Bossi, Tononi, Tulliani: Fini ha perso la bussola

Giulio Bucchi

"Il problema non è Bossi ma Berlusconi che ha concesso a Bossi di essere il dominus del governo. Il vero presidente del Consiglio è Bossi". Gianfranco Fini non fa sconti al Cavaliere e prova a 'ridimensionarlo' all'indomani della fiducia alla Camera sul Federalismo fiscale, bandiera politica della Lega. Ospite della puntata di Porta a porta di questa sera, il presidente della Camera e leader di Futuro e Libertà prova il dito nel rapporto di ferro tra Pdl e Carroccio: "Berlusconi è un signore che ha bisogno del rapporto vitale con la Lega perché solo con la Lega possono essere approvate alcune leggi". Quindi un sussulto, tra il patriottico e il malinconico: "Oggi non c'è più nella maggioranza uno che, come facevo io, contesta Bossi quando dice cose lesive dell'identità nazionale". Identità nazionale, "meritocrazia e legalità" sono, secondo l'ex capo di An, i valori della destra italiana. Peccato per la buccia di banana del caso Montecarlo. Quando scoppiò la grana, il presidente futurista aveva assicurato che si sarebbe dimesso in caso fosse risultato che l'appartamento monegasco sia intestato a Giancarlo Tulliani. E' pentito di quelle parole? "Assolutamente no", risponde secco Fini, preferendo non aggiungere altro perché "fra qualche giorno si pronuncerà la magistratura". GIANFRANCO NERVOSO - Che Fini sia un po' innervosito, lo si capisce dal duello verbale con lo stesso giornalista: "Il piano per il Sud del governo non ha avuto alcun effetto se non qualche servizio a Porta a porta...". Vespa replica: "Abbiamo fatto un servizio sul piano per il Sud...". E Fini: "Ho detto qualche, non abbia la coda di paglia". Qualche minuto dopo, altri siparietti, con il leader Fli che non rinuncia alle battutine: a proposito di giustizia, "E' noto che lei (Vespa, ndr) è molto informato su quel che fa Berlusconi", oppure "Dovrebbe chiedere al presidente del Consiglio che lei frequenta". E quando il conduttore lo interroga ancora sul tema-giustizia, Gianfranco perde le staffe: "E' possibile che in questo Paese di debba parlare sempre della giustizia e dei problemi di Berlusconi?". E poi via alla gaffe. Chi sarà il leader del Terzo polo? "Casin? No, sarà Tononi...", prova a minimazzare la questione Fini. Peccato che Tononi sia in realtà il leader dei LibDem Italo Tanoni... GHEDDAFI E PROCESSO BREVE: VERGOGNA - Fini non rinuncia ai distinguo sull'operato del governo (anche quando lui lo sosteneva). "Quando a Gheddafi hanno steso il tappeto rosso io sono stato l'unico che non l'ho ricevuto. Abbiamo ecceduto con Gheddafi per realpolitik, per il petrolio. Gheddafi è un satrapo sanguinario e ora cerchiamo di tamponare la situazione". E sul processo breve: "E' una vergogna con la norma transitoria. Va contro i cittadini". NEUTRALE SUL CASO RUBY - Negli ultimi giorni sono montate le polemiche sul caso Ruby ed il ruolo del presidente dell'aula di Montecitorio, non esattamente super partes. Ma nel salotto di Bruno Vespa Fini getta acqua sul fuoco delle polemiche: "Inevitabilmente il passaggio sarà in Ufficio di presidenza e il mio parere non sarà espresso, visto che il presidente della Camera non vota". Poi però torna duro sul giudizio politico a proposito dell'ex 'socio' nel Pdl: "A Berlusconi basta dirgli sempre di sì e gli va tutto bene". E quando Vespa lo punzecchia ("Ma allora lei ha sempre detto di sì in 16 anni?"), Gianfranco si stizzisce: "Ma non avevo mai commesso l'errore di consegnargli la storia della destra italiana".