Da Pezzali al giappone: le fughe di notizie sui social network

domenico d'alessandro

Esplode la polemica Twitter a Sanremo. Con un messaggio sul social network dei cinguettii, Max Pezzali ha annunciato la sua eliminazione dal Festival ben 45 minuti prima della comunicazione ufficiale in diretta tv. Apriti cielo. Cerchiamo di riepilogare quanto accaduto. Intorno alle 23:45 Gianni Morandi, sul palco, ha dato lo stop al televoto. L'esito della votazione popolare sarebbe stato unito a quello degli orchestrali - valevano il 50% del totale ciascuno - e insieme avrebbero dato vita alla classifica finale. Il risultato del televoto, evidentemente, è pressoché immediato: i potenti mezzi tecnologici della società che gestisce il voto del "pubblico sovrano" seguono costantemente l'afflusso di sms e telefonate. Poi, giusto il tempo di fare qualche calcolo ed ecco la classifica ufficiale e definitiva. Che, venerdì sera, promuoveva dieci cantanti e ne bocciava due. LO SCOOP DI MAX PEZZALI - A questo punto, i giornalisti della carta stampata, che dovevano "chiudere" i propri pezzi in fretta, sono stati messi al corrente dell'esito: a tutti è stato chiesto di mantenere il silenzio assoluto, di non pubblicare e diffondere i risultati fino all'annuncio in tv. Max Pezzali, forse informato dall'organizzazione o dai suoi discografici, questa richiesta di mantenere il silenzio non l'ha rispettata. "Si torna a casa!Eliminati io e Tricarico", ha scritto su Twitter pochi minuti dopo la mezzanotte dal suo iPhone. E per scatenare il passaparola tra gli utenti del social network è bastato qualche clic col mouse. La notizia è stata ribattuta rapidamente: la diretta di Libero-news.it, prima in Italia, l'ha ripresa a 00:26, qualche istante dopo Pupo l'ha riferita sulla radio ufficiale del Festival, Radio1 Rai. Dicono che gli uffici stampa siano furibondi, in conferenza stampa qualcuno ha anche chiesto il licenziamento di Pupo. Il direttore di Radio1 ha detto che il cantante toscano "non l'ha fatto in malafede", ma è una leggerezza che in un evento come Sanremo non dovrebbe accadere. DIVIETO "MONDIALE" - Le polemiche su un uso improprio dei social network, però, non sono una novità. In alcune situazioni, addirittura, Facebook e Twitter sono stati messi al bando. Lo sanno bene i calciatori delle Nazionali spagnola, inglese e brasiliana impegnati nel Mondiale 2010, che per più di un mese hanno dovuto salutare profili, status, tweet causa "possibili distrazioni". I loro allenatori Del Bosque, Capello e Dunga volevano i calciatori concentrati al massimo in vista dell'impegno sudafricano, e non potevano essere "distratti dai possibili commenti", diceva lo spagnolo Del Bosque. Nella seleçao, però, personaggi come Kakà, Julio Cesar, Felipe Melo e Luis Fabiano hanno violato le regole: troppa nostalgia dei cinguettii. Golfisti e tennisti non se la passano meglio: i partecipanti alla Ryder cup e agli Us Open non hanno potuto aggiornare i propri profili, gli organizzatori temevano la diffusione di notizie riservate e confidenziali. Il divieto, nel caso del torneo tennistico americano, valeva anche per lo staff, il personale dei campi di Flushing Meadows e i familiari dei calciatori. Censura totale, in pratica. DIVIETO PER I "FISCHIETTI" - Il problema ha toccato, in un paio di occasioni, anche lo sport italiano. Il presidente dell'Associazione italiana Arbitri Marcello Nicchi ha proibito ai propri associati di rilasciare "dichiarazioni non autorizzate" su internet nei post-partita. Lo stesso lo ha annunciato il numero uno del Comitato italiano Arbitri di Pallacanestro. Salvo autorizzazione, sono vietati aggiornamenti di status e tweet. DAI MARINES AL GIAPPONE - Promulgato il divieto di tweet anche ai marines. "Questi siti sono un rifugio sicuro per soggetti e contenuti malevoli. La natura dei social network crea aperture vulnerabili ad attacchi hacker, espone informazioni non necessarie al nemico ed è un facile canale per la fuga di notizie, che rischia di compromettere la sicurezza operativa, delle comunicazioni e del personale", si legge in un comunicato diffuso tra i soldati americani, a cui viene permesso di accedere ai social network solo al di fuori degli orari di lavoro. In Giappone, invece, i candidati alle elezioni dell'agosto 2009 non hanno potuto fare campagna elettorale su Twitter: "Violano le regole - si diceva - perché i tweet andrebbero giudicati alla stregua di letteratura e immagini", che nel Paese nipponico sono assolutamente bandite prima di andare alle urne. ... FINO A HOLLYWOOD - L'ultimo caso giunge da Hollywood. E pensare che sono stati propri i divi del cinema americano a far scattare la Twitter-mania. I cinguettii di Demi Moore e Ashton Kutcher e le foto, scattate durante i momenti di intimità poi pubblicate sul social network, hanno fatto il giro del mondo. Nella Mecca del cinema, da qualche tempo, è severamente proibito usare Twitter: le star potrebbero più o meno inconsapevolmente pubblicare notizie riservate sui film di prossima uscita. In molti contratti (come quello di Cameron Diaz per il quarto episodio di Shrek) sono stati aggiunti dei commi appositi: "Vietato l'uso di social network come Facebook o Twitter", si legge. Più chiaro di così. di Domenico D'Alessandro