Cuffaro, cognato picchia un comunista: 4 mesi di carcere
E' colpevole di aggressione nei confronti di un ex deputato di Rifondazione Comunista: con questa accusa il giudice monocratico di Palermo Fabio Licata ha condannato a quattro mesi Gerlando Chiarelli, cognato dell'ex presidente della Regione Sicilia Totò Cuffaro. Assieme a Chiarelli è stato condannato a due mesi anche Salvatore Buscemi. I due, poi, dovranno risarcire il danno a Forgione: il primo dovrà sborsare 25mila euro, il secondo 15mila. La difesa dei due condannati IL CASO - L'aggressione risale al 21 dicembre 2004: l'allora deputato Francesco Forgione, secondo la sua stessa versione, era insieme ad alcuni compagni di partito nel centro di Palermo, intenti nella raccolta delle firme per le dimissioni di Cuffaro. A questo punto Chiarelli, anch'egli in giro con alcuni amici, ha iniziato ad aggredire verbalmente gli esponenti comunisti, minacciandoli anche di morte. Alcuni passanti hanno addirittura chiamato il 113 denunciando un rapimento, che in realtà non era avvenuto. Gli agenti, una volta rintracciata l'auto con a bordo il cognato di Cuffaro, hanno constatato che non era successo alcunché di illegale e hanno rilasciato dopo poco tutti. LA VERSIONE DI CHIARELLI - Chiarelli, invece, ha raccontato di essere stato avvicinato da uno sconosciuto palermitano per la raccolta firme, ma quando questi ha carpito il suo accento agrigentino avrebbe iniziato a offenderlo. Alla risposta di Chiarelli, lo stesso sarebbe stato nuovamente insultato, dopodiché ha preferito - insieme ai suoi amici - allontanarsi a bordo di un'auto. LA REAZIONE DI CUFFARO - Cuffaro, ai tempi della vicenda, si era detto "amareggiato" perché "persone a me vicine affettivamente pensando di prendere le mie difese si siano in realtà lasciate prendere la mano con incaute reazioni". L'ex Governatore, poi, aveva anche ribadito "la condanna verso qualunque reazione o comportamento teso in qualsiasi modo a ledere l' esercizio della libertà democratica. Sono atti da non commettere mai, neanche di fronte alle più offensive intenzioni provocatorie".