I lefebvriani chiedono scusa

Dario Mazzocchi

Alla fine i lefebvriani hanno chiesto scusa. Lo hanno fatto nei confronti del Papa per le affermazioni negazionistiche del loro vescovo al centro delle polemiche, monsignor Richard Williamson. Il superiore Bernard Fellay in persone si è rivolto a Benedetto XVI: le opinioni di Williamson “non riflettono in nessun caso la posizione della nostra Fraternità”. Il comunicato è stato rilanciato dalla sala stampa del Vaticano e vi si legge: “Abbiamo avuto conoscenza di un’intervista rilasciata da mons. Richard Williamson, membro della nostra Fraternità San Pio X, alla televisione svedese”. “In questa intervista, egli si esprime su questioni storiche, in particolare sulla questione del genocidio degli ebrei da parte dei nazionalsocialisti. È evidente che un vescovo cattolico non può parlare con autorità ecclesiastica che su questioni che riguardano la fede e la morale. Le affermazioni di Mons. Williamson non riflettono in nessun caso la posizione della nostra Fraternità”. E quindi “noi domandiamo perdono al Sommo Pontefice e a tutti gli uomini di buona volontà, per le conseguenze drammatiche di tale atto. Benché noi riconosciamo l’inopportunità di queste dichiarazioni, noi non possiamo che costatare con tristezza che esse hanno colpito direttamente la nostra Fraternità discreditandone la missione”. Anche Fini contro il vescovo negazionista Gianfranco Fini prende parola nella polemica che ha investito il Vaticano dopo il “perdono” concesso al vescovo lefebvriano Williamson, reo di aver sostenuto l’inesistenza di camere a gas nei campi di concentramento nazisti. E lo fa proprio nel corso della Giornata della Memoria con la quale vengono ricordate le vittime della Shoah. “C’è il dovere di indignarsi e non minimizzare quando rieccheggiano teorie negazioniste sempre infami e ancor di più se arrivano da chi ha un incarico religioso”, ha affermato il presidente dalla Camera mentre a Montecitorio si teneva la cerimonia per la nascita a Roma del museo dedicato alla Shoah. Parole che sono state pronunciate di fronte allo stesso Renzo Gattegna, il presidente dell’Unione delle comunità ebraiche, tra i protagonisti del dibattito degli ultimi giorni. Fini ha rimarcato il ruolo che devono avere le istituzioni “per la difesa e per la promozione dei principi di dignità della persona sanciti dalla Costituzione”. Un modo per “contribuire a preservare gli italiani di oggi, e a maggior ragione quelli di domani, dai veleni mai del tutto scomparsi dell’antisemitismo e del razzismo”. Sul tema interviene anche Walter Veltroni. L’olocausto, per il segretario del Pd, è stata una “tragedia” e “nessuno, in nessuna parte del mondo, qualunque divisa o tonaca indossi, tanto più se importante, può arrivare a negare ciò che non può essere negato”.