delibera 221 del consiglio comunale che ha stabilito i criteri dell’alienazione. Al ribasso. A giugno 2005, secondo i dati di Antoniozzi, il Comune ha incassato circa 120 milioni. Ma ne poteva avere molti di più. Al dicembre 2010, a procedura finita, la cifra incassata si aggira intorno ai 150 milioni, comprensivi degli oltre 30 milioni di beni venduti ma non cartolarizzati. In 94 casi si è ricorsi ad asta pubblica. E qui il nome che ha destato più clamore è quello di Gabriele Visco, figlio dell’ex ministro delle Finanze. Visco jr è riuscito a prendere una signora casa (154 metri quadrati più cantina) in via Monte della Farina, posto super chic di Roma, a soli 910mila euro, un quarto del prezzo di mercato. «Ho presentato l’offerta migliore per una casa che era perfino occupata», ha tagliato corto. E continua a difendersi, attaccando Libero, anche la senatrice Anna Finocchiaro, che pur non essendo notaio si è aggiudicata un appartamento riservato solo ai notai, per di più pagando il 30 per cento in meno del valore di mercato. Nella lunga lista degli affitti a canoni irrisori di Roma, invece, non figura il Teatro della Cometa, questo sì, tirato in ballo erroneamente. «Magari pagassimo 2.482,56 euro l’anno», scandisce il direttore Marco Pepe. «Siamo in affitto da privati, nello splendido Palazzo Pecci Blunt, e la cifra è decisamente più alta». di Brunella Bolloli