Affittopoli, oggi la lista di chi ha comprato
Il day-after la pubblicazione della lista (LEGGI LA VERSIONE INTEGRALE), dopo la Corte dei Conti, anche la procura di Milano ha cominciato ad occuparsi di Affittopoli. Un fascicolo è all'attenzione del procuratore aggiunto Alfredo Robledo, il magistrato che si occupa principalmente di pubblica amministrazione. Per ora non c'è nessuna ipotesi di reato, ma se dal primo esame dovessero spuntare "anomalie", la richiesta formale potrebbe essere la richiesta degli elenchi per verificare la congruità dei canoni con quelli di mercato, ed eventualmente procedere per abuso d'ufficio. LE LISTE AL CONSIGLIO - Intanto il Trivulzio, lunedì consegnera al presidente del Consiglio comunale di Milano, Manfredi Palmieri, l'elenco degli immobili venduti negli ultimi cinque anni. In un comunicato l'istituto dichiara di "voler dimostrare la propria correttezza istituzionale e trasparenza nei confronti dei cittadini milanesi. Saremo pronti a rispondere", si conclude il comunicato, "ai quesiti che ci verranno posti". PARLA LA MORATTI - Della brutta storia degli affitti agevolati per i vip ha parlato anche il sindaco di Milano, Letizia Moratti. "Mi auguro che l'elenco degli appartamenti sia completo. Ho chiesto e continuerò a chiedere trasparenza e completezza sui criteri con i quali vengono assegnati e sui successivi criteri con i quali vengono monitorati per controllare che non ci siano affitti che continuano troppo a luno o alloggi vengono dati in subaffitto". Replicando a chi chiedeva se la città fosse ancora corrotta dopo Tangentopoli, il Sindaco ha risposto: "Milano è una citta che ha sempre saputo reagire a tutte le difficoltà che ha avuto e anche alle brutte pagine. Sono certa che anche in questo caso la farà avendo tra l'altro il presidente consegnato le liste appena avuto il benestare del Garante. Credo che sia la dimostrazione che c'è una volontà piena di collaborazione. Vigileremo". Infine, per il sindaco è presto per considerare le dimissioni dei vertici del Trivulzio: "Aspettiamo di vedere quali sono i risultati. Quindi prima vediamo i nomi in relazioni ai canoni, alla metratura e al luogo nei quali ci sono questi affitti. Vediamo se i canoni sono di mercato. Prima facciamo un'analisi attenta, non facciamo i processi prima di aver analizzato i fatti. Se i fatti non saranno positivi", conclude, "prenderemo tutte le iniziative del caso". LE PUNTATE PRECEDENTI DELLA CAMPAGNA DI LIBERO - 18 gennaio: Il Comune pubblica gli elenchi -21 gennaio: Anche il Policlinico svela la lista -25 gennaio: Ecco le consulenze esterne di Palazzo Marino Segue l'articolo di Massimo Costa, pubblicato su Libero di sabato 19 febbraio Eccola, la lista completa degli inquilini del Pio Albergo Trivulzio. Sette pagine zeppe di modelle, politici, giornalisti, magistrati, parlamentari, ballerini e manager. Tutti in affitto a prezzi stracciati nelle case del glorioso ente pubblico milanese, proprietario di 1.054 appartamenti sparpagliati tra il centro, la periferia e l’hinterland del capoluogo lombardo. Il velo di omertà, che Libero ha fatto cadere dopo una martellante campagna giornalistica durata 45 giorni, nascondeva una lunga serie di personaggi pubblici. Da Carla Fracci al dg del Milan Ariedo Braida, dal fratello di Luca Cordero di Montezemolo all’ex consigliere regionale lombardo PdL Sveva Dalmasso. L’ente assistenziale più famoso della città, la «Baggina», è nato nel 1771 per aiutare poveri e bisognosi: i suoi appartamenti, però, finiscono spesso in supersconto agli amici e agli amici degli amici. Qualche esempio? Se un comune mortale cerca 70 metri quadri in piazza del Carmine, pieno centro a pochi passi dal Duomo, si sentirà chiedere non meno di 2 mila euro al mese; il Trivulzio, invece, chiede nello stesso stabile soltanto 400 euro al mese. C’è anche Gaia Bermani Amaral, la modella diventata famosa grazie a uno spot della Tim: a lei il Trivulzio ha consegnato un appartamento di 72 metri quadri in centro. Il canone? Meno di 700 euro mensili, almeno il 30% in meno dei valori di mercato. Diciotto anni dopo l’arresto dell’ex presidente Mario Chiesa - il blitz che diede inizio all’inchiesta “Mani pulite”- il Pat torna nella bufera. Da Tangentopoli ad Affittopoli. Per legge, il 60% degli appartamenti dell’ente pubblico devono finire agli sfrattati. Le altre assegnazioni, invece, sono decise dal comitato ristretto composto dal presidente Emilio Trabucchi, il direttore generale Fabio Nitti (consigliere provinciale PdL), e il direttore del patromonio Alessandro Lombardo. I cittadini presentano le offerte, e l’ente sceglie il vincitore. Sostiene il Pat: «Premiamo sempre chi ha un reddito maggiore». I canoni ridicoli, dice il Trivulzio, sono «decisi dall’Agenzia del Territorio. Non c’è nessun privilegio». Davanti alla richiesta di una maggiore trasparenza, però, il presidente Trabucchi, ha puntualmente fatto orecchie da mercante. Il numero uno del Pat prima ha dribblato il consiglio comunale accampando la scusa delle ferie all’Isola d’Elba, poi si è trincerato dietro alla privacy degli inquilini. Il verdetto del Garante è stato una doccia fredda: «Non ci sono ostacoli alla consegna dei nominativi ai consiglieri». Incalzato dal sindaco Letizia Moratti e da una fronda bipartisan di politici locali, Trabucchi ha deciso finalmente di mollare la lista delle case d’oro. Nomi, prezzi, metri quadri e date dei contratti. Un atto dovuto, se pensiamo che il Comune nomina 4 membri su 7 del cda del Trivulzio compreso il presidente (gli altri 3 li sceglie la Regione). Risolto il giallo dei nomi, ieri intorno alle liste del Pio Albergo si è aperto un altro mistero. Barbara Ciabò, presidente della commissione Casa (Fli), ha avanzato il dubbio che il database reso pubblico non sia completo: «Potrebbero mancare 150 nomi, se questo sospetto trovasse fondamento sarebbe gravissimo». Il Comune, inoltre, aveva chiesto anche i dati delle compravendite immobiliari degli ultimi 5 anni. Un faldone che conterrebbe altri nomi scottanti e che è tuttora custodito gelosamente nei cassetti dell’ente. Di tutto il patrimonio sterminato del Pat, gli unici alloggi messi all’asta sono quelli di via della Spiga 5, tra le griffe della moda e le boutique extralusso. Beppe Menegatti è il marito di Carla Fracci, la quale paga 45 mila euro l’anno per 187 metri quadri. Non una barzelletta, certo, ma un canone inferiore ai prezzi di mercato. «Paghiamo una cifra alta» dice Menegatti, «il nostro appartamento custodisce 27 anni di lavoro. Dentro ci sono anche opere di grande valore, come un ritratto a matita di Eleonora Duse e altri oggetti che vorremmo donare a qualche museo». Sarebbe la prima esposizione in memoria di Affittopoli.