Laureata? Puoi fare la badante: in Italia c'è sovraqualificazione

domenico d'alessandro

"Ormai anche per fare i camerieri bisogna essere laureati". Questa frase, regina dei luoghi comuni per tutti i giovani neolaureati, sta diventando sempre più concreta e veritiera. E non è più un luogo comune, dato che i laureati costituiscono una notevole fetta dei giovani che cercano lavori mai considerati particolarmente appaganti o remunerativi. Nel futuro ci vorranno sempre più badanti, operatori di call center, addetti al telemarketing, cuochi e vigilantes. Ma per queste attività gli uffici delle risorse umane chiederanno sempre più titoli di studio superiore - anche la laurea - per snellire e semplificare la selezione e perché una cultura di base sarà necessaria anche per i lavori "più umili". E' un fenomeno, quello della sovraqualificazione, che negli Usa ha preso piede da anni (attualmente il 17% dei baristi ha completato il proprio percorso universitario, così come il 32% delle massaggiatrici). Secondo InfoJobs.it, la principale realtà in Italia e in Europa nel settore del recruiting online, sono in costante aumento anche nello Stivale le offerte di lavoro per posizioni medio-basse. E moltissimi laureati si candidano per ricoprire ruoli di profilo non propriamente alto: per le offerte di vigilantes il 33% dei CV giunge proprio da laureati, mentre si tocca quota 30% per la ricerca di custodi. Colpiscono anche altri dati: le fasce d'eta che inviano curriculum per queste professioni giungono sino ai 34 anni, e il fenomeno interessa il Paese in maniera generalizzata. Alla faccia dei luoghi comuni.