La Gelmini e il 17 marzo: "Lavorare è atto d'amore"
"Lavorare o studiare il 17 marzo non è uno sfregio per l'Unità d'Italia, ma un atto d'amore per questo Paese". Il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini, intervistata dal direttore di Libero Maurizio Belpietro a 'La telefonata' su Canale 5, ribadisce la sua posizione stakanovista sulla 'data della discordia'. Ministro Gelmini, quella sulla festa per i 150 anni dell'Unità d'Italia è una polemica contro chi vuole celebrare l'evento? "Assolutamente no, sarà il Consiglio dei Ministri a decidere come meglio valorizzare l'anniversario. Personalmente il modo migliore, per le scuole, è celebrare la data approfondendo in temi del Risorgimento e della storia del Paese, in aula. Se la scelta poi sarà di lavorare anche in fabbrica ed in ufficio, far restare a casa i ragazzi sarebbe un problema anche per i genitori". Le polemiche vengono soprattutto dalla Lega, con il tema degli sprechi e del Pil da far crescere. Che ne pensa? "Sarebbe sbagliato pensare che la posizione di chi ritiene importante celebrare i 150 anni lavorando sia legata a quella della Lega. Non c'è appiattimento o sfregio all'Unità d'Italia, ma in questo momento lavorare è un atto d'amore per il nostro Paese, per superare la crisi e le difficoltà". La temperatura dello scontro politico è altissima. Berlusconi ha parlato di "golpe morale", sono in programma manifestazioni davanti al Tribunale di Milano. Vi parteciperà? "No, da ministro sarebbe inopportuno. Deve però far riflettere il fatto che molti cittadini, spontaneamente, abbiano deciso di protestare contro la magistratura ad orologeria e una persecuzione che va avanti da 17 anni. Mentre ci sono sei milioni di cause pendenti ed il 50% dei furti rimane insoluto, il presidente del consiglio viene aggredito e si cerca di abbatterlo non per via democratica. Insomma, si scade nel ridicolo". E' vero che ci saranno provvedimenti anti-intercettazioni e per ripristinare l'immunità parlamentare? "Quest'ultima permetterebbe la vera separazione dei poteri. Un centinaio di parlamentari hanno già presentato la proposta, è un'urgenza avvertita da molti. Sulle intercettazioni spero che il provvedimento giunga in porto al più presto, non è un Paese civile quello in cui le conversazioni private, non solo di politici, finiscono sui giornali".