'Nuova Affittopoli', adesso spuntano anche i "furbetti" dellla Capitale
Nota: il giorno successivo a quello in cui i vertici del Pio Albergo Trivulzio milanese - coinvolti nello scandalo delle locazioni a prezzo stracciato - fanno un passo indietro, Affittopoli si abbatte anche su Roma. Segue l'articolo di Francesco De Dominicis. Tutti i particolari sul quotidiano in edicola oggi. Il più grande patrimonio immobiliare concentrato sotto un unico cappello. Stiamo parlando dell’Enasarco, l’ente di previdenza degli agenti di commercio e dei promotori finanziari. Secondo gli ultimi dati della Corte dei conti l’ente è proprietario, in tutto, di 273 complessi immobiliari, per un totale di 481 fabbricati distribuiti su quasi tutto il territorio nazionale. Più nel dettaglio i cespiti che costituiscono il patrimonio ammontano a circa 45.000 unità, di cui 17.000 con destinazione residenziale, 27.000 pertinenze a servizio delle abitazioni e 1.000 unità a destinazione commerciale. Quasi tutti gli appartamenti sono nella capitale. Complessivamente, il valore a bilancio del patrimonio immobiliare è di circa 3 miliardi mentre quello ai prezzi attuali di mercato è di ben 6 miliardi. Numeri da capogiro e attorno ai quali, a più riprese, negli scorsi anni sono sorti scandali più o meno di vaste dimensioni. Sia per la questione delle locazioni a prezzi particolarmente vantaggiosi (attualmente i canoni applicati risultano mediamente inferiori del 56% rispetto ai valori medi di mercato rilevati dall’Agenzia del Territorio) sia per il piano di dismissione immobiliare. Leggi tutte le carte di Affittopoli: L'elenco delle vendite del Pio Albergo Trivulzio. L'elenco degli affitti del Pio Albergo Trivulzio. L'elenco degli affitti del Policlinico Fondazione Ca' Granda. L'elenco degli affitti del Comune di Milano. Così, in queste ultime ore mentre a Milano è caos per il caso affittopoli legato al Pio Albergo Trivulzio, a Roma è tornato alla ribalta il gigantesco e chiacchierato patrimonio immobiliare dell’Enasarco. Una delle vicende più note è quella che ha toccato da vicino l’ex presidente della Confcommercio, Sergio Billè, l’ex numero uno Enasarco, Donato Porreca, e un suo collaboratore, Fulvio Gismondi. A metterli nei guai era stato l’immobiliarista romano Stefano Ricucci. Siamo nel settembre del 2006 e Ricucci parla davanti ai pm della capitale. «Avrei dovuto pagare una tangente di 50/60 milioni di euro, anticipandone 3 milioni, e il 40% andava a Billè un altro 40% al presidente Enasarco Porreca e il restante 20% a Gismondi. L’obiettivo era vincere la gara per la gestione degli immobili». Una torta da decine di miliardi di euro che ne avrebbe fruttato altrettanti attraverso la vendita, l’adeguamento degli affitti, e la gestione manageriale. Secondo le carte della procura di Roma, confermate dallo stesso Ricucci, la cordata di cui era parte l’immobiliarista romano, formata da Deutsche Bank, Magiste international e la ex Popolare di Lodi di Fiorani, mesi prima del bando per l’assegnazione della gara, avrebbe avuto informazioni decisive per potersi aggiudicare il bando stesso vincendo la concorrenza di giganti quali Pirelli re e banche d'affari. Ma la gara non fu mai aggiudicata anche per una rottura all’interno della cordata Ricucci (Deutsche Bank si sfilò dall’accordo). Due anni più tardi esplode la polemica sugli appartamenti in affitto ai vip. Si è scoperto così che ministri, sottosegretari, agenti segreti, sindacalisti e burocrati d’alto rango abbiano ottenuto case prestigiose a canoni i di favore, con la possibilità di riscattarli a prezzi stracciati. Un po’ di nomi li hanno tirati fuori il Fatto quotidiano e il Corriere della Sera. Elenchi assai lunghi. Pio Pompa, collaboratore del Sismi finito sotto inchiesta: 165 metri quadri in via dei Georgofili 123, 698 euro di affitto. Luciano Gaucci, ex «patron» del Perugia: altri 168 metri quadri, al piano di sotto, a 700 euro. Oppure Roberto Castelli, attualmente viceministro delle Infrastrutture ed esponente della Lega: 96 metri a Monteverde, «750 euro con le spese» come lo stesso Castelli osservò a suo tempo. «Prezzi di mercato» precisavano ieri dal suo staff. Poi il colpo di scena. «Prevedendo l’ennesima montatura il viceministro proprio oggi (ieri, ndr) ha firmato la disdetta del contratto» ha rivelato l’entourage del leghista. Altri nomi eccellenti, sempre secondo quanto riportato dal quotidiano di via Solferino, erano stati portati alla luce da affittuari più anziani tutti preoccupati per la regolarità delle procedure di vendita: Elio Vito (Pdl) alla Farnesina, Girolamo Sirchia sulla Nomentana, Mario Palombo al Portuense, Benedetto Adragna (Pd) al Della Vittoria vicino a Donato Bonanni, figlio del leader Cisl, Francesco Amoruso (ex An) ai Parioli accanto a Francesco De Gennaro, figlio del prefetto, e al capo della polizia Antonio Manganelli. Anche Vito non ci sta e raggiunto al telefono spiega: «Sì abito ancora nella casa dell’Enasarco, ma il mio caso è tutto diverso». Il suo canone dovrebbe essere sui 1.700 euro per 90 metri quadri. Sirchia, invece, è uno di quelli che probabilmente ha riscattato l’immobile, ma è anche uno dei pochi ad aver pagato canoni a tre zeri. Certo sarebbe interessante conoscere le cifre. E mentre gli affitti vanno avanti la vendita è partita. Il kick off a gennaio dello scorso anno con procedure che dovrebbero garantire trasparenza. È stata scartata, infatti, la strada che portava ad affidare a una società esterna il piano di dismissione degli immobili. Il percorso è ripartito nel gennaio 2010 e da allora viene tutto gestito in casa. di Francesco De Dominicis