Italo ultimo giapponese "Un giorno Fli crescerà"

Giulio Bucchi

Futuro e Libertà assomiglia sempre di più alla Fortezza Bastiani di buzzatiana memoria. Pochi soldati rimasti a tenere la guardia contro il nemico Silvio Berlusconi, manipoli in fuga e soprattutto una rinascita sempre vicina, a parole, e mai così lontana nei fatti. Il partito di Gianfranco Fini sta perdendo pezzi importanti (i futuristi Menardi, Pontone e Saia sulla lista dei partenti, e anche i deputati big Ronchi e Urso pensano aprogetti alternativi) e, soprattutto, ha perso l'appoggio di Casini e l'eventuale sponda del Pd. Ironicamente, come ha notato il direttore di Libero Maurizio Belpietro, al presidente della Camera (che ieri ha parlato addirittura di corruzione da parte di Berlusconi nei confronti dei suoi ex uomini) non resta che vivacchiare fino alla fine della legislatura per poi abbandonarsi ad un destino alla Fausto Bertinotti: la pensione, sia pur d'oro. Guarda su LiberoTv il video-editoriale di Maurizio Belpietro. ITALO-GIAPPONESE - Eppure c'è chi in questo Deserto dei Tartari continua a calarsi l'elmetto e puntare e caricare la baionetta, come l'ultimo giapponese della Seconda Guerra Mondiale. E' Italo Bocchino, il cattivo consigliere di Fini, che ostinatamente fa spallucce: "Il partito non si sta sfaldando. Al momento al Senato il gruppo di Futuro e libertà c'è". Le vicende di questi giorni sono questioni che succedono nei congressi veri e nei partiti veri. Il problema è che gli osservatori non sono più abituati a congressi veri". Il riferimento polemico al Pdl è scoperto, come quando lancia il proclama: "Noi ci appelliamo a tutti coloro che vogliono creare un partito liberale, riformista e moderato. Quel che doveva essere il Pdl e non è stato". Bocchino, anzichè guardare al proprio movimento (la ribellione di Urso e Viespoli è rivolta proprio alla sua leadership, in vece di Fini), se la prende con la maggioranza: "E' in corso un accanimento terapeutico con il quale si cerca di allungare i tempi del governo, ma non guarisce".  Ecco perché l'alternativa sarebbe proprio Fli: "Fini ha detto che c'è una Italia fuori del Palazzo cui lui si rivolge. Si guarda agli elettori e non agli eletti. C'è una Italia che secondo tutte le indagini demoscopiche dà una buona fiducia a Fini". Fiducia a Fini anche in assenza di un vero partito, visto che l'Assemblea costituente di Milano è stata più che altro un'occasione persa. "Entro l'anno  - promette Bocchino - avremo una straordinaria struttura organizzativa. Fli avrà almeno 200mila iscritti, 110 presidenti provinciali del partito eletti dagli iscritti, così come coordinatori regionali, con il massimo della partecipazione e il massimo della democrazia. Insomma, una testa un voto". In questo momento è in corso la segreteria del partito, a Roma. "Martedì c'è la riunione dei coordinatori regionali per convocare i congressi in tutta Italia". Allora, forse, i futuristi potranno iniziare a costruire. Dopo aver fatto la conta, però.