Affittopoli-bis: rubano la casa anche ai ciechi
Nota: a Milano la campagna di Libero ha costretto a "parlare" prima il Comune, poi la Fondazione Ca' Granda e quindi il Pio Albergo Trivulzio, i cui vertici hanno fatto un passo indietro. Ora Affittopoli si abbatte su Roma. Segue l'articolo di Brunella Bolloli e Fabiana Ferri. Sul quotidiano in edicola oggi tutti i particolari, il commento di Giampaolo Pansa e nell'articolo di Franco Bechis le "magagne" dell'ex premier Dc De Mita. Quando si tratta di case ai potentoni l’Ente ciechi ci vede benissimo, diceva tempo fa il perfido Dagospia. Sintesi efficace per rendere la situazione del patrimonio immobiliare dell’Ipab Sant’Alessio, l’istituto di assistenza e beneficenza per ciechi di Roma. Una realtà che all’ombra del Colosseo era nota più per i suoi sprechi e le sue vicissitudini giudiziarie, che per l’opera benefica verso i propri assistiti. Fino a quando la Regione Lazio, nel 2010, non ha deciso di mettere ordine. L’Istituto vanta un patrimonio di oltre settecento appartamenti la metà dei quali affittati, da regolamento, ai non vedenti. Gli altri però a dipendenti dell’ente e a privati. Non senza sorprese. Cento metri quadri a via Vittoria, pieno centro? Solo 700 euro al mese. Un sogno per chi cerca casa nella Città Eterna. Per non parlare di 878 euro per 160 metri quadrati a via Urbana (rione Monti), 312 euro mensili per 80 metri quadrati vicino al Parco della Caffarella, 471 euro per 112 metri quadrati in via Novacella, al Laurentino, di 600 euro per 132,25 metri quadri a via Merulana, di 550 euro per 88 mq a piazza Campitelli, quasi di fronte al Campidoglio, di mille euro per un trilocale al secondo piano di via Sistina. Leggi tutte le carte di Affittopoli: L'elenco delle vendite del Pio Albergo Trivulzio. L'elenco degli affitti del Pio Albergo Trivulzio. L'elenco degli affitti del Policlinico Fondazione Ca' Granda. L'elenco degli affitti del Comune di Milano. Per chi non è pratico di Roma parliamo di via Margutta, la strada dei pittori. Un piccolo gioiello tra piazza di Spagna e piazza del Popolo, parallela di via del Babuino. Il cuore della Roma modaiola e artista, la strada di Federico Fellini e Giulietta Masina, simbolo della Dolce Vita, ci ha abitato perfino Totò. Ebbene, qui il Sant’Alessio ha proprietà sia ad uso abitativo che commerciale. Ad altezza strada i laboratori dei pittori, sopra garçonniere o loft ristrutturati, di ogni metratura. A spulciare gli elenchi (pubblici) sul sito dell’istituto c’è da rimanere di stucco. Soprattutto perché è riportato un appartamento categoria A/4, uso abitativo, terzo piano, metri 88,35. Prezzo di affitto: 88,15 euro al mese. Un euro a metro quadro. Più bello che vincere al Superenalotto. La data di stipula del contratto risale al 1949, scadenza 1990. E poi? «Inagibile», spiega il presidente Gianluca Lucignano, subentrato al Sant’Alessio dopo che il bubbone era già scoppiato. Però inagibile non risulta da nessuna parte. E altrettanto bizzarro è nello stesso palazzo, l’affitto di soli 149,25 euro mensili per un immobile di oltre 90 metri. Al civico 51, dove nel ’53 si girò una mitica scena di “Vacanze romane”, con Audrey Hepburn e Gregory Peck. Lasciare andare un patrimonio simile è un sacrilegio, eppure lo scandalo c’è e finalmente qualcuno se n’è accorto. Celebre è il caso del capo della segreteria dell’ex ministro prodiano alla Difesa, Arturo Parisi. Il 3 maggio 2007, riferiscono le cronache del Tempo, negli uffici del Sant’Alessio è arrivata una missiva per un alloggio in affitto in via Margutta. Non un posto qualsiasi. «La voglio proprio lì», specificava la domanda, che poi riportava anche la metratura (centro metri, possibilmente in buono stato). Una richiesta specifica seguita alla lettera del 25 aprile 2007 che lo stesso ministro Parisi fece scrivere (su carta intestata del ministero) dal capo della sua segreteria, Sandra Cecchini all’allora presidente del Sant’Alessio, Mario Dany De Luca. La richiesta, nel giro di poche settimane, fu accolta. Purtroppo, però, un appartamento di cento metri quadrati non era disponibile. Ma ecco la soluzione: due case comunicanti. Una di 51 metri quadrati a 1.315 euro al mese, l’altra di 41 a 1.518. Anche se il secondo immobile era ad uso commerciale. Fa niente. Cecchini risulta abiti ancora lì. Altri inquilini illustri dell’ente regionale sono lo scenografo Gaetano Castelli (reduce dal successo di Sanremo), che al primo piano della scala B di via Margutta ha il suo atelier, Enrico Carone, già capo segreteria dell’ex leader del Pds, Achille Occhetto, che paga poco più di mille euro, il costruttore romano Pierluigi Toti, che nel 1997 ha conquistato un appartamento di circa 100 metri quadrati dietro Fontana di Trevi. E molti altri. Spesso lo stato fatiscente degli immobili ha giustificato le cifre irrisorie della locazione. «Ma la pratica deve finire», assicura a Libero il presidente Lucignano, nominato con la nuova amministrazione dopo una stagione di commissariamento dell’ente. «Non voglio fare come il Pio Albergo Trivulzio di Milano. Con la mia gestione solo aste regolari e affitti adeguati». Gli inquilini sono avvisati.