Gli sciacalli Idv non rispettano nemmeno la morte

Giulio Bucchi

Di rado la ragione sta tutta da una parte sola, ma ieri è stato uno di quei casi. Alla Camera c’era il ministro della Difesa che stava commemorando l’alpino morto in Afghanistan, Massimo Ranzani, e tutto faceva fuorché della tronfia retorica; raccontava di un paio di soldati che quasi si vergognavano di non essere partiti per il fronte: «Speriamo nella prossima volta» gli avevano detto. È a quel punto, a spezzare un clima rispettoso come purtroppo non c’è quasi mai, che dalle file dell’Italia dei valori si alzava la voce sgraziata dell’onorevole Fabio Evangelisti: «Retorica!», urlava. Retorica. È così che va oggi: un pistola che non capisce che il momento è sbagliato e inopportuno, da qualche tempo, spunta sempre, perché rischiare una figura da idioti non fa più paura a nessuno. A correre il rischio stavolta è stato questo ex parlamentare comunista per tre legislature (poi il Pds non l’ha candidato più) che poi si è riciclato con Di Pietro, uno che notoriamente prende tutti. Ignazio La Russa ci è rimasto male e gli ha pure risposto: «Sciacallo». Poi si è pentito, perché ha capito che in quel modo si metteva sullo stesso piano dell’italiota dei valori. Uno che ha il fegato di parlare di retorica, l’italiota, come se non sapesse quanta ne ha fatta il suo signore e padrone - Di Pietro - proprio su argomenti come questo.  Tonino nel 1999 era stra-favorevole alle truppe in Kosovo (disse che bisognava bombardare anche nei giorni di Pasqua: controllate sulle agenzie) e gli mancava soltanto l’elmetto in testa: «Non si può far finta di fare la guerra tirandola in lungo e rischiando la figura dei calabrache». Poi, due mesi dopo, diveniva pacifista e proponeva letteralmente di «gettare dei fiori bianchi nell’Adriatico»: «Si possono uccidere persone innocenti? Si può, dall’alto delle nuvole, buttare bombe a grappoli?». Disse così: ma non era retorica, no. Parliamo di uno, Di Pietro, che nel 2004 era stra-favorevole alle truppe in Iraq e che poi, dieci mesi dopo, riuscì a esporre la bandiera arcobaleno assieme a quella degli Stati Uniti, questo prima di chiedere il nostro immediato ritiro: «La guerra in Iraq va definita come un’occupazione». Ora è morto un altro soldato italiano: e mentre viene commemorato, come non era mai accaduto prima, arriva un signor nessuno delle brigate rozze a urlacchiare e a rompere le palle. Già nel febbraio 2010 l’avevano sospeso per 12 giorni per rissa: è gente così.  E parlano pure di valori.