Nuova Peron: nell'attacco al Cav la Bindi vuole la ghigliottina
Con le buone - tipo le elezioni - non ci riescono. Con le cattive - tipo le inchieste della magistratura - incontrano inattese difficoltà. E allora non restano che le cattivissime: tutti con fiaccole e forconi sotto Palazzo Grazioli e Berlusconi lo si manda a casa alla libica. La via insurrezionale all’alternanza di governo a sinistra sta prendendo piede di pari passo con la recrudescenza di un certo forcaiolismo tanto al chilo. BINDYMEDIA A tracciare la linea è Rosy Bindi, presidente del Partito democratico e fresca di investitura vendoliana a grande capo della Santa alleanza anti-Cav. Bindi-pensiero, punto primo: «Sappiamo che, per quanto il presidente del Consiglio farà di tutto per non presentarsi a giudizio, ormai è il giudizio del popolo italiano che lo ha dichiarato colpevole». Bindi-pensiero, punto secondo: «Colpevole non di reati o peccati, ma colpevole di aver calpestato il principio della dignità delle istituzioni e di aver ferito il comune senso morale». Rosy, per la cronaca, ne ha anche per il compagno di partito Matteo Renzi, definito «frutto del berlusconismo». Ma non ancora condannato dal popolo, per sua fortuna. Il punto, però, è il Cav. E dunque l’anatema etico senza redenzione comminatogli da un non meglio chiarito organismo identificato come «popolo» e certificato dalla Bindi. Roba al cui confronto i tribunali maoisti della rivoluzione culturale erano santuari delle garanzie. E roba che contribuisce a far capire da quale brodo culturale vengano fuori gli appelli del Partito comunista dei lavoratori (il movimento mignon dell’ex rifondarolo Marco Ferrando) a «fare come in Tunisia e in Egitto» e mettere in piedi «una grande marcia nazionale di lavoratori, giovani e donne su Palazzo Chigi, con l’assedio prolungato e di massa dei palazzi del potere sino alla caduta del governo». O gli scalmanati del popolo viola che fanno a cazzotti con la polizia davanti al cancello della villa di Arcore. O i neo-inquisitori del Palasharp con le condanne in tasca già belle e pronte a processo ancora da cominciare. CHIAMAMI PERON Una deriva, quella della sinistra verso la mistica delle orecchie mozzate, che allarma il PdL. «In piedi a fianco della ghigliottina», attacca il vicecapogruppo azzurro alla Camera Osvaldo Napoli, «la signora Bindi ha sentenziato il taglio della testa». Napoli, che bolla l’atteggiamento della Bindi come «populismo peronista», invita il governo ad «affrontare l’esame delle aule parlamentari su riforme di grande respiro», perché «la maggioranza è importante trovarla, e quanto larga sarà l’intelligenza delle opposizioni a stabilirlo». E l’impressione è che, se l’aria che tira nel Pd è questa, nei settori più moderati dell’opposizione ci sarà la fila per scendere dal carretto del boia. di Marco Gorra