Benigni fa il professorino a Sanremo. L'idea: portare nelle scuole il video
Il giovedì a tenaglia della Rai matrigna (con Berlusconi) ha avuto un comune denominatore. Le minorenni. Ad 'Annozero' si parlava di Ruby, con Michele Santoro a mettere sotto torchio i dipendenti berlusconiani Ambra e Staffelli. A Sanremo, sul palco del Festival, le 'minori' Emma (tra i big) e Micaela (tra i giovani) davano spettacolo. In mezzo, lo show di Roberto Benigni, che dopo 5 minuti di comicità si è lanciato in una lezione di storia appassionata (e un po' noiosa) sull'Italia, il Risorgimento e l'Inno di Mameli. Il Cavaliere? Mai citato, sempre evocato... ASCOLTI - L'attesa della vigilia giustifica gli staordinari ascolti del Festival: la prima parte, quella con Benigni, raggiunge i 15,398 milioni di telespettatori, per uno share stellare del 50,23%. Nella seconda parte gli indici restano eccezionali: 7,529 milioni, share 53,2%. La media ponderata fa toccare alla terza puntata del Festival i 10 milioni di spettatori, con uno share del 46%. Nel dettaglio, l'ora di monologo del Premio Oscar sono stati seguiti da circa 18 milioni di telespettatori, mentre lo share ha sfondato quota 60%. Annozero scende ai 4.250 milioni di telespettatori, con uno share 14,13%. Agli altri, le briciole. IL VIDEO NELLE SCUOLE? - Nella serata di venerdì, dopo alcuni contatti telefonici tra il Quirinale e l'agente di Benigni, Lucio Presta, si è fatta strada un'ipotesi: portare il video dell'esegesi della storia dell'Unità d'Italia e dell'Inno di Mameli interpretati dal premio Oscar nelle scuole italiane. Benigni si è detto entusiasta dell'ipotesi, e un parere favorevolissimo è arrivato anche dal presidente della Rai, Paolo Garimberti, e dal conduttore del Festival, Morandi. Ovviamente, nel video-scolastico della performance di Benigni andrebbe solo la parte relativa alla storia d’Italia e all’Inno, e non la satira legata ai fatti di cronaca e di politica delle ultime settimane. GELMINI: "PERCHE' NO?" - L’idea di portare nelle scuole il video non dispiace al ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini. "Se me lo chiede il presidente Napolitano... perchè no?", ha commentato la Gelmini con l'agenzia Agi. "Rientrerebbe in quelle centinaia di iniziative che si svolgeranno nelle scuole per il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia. Tutto ciò che serve a celebrare i 150 anni", ha concluso, "è ben accetto". Leggi la cronaca della terza serata del Festival di Sanremo. Leggi il commento di Francesco Borgonovo. Su RaiUno c’è il Festival della canzone italiana, su RaiDue il Festival dell’Odio contro il Cavaliere. Da una parte Sanremo, dall’altra Santoro. Dovevano farsi concorrenza sugli ascolti, ma si coalizzano per una manovra a tenaglia contro Silvio Berlusconi, complice l’intervento di Roberto Benigni. Pagato (pare) 250 mila euro per una stucchevole lezioncina sull’inno di Mameli, il comico ha sfoderato il suo inno all’antiberlusconismo. A un certo punto, uno non capiva più se stesse guardando la kermesse canora o Annozero, gli argomenti erano gli stessi: Ruby, le minorenni, le feste ad Arcore… Benigni arriva all’Ariston in groppa a un cavallo. Da Santoro invece a scalciare come un equino è Ignazio La Russa, impegnato in una lite con Corrado Formigli. Casualità: mentre lo scontro a pedate va in onda sul secondo canale, sulla rete ammiraglia si vede il ministro della Difesa in prima fila a sciropparsi il monologo del pinocchietto Roberto. A Sanremo, Benigni non perde tempo. «Sono venuto a cavallo, perché al Cavaliere non è che vada benissimo in questo momento...». Poi attacca con le battute “patriottiche”: «La nostra nazione ha 150 anni. È una bambina, una minorenne». Asserisce che parlerà solo del Risorgimento, anche se «tutto il mondo ci sta ridendo dietro». Ancora: «Comunque con ’sta storia delle minorenni non se ne può più e la cosa è nata proprio a Sanremo, con la Cinquetti che cantava Non ho l’età e si spacciava per la nipote di Claudio Villa». Poi insiste su Ruby Rubacuori, cita Silvio Pellico e Le mie prigioni per far capire che lui, Silvio (quello di Arcore), lo vuole in galera. C’è posto anche per sbertucciare Masi e le telefonate in diretta, Marchionne e la Fiat: «La capitale d’Italia era Torino, poi l’hanno spostata a Detroit». Si tira in ballo Bossi («Ti spiego l’inno»). C’è addirittura la battuta celebrativa della “manovra a tenaglia” contro il Cav. Benigni gli si rivolge direttamente: «Silvio, se non ti piace cambia canale...Ma non mettere sul due, che c’è Santoro!». San Michele Martire, dal canto suo, parte in quarta, citando proprio il festivalone sanremese, dove gli improvvidi comici Luca e Paolo, mercoledì, l’hanno preso un po’ in giro: «Sono quindici anni che dice che lo vogliono chiudere, eppure è sempre lì», hanno riso. Il conduttore con i ricci dev’esserci rimasto male, perciò si cimenta in un sermone dei suoi migliori, spiegando che le emittenti asservite a Berlusconi ingannano gli spettatori. Mentre sul primo canale si strimpella, ad Annozero si suona la carica. La stella del giorno è proprio Formigli, il quale ce la mette tutta per trasformarsi in Valerio Staffelli di Striscia la notizia, ma meno simpatico. Ecco che il Gabibbo anti Cav inventa una nuova tecnica giornalistica: l’intercettazione in diretta. In favore di telecamera chiama sul cellulare Lele Mora. Non vuole fargli un’intervista, vuole solo farlo incazzare. E ci riesce. L’agente s’infuria: «Siete giornalisti di merda, comunisti di merda. Spero ritornino i fascisti a spaccarvi le gambe». Non sa che lo spareranno in video e perde la trebisonda. Poi il Formigli-Gabibbo appare alla manifestazione anti- moralisti di Giuliano Ferrara. Di nuovo, domanda non per sentirsi rispondere, ma solo per scocciare. Ignazio La Russa, spazientito, cade nella rete e gli fa un regalo: gli elargisce una sequela di pestoni e l’inviato santoresco grida alla violenza di regime, gli compaiono le stimmate in tempo reale. A Sanremo si moltiplicano le minorenni, Santoro utilizza le ragazze. In prestito dal festival, intervistata, c’è Emma, la cantante scoperta da Amici e rivalutata dai progressisti per aver partecipato domenica alla manifestazione delle donne indignate. E poi Ambra, ospite in studio, ad arricciare il naso sul bunga bunga. Giusto lei, che in tenera età svettava tra le lolite di Non è la Rai. Invecchiando deve aver perso la memoria. Alla fine, tra Benigni e Santoro resta solo una differenza: il primo ha vinto l’Oscar. Il secondo, dopo la puntata di ieri, può aspirare tutt’al più al Tapiro d’oro. di Francesco Borgonovo